Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Luca Ricolfi ha appena scritto un articolo in cui dimostra che in Italia sono possibili solo i tagli lineari: per quelli intelligenti bisogna far lavorare per tempo decine di commissioni di studio che capiscano a fondo la spesa pubblica e i suoi sprechi, e a questo non solo non sta pensando il governo, ma non sta pensando neppure l’opposizione. Inoltre, anche quando si fosse capito perfettamente cosa, come e dove tagliare, sorgerebbero decine o forse migliaia di comitati in difesa della spesa giudicata inutile e questi comitati la difenderebbero sicuramente in nome della democrazia, dell’interesse pubblico, dell’equità eccetera eccetera. Tutto questo per dire che – appunto – avendo Tremonti nella sua manovra dell’altro giorno annunciato la non-indicizzazione delle pensioni più alte, ieri c’è stato un subisso di indignati che sono scesi in campo al grido “Le pensioni non si toccano”.
Intanto che cosa vuol dire
“indicizzazione”?
Significa tenere conto dell’indice Istat sul costo
della vita e adeguare di conseguenza l’assegno. È chiaro che se lei prende
mille euro al mese di pensione e i prezzi aumentano ogni anno del 2-3%, la sua
pensione a un certo punto risulterà risibile in termini di potere d’acquisto.
Bene. Che cosa si propone Tremonti?
Tremonti ha annunciato che si terrà conto dell’indice Istat
solo al 45% per le pensioni pari a 3-5 volte le minime (stiamo parlando di
lordi) e che non saranno rivalutate le pensioni pari al quintuplo delle minime.
Contro questa enunciazione sono scesi in campo praticamente tutti: la Cisl, la
Cgil, Montezemolo, l’Idv, il Partito democratico, eccetera eccetera. Per
esempio Bonanni (Cisl): «Devono correggere il provvedimento… I tagli colpiranno
anche gli assegni di modesta entità, a partire dai 1.428 euro e riguardano ben
13 milioni di italiani…». Felice Belisario, dell’Idv: «È un vero e proprio
insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati e pesare con il misurino
del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica». Nichi
Vendola (Sel): «Si tratta della patrimoniale sui ceti medio-bassi del nostro
Paese. È la patrimoniale dei poveri». La Cgil invita alla mobilitazione e
definisce la manovra «inaccettabile, iniqua e vessatoria». Cesare Damiano (Pd),
che fu già ministro del Lavor «Al tempo del governo Prodi avevamo fermato per
un anno l’indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minino. E
contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso
l’istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento
redistributivo dall’alto verso il basso. Con questi tipo di manovra si
colpiscono non le pensioni alte, ma le medie».
Ma quant’è questo minimo?
Adesso è 476 euro al mese.
Che cosa risponde Tremonti a queste accuse?
Per ora sta zitto. Si potrebbe dire però che
l’intento della manovra non è redistributivo, ma di puro risparmio. Purtroppo
si risparmia poco quando si colpisce in alto (pochi ricchi che guadagnano
moltissimo), si risparmia invece tantissimo quando si colpisce in basso, dove
sta la massa dei redditi. Anche per questo sarà interessante vedere a che punto
saranno collocate le tre aliquote della nuova Irpef. La reazione di Cisl e Cgil
è poi doppiamente comprensibile: intanto è ovvio che difendano le pensioni per
principio. E poi la maggior parte dei loro iscritti sono proprio pensionati.
Aggiungo che con questo meccanismo ogni volta che si aumenteranno le pensioni
minime si porterà un beneficio a tutto il sistema. Non è detto poi che, in sede
di conversione, il governo non scambi questo punto con qualcos’altro (ci sono
proteste anche per il superbollo delle auto di grossa cilindrata). Infine la
storia dei 13 milioni di pensionati è sbagliata. E anche il meccanism non
funziona come sembrano credere Damiano e gli altri.
E come funziona?
C’è una precisazione dell’Inps. Intanto sulla platea
a cui è diretto il provvediment non 13 milioni, ma 4,4 milioni di persone.
Infatti nella fascia 3-5 volte il minimo sono 3,2 milioni, quelli oltre 5 volte
il minimo sono 1,2 milioni. Le pensioni erogate sono in tutto 16 milioni. Il
meccanismo di indicizzazione è simile a quello con cui paghiamo le tasse: anche
per pensioni da – mettiamo – diecimila euro al mese, fino a un importo di 1.428
euro la rivalutazione sarà il 100 per cento dell’indice Istat. Da 1.428 a 2.380
(fascia 3/5) sarà del 45%. E oltre i 2.380 euro non ci sarà nessuna
rivalutazione
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 3 luglio 2011]
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