A.Aq., la Repubblica 3/7/2011, 3 luglio 2011
DSK, LA DOPPIA VITA DI OPHELIA
«Ha qualcosa da dire?». Dominque Strauss-Kahn guardò il detective Steven Lane. «Il mio avvocato mi ha consigliato di no. Ma io ero pronto». Chissà se in quelle ore subito dopo l´arresto era pronto a confessare la sua verità: quella donna che lo accusava di stupro era una prostituta. L´ennesimo colpo di scena arriva da una soffiata della difesa. «La cameriera prendeva extra per gli straordinari. E non si trattava di portare qualche asciugamano in più. Del resto un´immigrata appena sbarcata va a lavorare al motel all´aeroporto, non nell´hotel di lusso di Times Square». Nel linguaggio dei tabloid il New York Post sostiene che la ragazza madre lavorava per la gang di trafficanti e riciclatori a cui sembra legata. E che era stata piazzata al Sofitel per quello. Del resto «il comportamento della direzione dell´albergo francese non è chiaro», rincara da Parigi il deputato socialista Francois Loncle: rilanciando la tesi del complotto dei seguaci di Nicolas Sarkozy che temevano la sfida di Dsk.
Certo quel posto nel centro del mondo aveva completamente cambiato lo stile di vita della donna: che ora spendeva in vestiti e parrucchiere. Il titolare di un locale africano nel Bronx dice invece al New York Times di ricordarla quando passava al mattino per prendere il panino alla carne da 6 dollari - e poi la sera per smerciare carte telefoniche agli immigrati come lei. Gli avvocati dell´ex capo dell´Fmi sono fiduciosi: le accuse potrebbero cadere anche prima del 18 luglio in cui è fissato l´inizio del processo. Spetterebbe naturalmente alla procura fare l´ennesima marcia indietro. Magari proprio "convalidando" quest´inchiesta parallela con cui i dective assoldati da Dsk stanno scavando nel passato della cameriera: anche tanti connazionali e vicini di quartiere sarebbero finiti nella rete di ricatti sua e della gang della Guinea. Per carità: che fosse una prostituta non può escludere l´ipotesi di strupro. Una sola cosa è certa. La donna che è riuscita a mandare in cella l´uomo che aspirava all´Eliseo è riuscita a tenere in scacco non solo la procura, ma anche il suo stesso avvocato. Ken Thompson ora accusa il procuratore Cyrus Vance di «aver paura» di perdere il caso e la faccia. Ma neanche lui sapeva più dove nascondersi quando la sua assistita continuava a sostenere che lo stipendio misero del Sofitel era il suo unico reddito e gli investigatori hanno tirato fuori i versamenti da 100mila dollari sul suo conto. Questo giovane avvocato è diventato famoso quando era procuratore incastrando gli agenti che avevano torturato proprio un altro immigrato: Abner Louima. Ora riconosce che la cameriera «ha commesso degli errori», ma assicura che lo stupro c´è stato.
Nell´attesa Strauss-Kahn si gode la libertà ritrovata. Per il weekend è partito per il mare dei vip, gli Hamptons, e venerdì sera ha festeggiato con una modica cena da 700 dollari da Scalinatella. Nel ristorante italiano del ricco Upper East Side ha cominciato con prosciutto e melone per poi passare a pappardelle ai funghi e spigola. Il tutto innaffiato da Pinot Grigio e Brunello. Per lo champagne si attende il gran finale.
(a. aq)
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AQUARO
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - Cinquanta giorni vi sembran pochi per tradurre una telefonata dall´africano? Una settimana dopo il fattacio del Sofitel la procura che voleva incastrare Dominique Strauss-Kahn aveva già scoperto che la «devota, piissima musulmana» che l´accusava aveva subito telefonato al suo amichetto in carcere per droga. Ma soltanto martedì scorso è riuscita finalmente a ottenere la traduzione dal dialetto Fulani: «Non ti preoccupare. Questo tizio ha un sacco di soldi: io so che cosa sto facendo». Lei sì: ma la prestigiosissima procura di New York?
La voglia di rivalsa
La telefonata che rischia di smontare tutto il caso è solo l´episodio più eclatante dell´inchiesta che sta distruggendo tutte le ambizioni di Cyrus Vance jr. Il figlio dell´omonimo segretario di Stato di Jimmy Carter ha preso da meno di un anno e mezzo il posto che fu del mitico Robert Morgenthau: il procuratore che ha regnato per 40 anni su Manhattan e Wall Street. E il caso Strauss-Kahn doveva essere quello del riscatto e del rilancio dopo due pesantissime sconfitte giudiziarie che hanno già sollevato l´ira dei newyorchesi: l´assoluzione di due poliziotti accusati di stupro e di due manager nell´incidente che ha ucciso due operai della potentissima Bank of America. E invece una incredibile serie di errori nell´indagine e di rivalità interne (culminate nel licenziamento della procuratrice Lisa Friel che frenava sull´inchiesta) hanno portato alla svolta di queste ore.
La fuga inesistente
L´accusa dipinge da subito un uomo in fuga. Dice il portavoce della polizia, Paul Browne, che Strauss-Kahn esce di corsa dall´hotel lasciando sospettare un´improvvisa fretta di abbandonare la scena. L´accusa sbandiera subito la prima "prova": Dsk dimentica in hotel perfino il cellulare. Falso: è la stessa procura a rivelare poi che il telefono non era stato dimenticato. E che l´inserviente alla concierge che aveva preso la telefonata di Strauss-Kahn gli aveva assicurato il contrario per attirarlo nella trappola: così gli agenti lo arrestano mentre si è già imbarato sull´Air France 023 per Parigi. L´accusa suggerisce anche che Strauss-Kahn abbia cambiato il suo biglietto all´ultimo. Falso: aveva confermato il volo e l´orario il giorno prima. E sbaglia perfino l´ora della presunta aggressione: è avvenuta all´una. Di fronte all´evidenza che a quell´ora era a pranzo con la figlia si corregge e anticipa di un´ora. Ma bastava guardare i tabulati dell´albergo: il check out avviene alle 12.28.
Un colpevole che non sa di che difendersi
Un uomo in fuga per l´aeroporto non si fermerebbe a pranzo un´ora e mezza con la figlia. Quella di Strauss-Kahn sarebbe stata solo fretta di raggiungerla: le telefona dal taxi per dirle che è in ritardo. Le telecamere del ristorante McCormick & Schmick´s mostrano un uomo tranquillo. E sereno si dimostra quando i poliziotti che vanno a prenderlo sull´aereo gli chiedono di seguirlo: «Avete il mio cellulare?», chiede, pensando che siano stati mandati per quello. Per due volte, quando gli ordinano di seguirlo, chiede stupito: «Che cosa è successo?». Nelle 17 pagine in cui la stessa procura ha ricostruito le dichiarazioni crede anche di potersela sbrigare da solo. Solo 5 ore dopo chiede chiede al detective Miguel Rivera: «Ho bisogno di un avvocato?». «È suo diritto: non so se lei ha qualche status diplomatico». «No, no, non voglio usarlo: voglio solo sapere se ho bisogno di un avvocato».
La battaglia sulla libertà condizionata
Nella maggioranza dei casi di violenza - a meno di recidivi - è garantita. Nelle pieghe del diritto americano è una sorta di "garanzia" perfino per la procura. Le accuse di stupro - in cui c´è la testimonianza di una presunta vittima contro quella del presunto violentatore - sono così difficili da dimostrare che nel 90 per cento dei casi si va al patteggiamento: senza passare dal grand jury che porta al processo. Strauss-Kahn si è dichiarato non colpevole: escludendo il patteggiamento. E Vance aveva due possibilità. Seguire le procedure standard e garantire la libertà condizionata: in questo caso avrebbe avuto più tempo per costruire le accuse. Oppure portarlo subito dal grand giury e a processo. Il viceprocuratore John McConnell ha perfino evocato il fantasma di Roman Polanski per sostenere che Dsk aveva «tutto l´interesse a fuggire». Ma quando la difesa ha rilanciato una seconda volta a colpi di milioni il giudice ha ceduto. Paradossalmente è stata l´unica fortuna della procura: immaginate cosa sarebbe successo se il colpo di scena fosse arrivato dopo che l´ex capo dell´Fmi aveva trascorso già sei settimane nell´inferno di Rikers Island.