Guido Olimpio, Corriere della Sera 3/7/2011, 3 luglio 2011
LA DIETA DI OSAMA A RISO E LENTICCHIE. PROBLEMI DI SOLDI PER IL RE DEL TERRORE
Osama aveva smesso da tempo di essere il Grande Vecchio del terrorismo. Era solo vecchio. E per giunta povero. Questo è quello che emerge dall’analisi dei documenti trovati nella casa di Abbottabad, l’ultimo rifugio del fondatore di Al Qaeda. Il primo esame del «tesoro» si è appena concluso e l’intelligence ha lasciato trapelare qualche valutazione insistendo su quei punti che enfatizzano i guai del movimento jihadista. Dunque, una visione parziale. Bin Laden— dicono le carte— era ossessionato dal colpire il territorio Usa ma doveva pensare ad altro. Intanto c’erano le rivolte arabe. In un messaggio allo yemenita Al Wuhayshi, Osama sosteneva che fosse prematuro cercare di stabilire un Califfato in Medio Oriente e soprattutto nello Yemen. «Non abbiamo abbastanza acciaio» , è la sua amara conclusione. Altra preoccupazione -e questa farà piacere alla Cia -quella dei droni, i velivoli senza pilota impegnati nella caccia ai qaedisti. Il numero tre Al Rahman esprime al leader la sua inquietudine per le incursioni che stanno decimando l’organizzazione. Il terrorista pensa anche alla sua pellaccia. I suoi predecessori sono stati polverizzati dai missili dei Predator, teme di fare la stessa fine. I quadri sono eliminati così rapidamente — avverte Al Rahman — che Al Qaeda non è in grado di rimpiazzarli. Per questo il gruppo, come emerge da uno scambio di messaggi con Osama, crea un’unità che deve scovare gli informatori. Un’azione che, in effetti, porta all’uccisione di molte spie. Il martellamento dal cielo crea dei problemi che sono resi ancora più gravi dalla mancanza di fondi. Dall’archivio di Osama emergono in modo netto le «difficoltà finanziarie» di Al Qaeda. Sono finiti in tempi della famosa «catena d’oro» , la rete di aiuti provenienti dal Golfo. Bin Laden suggerisce ai suoi uomini di organizzare sequestri di diplomatici per ottenere riscatti. E diverse fazioni lo fanno. La sezione algerina ha incassato oltre 30/50 milioni di euro con i rapimenti di occidentali. I talebani hanno appena ottenuto 20 milioni di dollari in cambio del rilascio di due giornalisti francesi. Ma è denaro che resta ai qaedisti locali e non va alla casa madre. Una conferma della magre risorse è venuta dalle ricevute sequestrate nella palazzina di Abbottabad. I complici di Bin Laden compravano e vendevano gioielli, baratti per finanziare la latitanza del capo. Che stava attento alle spese. Nel «covo» , dove vivevano quasi 30 persone, la bolletta del gas non superava i 18 dollari mensili e quella della luce circa 80. Quanto al mangiare si accontentavano di riso e lenticchie. L’insieme dei documenti sminuisce — in qualche modo — la figura di Osama. Negli ultimi anni— anche per la difficoltà di tenersi in contatto con i suoi— il fondatore aveva perso la «presa» sul movimento. Dava consigli, indicava linee strategiche su grandi progetti, cercava di mettere becco ma alla fine i qaedisti si concentravano sugli obiettivi regionali. Solo in qualche caso gli affiliati hanno cercato di alzare il tiro. Una grande delusione per Bin Laden, che sognava di ripetere l’ 11 settembre.