
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è uno scandalo enorme nella sanità lombarda. Riguarda la clinica privata Santa Rita, convenzionata col Sistema Sanitario Nazionale. Secondo l’accusa, il padrone della clinica, notaio Paolo Francesco Pipitone, spingeva i medici a operare a più non posso e ad alterare le diagnosi in modo da giustificare gli interventi chirurgici. Cinque persone sarebbero state ammazzate in sala operatora. Il Sistema sanitario nazionale rimborsava anche ottomila euro a intervento e l’interesse a mettere sotto i ferri il maggior numero di pazienti, indipendentemente dalla reale necessità di un’operazione, era evidente. I magistrati protagonisti dell’operazione sono tutte donne: pubblici ministeri Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, gip Micaela Serena Curami. Hanno cominciato a indagare nella primavera del 2007. Dopo un anno, ieri, hanno ordinato alla Guardia di Finanza di arrestare quattordici persone. Parlando con i giornalisti dopo aver reso noto il caso, hanno sottolineato l’importanza delle intercettazioni: «Senza intercettazioni», hanno detto alludendo all’intenzione di Berlusconi di limitarne l’uso alle indagini su terrorismo e mafia, «non saremmo arrivati da nessuna parte».
• E’ vero?
Sì, se quello che leggiamo nelle trascrizioni significa quello che sembra significare. Le chiedo scusa, ma, come sa, anche in un caso apparentemente chiaro come questo e con imputati che, se risultasse vero quello che si dice di loro, sarebbero come minimo ripugnanti, io desidero farmi un’idea attraverso il processo e comunque sentendo anche gli accusati. Ieri hanno parlato solo gli accusatori.
• La clinica che dice?
Il solito: «Siamo sereni».
• Nomi e cognomi dei medici finiti dentro?
Pier Paolo Brega Massone, responsabile dell’Unità Operativa di chirurgia toracica e Pietro Fabio Presicci, membro dell’equipe di chirurgia toracica si trovano in cella. Sono invece agli arresti domiciliari: Maurizio Sampietro, direttore sanitario fino al maggio 2007; Renato Scarponi, capo equipe presso l’Unità Operativa di Ortopedia; Gianluca Merlano, vice direttore sanitario dal novembre 2005 a maggio 2007; Mario Baldini e Paolo Regolo responsabili d’equipe presso l’Unità Operativa di Neurochirurgia; Maria Pia Pedesini, responsabile d’equipe dell’Unità Operativa di Urologia; Augusto Vercesi, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia; Giuseppe Sala, responsabile dell’Unità Operativa di Anestesia; Giorgio Raponi, responsabile d’equipe presso l’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria, la sua assistente Eleonora Bassanino e Marco Pansera, dell’equipe di chirurgia toracica. agli arresti domiciliari anche Paolo Francesco Pipitone, notaio, socio unico e legale rappresentante della casa di cura. Cioè, il padrone, quello che, in base alle intercettazioni, lucrava di più.
• Che cosa dicono queste intercettazioni?
Quelle più significative, almeno apparentemente, sono di una dottoressa che si chiama Arabella Galasso. In una telefonata sostiene, in un modo che parrebbe inequivocabile, che Pipitone arruolava i medici «più delinquenti», cioè quelli che non si sarebbero tirati indietro davanti a nessuna operazione. Ragiona che se su un rimborso del Servizio Sanitario Nazionale di 8000 euro, 700 andavano al chirurgo, la parte restante se la metteva in tasca Pipitone. In un’altra intercettazione si sente un altro dottore dire a un collega: «Più operi e più ti pagano».
• E gli omicidi?
Riguardano in particolare tre medici. Si parla di una donna operata inutilmente di tumore tre volte, di polmoni rimossi senza ragione, di mammelle asportate a donne giovani, tra cui una ragazza di 18 anni, che aveva dei semplici noduli da rimuovere. Questo dice l’accusa, che ha sequestrato 4000 cartelle cliniche. Ma aspettiamo, per favore, di sentire anche la versione della difesa. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/6/2008]
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