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 2009  gennaio 23 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Leader dei Popolari Liberali è Carlo Giovanardi
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Ehud Olmert
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ultime dalla crisi economica: Microsoft licenzia in tronco 1400 dipendenti e annuncia altri tagli entro 18 mesi per 3600 impiegati. Si tratta cioè di 5.000 posti di lavoro su 94 mila, bruciati dal fatto che gli utili della società sono calati dell’11%, a 4,17 miliardi di dollari. Gli osservatori sono impressionati dal fatto che la scure dell’azienda è calata su tutte le divisioni della società, compresa quella che si dedica alla ricerca. D’altra parte quelli di Intel, un’azienda affine che fabbrica microprocessori, hanno fatto lo stesso: chiusura di cinque stabilimenti e 5-6000 persone a casa. Male anche i cinesi: proiettando i risultati dell’ultima parte dell’anno è facile prevedere che il Pil cinese crescerà di appena il 6 per cento, una quota che secondo gli stessi dirigenti di Pechino può provocare problemi sociali. Lo sviluppo cinese negli anni passati è stato tale, e ha provocato tali sommovimenti in quella società (per esempio milioni di persone hanno abbandonato le campagne per correre in città e trasformarsi in sottoproletariato), che alla Cina non è sufficiente crescere: deve crescere molto. I dati di ieri portano notizie sconfortanti anche dal Giappone e dalla Corea del Sud, dove le esportazioni – chiave dell’economia di quei paesi – sono in caduta libera. C’è poi il caso della Gran Bretagna, che gli stessi giornali inglesi giudicano a un passo dalla bancarotta, con la sterlina a precipizio specialmente sul dollaro e un rapporto ipotizzato deficit/pil dell’8 per cento, percentuale che non gli consentirebbe di entrare in Eurolandia (un’ipotesi che in quel Paese, finora così fiero della propria valuta e così sprezzante per la nostra, comincia a farsi strada con forza).

In Italia tutto a posto?
Berlusconi ha convocato un tavolo per martedì prossimo. Vuole discutere la crisi del settore automobilistico. Una delle più gravi.

E che potrà fare?
Non è semplice. C’è intanto la resistenza delle altre industrie italiane – e specialmente del tessile – all’idea che si versino soldi alla Fiat. Nel governo è portavoce di questa resistenza lo stesso ministro Sacconi. C’è poi il dubbio sull’efficacia di questo tipo di provvedimenti: gli incentivi alla rottamazione erano ancora operanti nel 2008 e, nonostante questo, il comparto automobilistico ha visto precipitare le vendite nell’ultimo bimestre dell’anno del 46,4%. Proprio questo dato ha fatto prevedere alla Fiat un calo del venduto del 20%. Ieri l’azienda ha fatto sapere che non distribuirà dividendo e questo ha fatto precipitare il titolo sotto i 4 euro, nuovo minimo storico.

E l’affare Chrysler?
Per ora la Borsa non ci fa caso, o non ci crede. Gli operatori sono assetati di risultati immediati, mentre la Fiat, se riuscirà a sbarcare in America, non comincerà a piazzare le 500 e le Alfa Romeo su quel mercato prima del 2011. Negli Stati Uniti si è anche formata una corrente d’opinione critica verso l’intesa, col seguente ragionamento: perché dovremmo regalare un finanziamento di tre miliardi di dollari a un partner straniero che non intende mettere nell’operazione neanche un centesimo? Fiat ieri ha dovuto precisare che l’intesa con Chrysler non è legata al finanziamento statale.

Beh, perché dovrebbe essere lo Stato italiano a dare soldi alla Fiat?
La Merkel darà, tra l’altro, 2.500 euro a tutti quelli che compreranno un’auto Euro 4 o 5, gli inglesi – con i guai che hanno – hanno messo 1,6 miliardi a garanzia di crediti in favore di Jaguar e Land Rover, in Spagna, se ti compri la macchina, ti prestano i soldi senza interesse e c’è un fondo di 1,2 milioni per l’acquisto di vetture nuove. Se questi Paesi aiutano così massicciamente l’industria automobilistica, come possiamo lasciar sola la nostra? La concorrenza ne sarebbe alterata.

E i francesi?
Sarkozy sta per varare un piano di aiuti a Renault e Peugeot-Citroën da 5-6 miliardi di euro. Vuole però che spariscano i superstipendi ai manager o i dividendi agli azionisti, e che non vi siano tagli alla produzione o chiusura degli stabilimenti in Francia. Si tratta di condizioni molto problematiche. In tutta Europa c’è una superproduzione di auto che sta intorno al 20%. La condizione di non muoversi dalla Francia può costar cara a un gruppo – per esempio – come quello di Peugeot-Citroën, che ha bisogno di un alleato internazionale. Alleato che potrebbe essere benissimo la Fiat. E però se ci saranno obblighi di localizzazione? La Fiat, a cui l’alleanza con Chrysler non basta, potrebbe preferire l’India oppure la Bmw. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/1/2009]

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