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 2009  gennaio 23 Venerdì calendario

MI SPOGLIO PER TENERMI IN FORMA


Caro vado in palestra. E dal borsone spuntano un tacco a spillo, un boa di struzzo, un ventaglio largo un metro e mezzo. Non pensate male, la signora è solo iscritta a un corso di Burlesque. Magari l’attrezzatura non c’è proprio tutta ma il tacco dieci, quello no, non manca mai. Altrimenti Felix s’arrabbia. Felix è il ballerino e coreografo responsabile dei corsi nei club Downtown di Milano, palestre molto in centro con soci molto in vista, perciò le prime a catturare ogni refolo di trend che soffi per il mondo e a farci sopra un corso. «Mi sono accorto che c’era una domanda di sexy non volgare», spiega Felix, «qualcosa che insegnasse alle donne a giocare con la propria femminilità, anche solo a camminare con i tacchi alti». E via col Burlesque, quel striptease sexy e ironico che ha avuto la sua epoca d’oro dagli anni Trenta ai Cinquanta negli Stati Uniti, poi rilanciato nei Duemila grazie anche alle sulfuree interpretazioni di Dita von Teese, all’epoca signora Marilynmanson.
In altri tempi un corso così probabilmente non sarebbe entrato in una palestra-bene, ma di fronte ai voyeurismi/esibizionismi ruspanti visti nei reality anche Catone forse tuonerebbe perché i candidati al GF fossero iscritti a forza alla Burlesque-dance.
Lanciato a settembre, il corso ha quindici ragazze tra i 25 e i 40 anni. Vengono un po’ per fitness, un po’ per acquisire seduttività. Arrivano in top, tuta e tacchi alti, qualcuna in hot pants. La modella Randi Ingermann è stata una delle prime. E chi non va in palestra si fa dar lezioni private, per esempio da Eve La Plume al secolo Manuela Porta, cognome arcimilanese, performer per divertimento ma stilista di mestiere.
Ma il Burlesque, dicono i puristi, s’impara guardandolo. E dove? In Italia si va al Micca di Roma, la capitale però è ancora Milano. Qui c’è un locale, il Connie Douglas, che da un anno e mezzo gli dedica una serata al mese «anche se a Londra e New York lo stesso si fa una volta a settimana», dice Ferruccio Morozzi, il direttore. Che comunque non si lamenta perché «la cosa sta esplodendo». Del resto lui si è assicurato le professioniste internazionali del genere, e a presentarle c’è sempre Attilio Reinhardt, l’ambasciatore del Burlesque da noi, nonché curatore del sito www.burlesque.it e autore del primo libro in tema che uscirà a giorni. Titolo: «Burlesque. Curve assassine, sorrisi di fuoco e piume di struzzo» (Eumeswil editore). « buon modo per rispondere alla volgarità imperante, senza voler far proclami c’è richiesta di un’alternativa di spettacolo piccante ma non trash», dice Reinhardt, dal cui sito – non serioso ma serissimo – si apprendono le parole chiave del Burlesque. Bump & grind, per esempio, è il movimento base e indica la «rotazione dei fianchi e il colpo d’addome» secondo l’Oxford Dictionary of Slang. Ma il capitolo esteticamente più interessante riguarda il costume e gli accessori. I pezzi forti son le piume, i ventagli mega in cui chiudersi a ostrica, i palloncini da attaccarre al corpo e poi far scoppiare e, immancabili, i cosiddetti pasties, il dettaglio più hard, le «foglioline di fico» (ma paillettate e swarovskate) per le nudità dei seni.
E in Italia siamo ancora agli inizi. Un giro sul sito di Bombshellbetty.net e vedete cosa si fa a San Francisco: lì c’è anche il Burlesque per uomini (Boylesque) e si perde peso col nuovissimo Cardio-Can-Can.