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 2011  luglio 03 Domenica calendario

Un altro amico di D’Alema nei guai Sulla sanità ora tocca a De Santis - Acque agitate per i dale­miani d’Italia

Un altro amico di D’Alema nei guai Sulla sanità ora tocca a De Santis - Acque agitate per i dale­miani d’Italia. Non c’è burra­sca solo in Liguria, con l’arre­sto di Pronzato (e le indagini su Morichini). Qualche vento spiacevole soffia pure in dire­zione Sud, sulle coste del Sa­lento caro a Baffino. Un anno fa il suo fedelissimo Sandro Fri­sullo, già vice di Vendola in Re­gione Puglia, finisce arrestato per l’ affaire Tarantini. Ora sal­ta fuori che in quell’indagine era «attenzionato», e intercet­tato da marzo a maggio 2010, anche Roberto De Santis, im­prenditore vicinissimo al pre­sidente del Copasir (e insieme a Morichini comproprietario dell’Ikarus II). De Santis, tra l’altro,un link con la Liguria ce l’ha:era nel Cda di Festival cro­ciere spa, insieme con Raffae­le Bozzano, già a capo della so­cietà di intermediazione assi­curativa ItalBroker, ora guida­ta dal dalemiano Franco Laz­zarini, amico di Morichini. A tirare in ballo De Santis, so­prannominato «il banchiere di D’Alema», era stato nei suoi interrogatori proprio Gian Pa­olo Tarantini, il «re delle prote­si » pugliese che, secondo l’ac­cusa, si battagliava il mercato della sanità regionale con le aziende di famiglia del senato­­re Alberto Tedesco, ex assesso­re pugliese alla Sanità (e lui stesso, pur di estrazione socia­­lista, divenuto nel Pd un con­vinto dalemiano), ora sotto ri­chiesta d’arresto. «Giampi», infatti, mette a verbale di aver conosciuto Fri­sullo, e la «lady Asl» barese, Lea Cosentino, proprio trami­te De Santis. Di conseguenza, su quest’ultimo si accendono i riflettori degli inquirenti. An­che perché Tarantini, tra le tante cose, riferisce che in un incontro tra lui e De Santis a Roma, in piazza Navona, «par­lammo di Frisullo, e io dissi che avrei potuto coinvolgere anche Frisullo avendo manda­to anche a lui delle donne». Dunque l’imprenditore salen­tino legato a «Baffino» avreb­be saputo in tempo reale delle «tangenti sessuali» pagate da Tarantini al vicepresidente della Regione. Ma non solo. Ancora «Gianpi» riferisce di aver parla­to con De Santis di «tante ini­ziative da fare nel mondo del­la Sanità, ma non se ne è mai concretizzata alcuna». E ag­giunge di aver voluto «ricom­pensare »l’imprenditore dale­miano «delle conoscenze che mi aveva fatto fare»: «Gli pagai - mette a verbale - una vacan­za in barca a Saint Tropez nel luglio 2008 pagando l’intero viaggio (10mila euro alla socie­tà Mangusta) a lui, a Castella­neta, Francesco Nettis (titola­re di una ditta che eroga gas) e delle ragazze loro amiche; gli ho inoltre regalato 2 o 3 orolo­gi costosi del valore complessi­vo di circa 60mila euro (...) gli ho messo più volte a disposi­zione macchine, autisti e paga­to ristoranti». Finisce tutto in una nota che la Gdf invia ai pm baresi a gen­naio 2010, in cui «vengono analizzate le dichiarazioni in ordine alle figure e alle condot­te di Frisullo, Salvatore Castel­laneta (avvocato considerato vicino al dalemiano Nicola La­­torre, ndr ) e Roberto De San­tis ». I tre, scrivono gli inquiren­ti, secondo Tarantini avrebbe­ro «accreditato le aziende» di Gianpi nelle Asl pugliesi, «fa­vorito l’illecita aggiudicazio­ne di gare e appalti» e «fornito copertura “politica e istituzio­nale” a livello regionale».Que­st’ultima, in particolare, è l’at­tiv­ità che gli investigatori riten­gono sia stata svolta da De San­tis. Opera da lobbista, stile Mo­richini, non necessariamente inquadrabile in un’ipotesi di reato. Ma i pm non sembrano così drastici. I verbali di Taran­tini in cui vengono approfon­diti i rapporti con De Santis so­no ricchi di omissis, che po­trebbero nascondere dettagli interessanti e noti solo agli in­quirenti: «De Santis mi presen­tò anche (...) mi inviò dal (...) per un progetto sulla tracciabi­lità delle sacche di sangue (...). Ho conosciuto, tramite De Santis (...)». Le risultanze della nota della Gdf di gennaio tro­vano sponda nei pm che, a marzo 2010, mettono De San­tis sotto intercettazione alla vi­gilia dell’arresto di Frisullo, nella convinzione che le ma­nette per l’ex vice di Vendola avrebbero potuto «indurre De Santis e Castellaneta a riferire, tra loro o con altri, elementi e circostanze utili al prosieguo delle indagini». E, in una ri­chiesta di proroga delle inter­cettazioni di De Santis, datata fine marzo, c’è un passaggio dei pm che ne farebbe ipotizza­re l’iscrizione nel registro de­gli indagati. Gli inquirenti ri­marcano la necessità di prose­guire l’ascolto per «acquisire ulteriori elementi utili al raffor­zamento dell’architettura ac­cusatoria delineata a carico dell’indagato nonché atten­zionato ». È un piccolo giallo: De Santis non risulta indagato né vi è notizia di uno stralcio della sua posizione dalle carte dell’inchiesta su Frisullo. Di certo, nel periodo in cui il grande orecchio giudiziario spia De Santis, emerge quello che un’informativa delle Fiam­me gialle definisce «malesse­re »manifestato dall’imprendi­tore «per l’azione condotta da taluni giornalisti, volta ad ap­profondire notizie sulla sua persona». De Santis, il cui lega­me con Frisullo per gli inqui­renti è così stretto che «non si può escludere una conoscen­za da parte sua delle illecite condotte tenute da Frisullo o un suo coinvolgimento nelle stesse», viene intercettato mentre si attiva per «frenare» due giornalisti. La prima è Francesca Pizzolante, croni­sta di una tv locale, Telerama . De Santis viene a sapere il 22 marzo dal fratello Massimo che la giornalista fa domande su di lui, e replica: «Mh... rin­tracciami il numero di Paolo Pagliaro (proprietario di Tele­rama , ndr)». Meno di un’ora dopo, De Santis riceve la chia­mata di un tale Rino: «Rober­to, lui non sapeva niente (...) ha già fatto una telefonata al di­­rettore, che qualunque cosa non si faccia (...) stai tranquil­lo ». Il giorno dopo arriva in zo­na l’inviato di Panorama Gia­como Amadori. De Santis commenta: «Stanno preparan­do qualche porcata »,ma l’arti­colo stavolta esce tre giorni do­po. E gli inquirenti osservano: «Di sicuro rilievo (...) è il fatto che De Santis, attivatosi per frenare la giornalista di Telera­ma , interviene sulla proprietà dell’emittente riuscendo a bloccarla e, forse, a mitigare l’articolo di Panorama ».