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 2008  giugno 10 Martedì calendario

Corriere della Sera, martedì 10 giugno Basilea. Prima gl’inni. I francesi che non intonano la Marsigliese

Corriere della Sera, martedì 10 giugno Basilea. Prima gl’inni. I francesi che non intonano la Marsigliese. Gl’italiani senza Mameli. I tedeschi che si sentono pur sempre ber Alles, ma non lo cantano. Poi tocca alle bandiere. S’issa il dragone rosso gallese, invece della Union Jack. E le strisce d’Aragona salgono al posto della Rojigualda spagnola. E quelli del Trentino si posano la mano sul cuore, ma non per il Tricolore: «Viva la Cimbria!», gridano, e in alto il biancazzurro della Baviera. « il colore dei nostri avi – s’emoziona il terzino destro Lorenzo Baratter, 35 anni ”: i bavaresi arrivarono nelle nostre valli nel dodicesimo secolo. Ben prima degl’italiani. Noi veniamo da lì. La storia è quella. E anche se stiamo su un campo di calcio, ci ricordiamo le radici della nostra erba». C’è l’Euro2008 e l’Europeada. C’è il grande calcio dei dream team europei e il micropallone delle piccole patrie. C’è la tribuna d’onore coi capi di Stato e il tribuno del popolo seduto a bordocampo. Ci sarà la finalissima in mondovisione al Prater di Vienna e c’è stata questa finalina allo stadio celtico di Coira, cantone dei Grigioni. Dove si tifava la nazionalità, più che la nazionale. E dove domenica sera 3 mila spettatori, incuranti della diretta di Germania- Polonia, hanno acclamato i primi campioni europei delle minoranze linguistiche: il Südtirol, o se preferite l’Alto Adige, che in una tiratissima partita ha battuto 1-0 la rappresentativa dei croati di Serbia. Mica una roba da doccia e tutti a casa: nei commenti a fine gara, proprio come agli Europei veri, gli sconfitti se la sono presa (ma va’?) con l’arbitro grigionese, reo d’avere espulso nel secondo tempo un croato e d’avere permesso ai sudtirolesi, al minuto 73, di segnare facile facile. I Paraeuropei, o Europei paralleli, forse sono più vicini alla Lega Nord che alla Lega Calcio. La prima edizione l’hanno organizzata proprio qui. Diciassette nazioni partecipanti (all’ultimo, i Valacchi della Macedonia non si sono presentati: erano senza visto Schengen). Cinquecento fra calciatori, cittì, massaggiatori e tutto quel che serviva. Nazionali messe insieme in piccole comunità di trecento abitanti, come i nostrani cimbri venuti da Luserna, o selezionando popoli da tredici milioni d’abitanti come gli occitani. Quattro gironi, calendari che sembravano un torneo cavalleresco o il campionato di Topolinia: Frigia-Sorabia, Rezia-Catalogna, Frisonia del Nord-Karatschay... I padroni di casa, gli Arpitani- Romandi, secondo tradizione non hanno vinto granché e sono stati eliminati ai quarti. Travolgenti e un po’ ganassa i Rumeni d’Ungheria, che la vulgata vuole sostenuti politicamente dal mitico Gheorghe Hagi, bravi a maramaldeggiare col sobrio risultato di 46 a 1 sulla povera squadra frisona: «Evidentemente non sanno cos’è la sportività», è stato il piccato commento del delegato cimbro Stefano Van Galen. Giocando a calcio, si gioca a fare gli Stati. E ospitare Europeada 2012, toccherà ai Sorabi di Polonia e ai Russi d’Ucraina. «Noi non alziamo muri, vogliamo tirarli giù», spiega il cimbro Baratter: «Siamo un arricchimento. E poi chiaro, ognuno ha la sua storia: se paragono le tutele di noi minoranze linguistiche in Italia con quelle di milioni d’occitani in Francia, per esempio, mi sento fortunato... ». E la nazionale padana che ha giocato qualche settimana fa col Tibet? Perché non ha partecipato a questi Europei ombra? «Non lo so. Credo che se ci chiedessero di partecipare, un po’ d’imbarazzo l’avremmo tutti ». La sente Bossi... «Che cos’è la Padania, scusi? E qual è la lingua padana? Noi cimbri veniamo dalle antiche colonie tedesche. Abbiamo secoli di vita. I padani, qualche anno». Francesco Battistini