ItaliaOggi 12 giugno 2008, Stefano Sansonetti, 12 giugno 2008
I tanti ammiratori di un balzello odiato dagli albergatori. ItaliaOggi 12 giugno 2008 Ci aveva già provato nel 2005 il ministro dell’economia, Giulio Tremonti
I tanti ammiratori di un balzello odiato dagli albergatori. ItaliaOggi 12 giugno 2008 Ci aveva già provato nel 2005 il ministro dell’economia, Giulio Tremonti. La tassa di soggiorno, che il titolare del dicastero di via XX Settembre provò a inserire nella Finanziaria 2006, aveva tenuto acceso il dibattito per giorni. Perché se l’Italia è un paese che attrae così tanti turisti, si diceva, non si vede perché non si possano aumentare i balzelli su di loro e sugli albergatori. Già, gli albergatori. Dovrebbero essere loro, infatti, a trattenere e versare le tasse di soggiorno sui turisti. Ragione per cui la categoria, sin da quell’anno, si è sempre decisamente opposta all’idea. Adesso, però, l’argomento ritorna prepotentemente in auge. C’è infatti da far fronte al mega-debito di 10 miliardi di euro che attanaglia il comune di Roma. E così, tra una ricerca e l’altra della soluzione migliore, che non pesi sulle tasche dei cittadini romani per il tramite delle addizionali, ecco che l’asso ritorna nella manica di governo e capitale pronto per essere calato. Che poi la tassa di soggiorno ha avuto nel tempo tantissimi ammiratori. Uno veramente d’eccezione: si tratta di Francesco Rutelli, uno che sa bene quanto sia difficile gestire la finanza comunale, se soltanto si ricorda che è stato sindaco di Roma e ha provato anche di ridiventarlo nell’ultima tornata elettorale. Ora come allora, si può dire, Rutelli ha subito una dura sconfitta. Correva l’anno 2006 e il governo Prodi era alle prese con la messa a punto della Finanziaria 2007. Come sempre andò in scena la caccia alle risorse, tanto a livello centrale che a livello locale. Insomma, durante un passaggio in commissione, si provò in tutti i modi ad agganciare al testo un emendamento che introduceva la fatidica tassa di soggiorno. Con tanto di distinzione. Per i comuni più grandi, quelli in grado di attrarre grandi masse di turisti, si stabilì un balzello di 5 euro per ogni giorno di permanenza del turista. Per i comuni più piccoli, invece, gli euro scendevano a 2. Apriti cielo. Appena gli albergatori scoprirono questo tentativo alzarono letteralmente le barricate. Del resto, nel meccanismo di questa tassa, sono loro a dover praticamente fungere da sostituti d’imposta e trattenere le relative quote. Un compito giudicato ingrato, con tanto di minaccia di far ricadere direttamente sui turisti tutto l’aggravio prodotto dai vari ingranaggi. Rutelli rispose con altrettanta nettezza, giudicando del tutto inaccettabili e pretestuose le critiche opposte dal settore. Adesso, però, potrebbe essere la volta buona. Del resto un debito che secondo gli ultimi aggiornamenti è superiore ai 10 miliardi di euro, come quello che attanaglia la capitale, richiede misure di assoluta emergenza. Anche perché, in un accordo bipartisan, il comune ha deciso di evitare le dichiarazione di dissesto finanziario. Un’opzione, quest’ultima, che avrebbe di fatto portato Roma in una situazione prefallimentare con tanto di affiancamento del sindaco da parte di una commissione straordinaria di liquidazione. Alla fine si è deciso di intraprendere una strada più mite, che però avrà corollari di non poco conto, come un’operazione di cartolarizzazione dei crediti. A cui potrebbe affiancarsi la nuova tassa. Stefano Sansonetti