Mariarosa Mancuso, Panorama 23/01/2009, 23 gennaio 2009
LADRI DI LIBRI
MARIAROSA MANCUSO PER PANORAMA DEL 22 GENNAIO
«La rivista più rubata in Gran Bretagna»: era questo, qualche anno fa, lo slogan pubblicitario di Granta, magazine che pubblica inediti e scopre nuovi talenti. Il poster mostrava una copia che sbuca da un cappotto. Segnalava che al fascicolo con il meglio dei nuovi scrittori nessun lettore assennato poteva resistere, fino alla cleptomania. Per contorno, l’aria trasgressiva e controcorrente che ben si addice alle pubblicazioni modaiole.
I britannici sono lettori forti. Gente che si mette in fila alla fermata dell’autobus, un po’ meno alle casse: in Gran Bretagna vengono sottratti milioni di titoli l’anno, in gran parte guide di viaggio, thriller e libri per ragazzi, tanto che una campagna contro i furti in libreria aveva per testimoniai Daniel Radcliffe, l’attore che al cinema recita Harry Potter. Gli italiani sono lettori deboli, lo sentiamo ripetere da anni. Significa che i libri si rubano meno? Oppure l’ideologia sessantottina, «rubare un libro non è reato», ancora resiste, sulla scia del manualetto controculturale dei guru americano Abbie Hoffman, Steal this book, uscito nel 1971 (in Italia da Nuovi equilibrì, 1998)? E quali sono i titoli preferiti dai ladri?
«I libri si rubano, certo. Meno di altri prodotti, però: parliamo di una percentuale dello 0,4 circa, a fronte dell’1 per cento circa registrato negli altri settori. Per noi che vendiamo 20 milioni di titoli l’anno, corrisponde alla bella cifra di 80 mila volumi» spiega Riccardo Cattaneo, direttore generale della Mondadori Retail. I più rubati coincidono con la lista dei best seller: Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi, Gomorra di Roberto Saviano (che vanta anche un’edizione pirata) e naturalmente la saga di Harry Porter.
«Un libro rubato è un libro letto» sosteneva Giulio Einaudi. Nella sede storica della casa editrice, in via Biancamano a Torino, aveva arredato la sala d’attesa con vetrinette piene di novità. «Funzionavano da test, per sapere quel che era più gradito ai lettori» racconta Ernesto Ferrero, direttore della Fiera del libro, dove i furti sono all’ordine del giorno: «Si rubano i libri, si rubano. Per leggerli, per impulso irresistibile che prescinde dalla lettura, per furbizia».
Come succede in libreria, dove capita di cogliere sul fatto signore eleganti, ecclesiastici, uomini in giacca e cravatta, spesso con un giornale in mano: serve per nascondere il maltolto. Altri sfilano dal volume la sovraccoperta con il codice a barre, nella speranza di non farsi scoprire. «Dal furto ideologico a quello su commissione, l’aneddotica è ricca e comprende anche i cleptoniani libridinosi, come li chiamava Vanni Scheiwlller» spiega Roberto Cerati, direttore commerciale della Einaudi.
Silvia Ferrero, studentessa universitaria e all’occasione standista alla fiera torinese, conferma: «Si, cogliamo sul fatto almeno tre ladruncoli al giorno, ma sono molti di più. Arrivano infagottati anche a maggio, afferrano intere pile di libri, le nascondono e con aria distratta escono. Nessuno ha l’aria imbarazzata, a giustificazione dicono che i libri costano troppo, anche se magari sono ladri firmati dalla testa ai piedi. Ho scoperto che esistono vere e proprie bande pronte a entrare in azione appena aprono gli stand».
Alla Fiera del libro di Torino si ruba dopo aver pagato un biglietto d’ingresso (a meno che i ladri seriali abbiano trovato un modo per aggirare l’ostacolo). Nelle librerie si ruba approfittando della confilsione durante le presentazioni: «Ah, non erano lì per omaggio?».
Inducono in tentazione le grandi superfici self-service aperte fino a tardi. Ma anche gli scaffali delle librerie indipendenti, come le romane Fanucci o Minimum fax: i titoli rubati sono i più cari, da 30 euro in su, le collane che più ingolosiscono sono I Millenni, la Biblioteca scientifica Adelphi, i Meridiani, rubati per essere rivenduti, magari sulle bancarelle.
Se ne lamenta su internet un libraio indipendente di Seattle, negli Stati Uniti, messo in allarme dai soliti sospetti che storpiano i nomi degli scrittori. Stufo di rincorrere i colpevoli rischiando l’infarto, e preoccupato per i conti di fine anno, cerca di dirottarli altrove: «Rubate piuttosto ai ricchi di Barnes & Noble».
Romano Montroni, ex direttore delle librerie Feltrinelli e oggi a capo della catena Coop (una ventina di negozi, lontane dal modello megastore e pure dal libraio che con la sua cultura intimidisce i clienti), traccia una piccola storia dei furti tra gli scaffali. «Nel 1968 si rubavano, per leggerli e dibatterli, Herbert Marcuse, Luce Irigaray, Franco Basaglia. I problemi veri arrivarono nel 1977, con gli espropri a fini di lucro, violenti e corredati da minacce che dicevano "attento alle gambe". Cercammo di fare accordi con i dirigenti del movimento studentesco bolognese, per non finire come la Maspero in Francia, costretta a chiudere». Parlando dell’oggi, aggiunge: «In Germania, per esempio, dove i ladri di libri sono impiacabilmente perseguiti, si ruba molto meno».
Da noi i sospettati possono essere fermati soltanto fuori dal negozio, raramente vengono denunciati. Fa ostacolo, sostengono i derubati, senza distinzione tra grandi e piccoli, la legge sulla privacy: la faccenda si risolve in una perdita di tempo. L’ultima libreria Coop è stata inaugurata a Bologna, in collaborazione con Eataly, marchio registrato per il «cibo di qualità» (che, come l’etichetta «letteratura di qualità», può procurare una leggera orticaria). Sempre in tema di furti, nel ramo pecorino o lardo genuino, Eataly dissuade i clienti che dimenticano di passare alla cassa con scritte assai minacciose.
La catena più bersagliata dai furti ideologici è oggi la Mondadori. Molto rubati anche i titoli della collana Stile libero, in cima i cofanetti di Vasco Rossi e Luciano Ligabue. I libri e il loro costo non fanno parte delle rivendicazioni dell’Onda, il movimento degli studenti universitari e medi nato nelle scuole nell’autunno 2008, che invece ha chiesto biglietti del cinema a prezzo agevolato.
Tra i ladri famosi e confessi, il matematico Piergiorgio Odifreddi: «L’ho fatto spesso, per libri e dischi, ma ero minorenne e non perseguibile». E l’attore Sergio Castellitto: «Chi non ha mai rubato un libro non sa niente della vita».