ItaliaOggi 12 giugno 2008, Franco Bechis, 12 giugno 2008
Vedi Roma e la strapaghi. ItaliaOggi 12 giugno 2008 Sarà un decreto legge firmato da Silvio Berlusconi e dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ad assegnare la prossima settimana al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, poteri speciali per la grave crisi finanziaria in cui versa la capitale d’Italia
Vedi Roma e la strapaghi. ItaliaOggi 12 giugno 2008 Sarà un decreto legge firmato da Silvio Berlusconi e dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ad assegnare la prossima settimana al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, poteri speciali per la grave crisi finanziaria in cui versa la capitale d’Italia. La novità è emersa durante l’incontro di ieri fra i tecnici della giunta capitolina, sindaco presente, e quelli del ministero dell’economia. Secondo la prima ricognizione il debito accumulato dalla precedente giunta ammonta a più di 10 miliardi di euro invece dei 7 formalmente dichiarati, e la voragine potrebbe aumentare perché sono state iscritte nei capitoli di entrata somme non riscosse. Fra le ipotesi prese in considerazione una tassa sui turisti di Roma. L’idea emersa è quella di dichiarare lo stato di grave crisi finanziaria senza dovere procedere alla formale delibera sul dissesto che legherebbe in gran parte le mani e l’azione politica della giunta capitolina. Sarà sufficiente però per dare al sindaco Alemanno poteri eccezionali sfruttando tutte le pieghe della normativa su Roma capitale. La prima emergenza è naturalmente quella di cassa. Secondo ambienti vicini alla giunta capitolina sarebbe a rischio anche l’ordinaria amministrazione e perfino il pagamento di spese obbligatorie, come quelle degli stipendi del personale. Dal ministero dell’Economia si nega però questa eventualità: le entrate ordinarie sarebbero polmone finanziario sufficiente almeno per questo. Certo per la situazione di cassa anche l’abolizione dell’Ici non è un toccasana, e nel decreto si cercherà di ovviare vista la situazione straordinaria a questo problema. Ma- come è enerso chiaramente durante la riunione con i tecnici della Ragioneria, non c’è altra strada per compensare la situazione disastrosa lasciata dalla giunta uscente, guidata da Walter Veltroni, che ricorrere alla leva delle entrate. Alemanno ha fatto presente di non potere chiedere- dopo una campagna elettorale impostata in tutt’altra direzione- nuovi sforzi ai cittadini di Roma. Tremonti ha obiettato che l’unica alternativa alla leva fiscale tradizionale resta quella dello straordinario serbatoio turistico della capitale. Le formule sono quelle tradizionali: tasse di soggiorno da pagare direttamente alle strutture ricettive per ogni giorno di permanenza a Roma (era già stato ipotizzato- e avversato da molti sindaci- durante il governo di Romano Prodi), tasse temporanee di ingresso nella città per chi proviene da fuori, ritocco della biglietteria per poli museali o attrazioni turistiche gestite direttamente dal comune, anche attraverso accordi specifici con il ministero dei Beni culturali. Nel decreto su Roma capitale sarà ipotizzata anche l’adozione di alcune tasse di scopo per le opere infrastrutturali, viarie e di sicurezza necessarie alla città. Il governo collegherà i provvedimenti di sua competenza alla maanovra economica triennale che sarà portata da Tremonti in consiglio dei ministri giovedì prossimo, con l’anticipo di numerose norme portanti della legge finanziaria 2009 e dei primi provvedimenti collegati (fra cui finalmente quello di Renato Brunetta sui fannulloni, tanto annunciato e quelli a firma congiunta di Claudio Scajola sulle liberalizzazioni). L’unico freno su questo tipo di misure sembra essere di natura squisitamente politica. Perché il caso Roma incide direttamente sugli equilibri politici nazionali, e ovviamente in primis sul rapporto fra il governo di Silvio Berlusconi e il principale leader dell’opposizione, Walter Veltroni. L’esecutivo è diviso fra i falchi che vorrebbero mettere in conto esplicitamente la situazione del dissesto finanziario della capitale a chi l’ha provocata, quindi a Veltroni e i pontieri alla Gianni Letta che preferirebbero evitare lo scontro diretto, attraverso formule più soft. Certo Alemanno, che ha vinto una campagna elettorale sull’ipotesi di cambiare per la prima volta la gestione della capitale di Italia, non può certo mediare. E il governo ne dovrà tenere conto, perché la leva fiscale utilizzata su Roma farà notizia anche a livello internazionale. C’è il rischio quindi che il nuovo modello di democrazia e di rapporti fra maggioranza e opposizione vada a infrangersi proprio sul caso Roma. Ma è un rischio inevitabile, utile anche a fare luce su alcuni equivoci del passato. Ne guadagnerà l’Italia, anche dovesse perdere qualche colpo il bon ton parlamentare... Franco Bechis