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 2009  gennaio 23 Venerdì calendario

TREMONTI COMINCIA LA PARTITA SOLITARIA LA SUA RETE TRA BANCHE E OPPOSIZIONE


«Tutti pensano alla mia successione. Anche Tremonti. Invece di lavorare...». un refrain che da tempo Silvio Berlusconi ripete ad ogni occasione. La scorsa settimana mentre infuriava lo scontro con Gianfranco Fini e la Lega puntava i piedi sulla riforma della giustizia, il Cavaliere puntava l´indice anche verso il ministro dell´Economia. Anzi, per siglare la pace con il leader di An, non ha esitato un attimo a condividere le critiche di Via della Scrofa.
Le mosse dell´inquilino di Via XX settembre, insomma, non gli piacciono. La sponda costante al Carroccio, il dialogo ininterrotto con il Pd, il feeling con il "nemico" Romano Prodi. Tanti tasselli che per Berlusconi sono acuminati come delle spine.
In effetti da tempo il ministro del Tesoro ha deciso di giocare in proprio. Ha rotto gli ormeggi definitivamente dopo aver letto e ascoltato le parole del "principale" sulla successione. «Ci sarà sicuramente un giovane al mio posto», ha detto esplicitamente il premier. Una previsione che ha scatenato tutti i pretendenti. Compreso Tremonti. Il quale, a questo punto, ha iniziato a disputare una partita in solitaria. Sicuro, ormai, di non poter entrare nell´asse ereditario del Cavaliere. Deciso ad opporsi fin da ora dagli altri "candidati" come Fini e Gianni Letta.
E allora? E allora ecco il dialogo con il centrosinistra, il rigore sui conti pubblici che ha richiamato il plauso di Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi, l´asse a tutti i costi con i lumbard, il confronto con i cosiddetti "poteri forti" un tempo odiati, e persino la mano tesa al mondo cattolico. Il tutto con un obiettivo: collocarsi in una posizione «centrale». Al centro degli schieramenti per poter affrontare gli eventuali scossoni di questa legislatura. Soprattutto se si dovesse far fronte ad una emergenza particolare. Magari per dar vita ad una fase "bipartisan" che abbia come finalità principale la crisi economica e le riforme. Basti pensare a quel che ha detto ieri incontrando i presidenti delle regioni e i sindacati: «serve un impegno comune, serve collaborazione». Non solo. Per tendere una mano pure alla Cgil, ha evitato con cura di esporsi sulla riforma dei contratti. Manifestamente lasciava che parlassero solo Sacconi e Brunetta. Così come l´altro ieri, mentre il Senato votava la riforma federalista, i messaggi trasmessi ai Democratici sono stati infiniti. E soprattutto opposti a quelli del presidente del consiglio: «Il federalismo va costruito insieme». Una linea che sta innervosendo l´inquilino di Palazzo Chigi. Che nelle ultime settimane lo ha infatti messo nel mirino. «Gioca per se - si lamenta - e non per il governo».
Il tentativo tremontiano di affrancarsi, dunque, in questo inizio di 2009 ha subito un´accelerazione. Sulla "scacchiera" stanno sempre più entrando pedine esterne alla politica. Al Tesoro, infatti, più d´uno teme che l´asse di ferro tra Berlusconi e Cesare Geronzi possa presto portare ad un redde rationem. Il potente presidente di Mediobanca non ha scordato la battaglia del 2005. E Tremonti non dimentica che proprio a causa di quella guerra alla fine dovette dimettersi dal governo. Non è un caso allora che il ministro stia cercando di tessere una ragnatela che lo protegga. L´alleanza con le Fondazioni bancarie e in particolare con Giuseppe Guzzetti. Il rapporto con una parte della finanza cattolica: non è un caso che il suo consigliere economico al ministero sia Ettore Gotti Tedeschi, presidente in Italia del Banco Santander. Istituto notoriamente vicino all´Opus Dei. E poi il forcing sulle banche più in crisi, nel cui azionariato vorrebbe far entrare proprio il Tesoro. E infine il feeling con il membro italiano della Bce, Lorenzo Bini Smaghi.
Tant´è che il suo più fiero oppositore è ora diventato il Governatore della banca d´Italia, Mario Draghi. Che ha costruito una sintonia con il premier e che martedì scorso ha invitato i banchieri italiani riuniti a Via Nazionale a resistere dinanzi al pressing tremontiano. Buona parte del braccio di ferro, poi, si sta consumando sulle ricette per risolvere la crisi economica. Tremonti - che vede in Draghi un potenziale "concorrente" - ha allora scelto la strada rigorista già imboccata negli ultimi due anni da Prodi e Padoa-Schioppa: «Non c´è cura con altro debito». Nello stesso tempo, questo è ancye il sentiero più breve per accumulare punti a livello europeo. Porsi come unico interlocutore di Bruxelles. «Forse - sospetta uno che lo conosce come Bruno Tabacci - se poi salta tutto e deve dimettersi, magari può cercare un incarico internazionale». Ma sempre mantenendo una posizione «centrale». La migliore per piazzarsi nelle future pole position.