Micaela Bongi, il manifesto 10/6/2008, pagina 6, 10 giugno 2008
il manifesto, martedì 10 giugno C’è un immagine ricorrente, dentro Rifondazione comunista, con la quale, dopo il terremoto delle ultime elezioni e l’avvio della fase congressuale, viene descritto lo stato in cui versa il partito: balcanizzazione
il manifesto, martedì 10 giugno C’è un immagine ricorrente, dentro Rifondazione comunista, con la quale, dopo il terremoto delle ultime elezioni e l’avvio della fase congressuale, viene descritto lo stato in cui versa il partito: balcanizzazione. A sussurrarla forse sono i più pessimisti. Ma dopo il fallimento del governo Prodi e dell’esperienza istituzionale di Bertinotti alla presidenza della camera, è vero che alla fine di luglio, dal 24 al 27 a Chianciano, andrà in scena uno scontro che potrebbe portare a una lacerazione insanabile. E questa volta, la prima, l’ex subcomandante Fausto sarà più spettatore che protagonista. A raccoglierne il testimone ci prova la mozione firmata da Nichi Vendola, candidatosi segretario contro l’attuale maggioranza Ferrero-Grassi che dal canto suo presenta un documento sottoscritto rigorosamente in ordine alfabetico (primo firmatario il portavoce del comitato di gestione del partito, Maurizio Acerbo) al quale non si accompagna il nome di un aspirante leader. Il presidente della Puglia ancora ieri, intervistato dall’Unità, ripeteva che lo scioglimento del Prc non è in discussione. E che l’avvio del processo costituente della sinistra sostenuto nel suo documento significa «rimettere le radici nella società» senza rinchiudersi nelle nicchie identitarie, ma non liquidare il partito. Per l’ex ministro della solidarietà Paolo Ferrero, invece, il punto da chiarire, quello sul quale sarà chiamato a esprimersi il congresso, è proprio questo: che fine farà Rifondazione, se continuerà a esistere o meno e come si lavora per l’unità a sinistra, se dal basso o con un’operazione di ceto politico come è stata quella della sinistra arcobaleno che, appunto, porterebbe al «superamento» del Prc. Percorsi diversi che determineranno a cascata le scelte degli ex compagni Arcobaleno e le possibili alleanze dopo la scomparsa elettorale. Tanti gli spettatori interessati: endorsement di D’Alema per Vendola. Abbraccio di Diliberto a Ferrero. Ma al momento, terminate le votazioni nel comitati politici federali e appena iniziate le votazioni nei circoli (al nord con una partecipazione molto bassa, che fa temere sullo stato reale del partito), è in atto la guerra sui numeri. I dati usciti dai Cpf (riportati nella scheda a fianco) divergono se a snocciolarli sono i vendoliani oppure i ferreriani, anche se in entrambi i casi la maggioranza relativa la ottiene la mozione 1 (Rifondazione in movimento, quella Acerbo-Ferrero). Ma lo scontro è anche sulle proiezioni che si possono fare sulla base di questi risultati. E qui i vendoliani sostengono di essere in vantaggio malgrado le apparenze perché pur avendo portato a casa un minor numero di federazioni, hanno conquistato un numero maggiore di quelle con più tessere. La mozione 2 (Vendola), vince in Campania e Puglia (tranne Brindisi e Taranto), quasi ovunque in Sardegna e in Sicilia, e in Calabria si afferma con picchi che hanno scatenato anche una polemica infuocata sul tesseramento «cammellato». A fare la differenza potrebbero (anzi, saranno, sostengono i «ferreriani» puntando l’indice), i nuovi iscritti: sul boom del tesseramento nel Sud - impero di Vendola, con un partito spaccato tra regioni come mai prima - si è aperta una polemica violentissima. E un nuovo scontro rischia di esacerbare ulteriormente gli animi: dalla mozione Vendola si fa sapere che se nei prossimi giorni non si scioglierà la querelle sul tesseramento, in alcuni casi bloccato per motivi «burocratici», potrebbero seguire iniziative «clamorose». Se negli ultimi giorni, almeno a livello di vertice, sembrava in atto un tentativo di svelenire il clima, una cosa del genere renderebbe ancora più difficile individuare una via di uscita che renda ancora possibile la convivenza tra gli attuali contendenti. Tuttavia si ritiene ancora possibile che dal congresso possa uscire una gestione unitaria. Per fare cosa è più difficile da dire. Nonostante le accuse reciproche a tutti i livelli e anzi unitamente a esse, appare a tutti molto difficile che una delle due mozioni possa raggiungere la maggioranza assoluta. In particolare, Vendola potrebbe scontare la sconfitta in Toscana. Ma alla maggioranza assoluta ci crede ancora: perché solo in quel caso potrebbe affermare la sua leadership e la sua linea (quella della costituente di sinistra), proponendo sì, una gestione unitaria ma solo dopo lo scioglimento delle correnti. Ma in questo caso, si riflette all’ombra della mozione Ferrero , che appunto propone dall’inizio una gestione unitaria per ripartire dal Prc come casa comune, a vincere sarebbe il superamento del partito. E liberi tutti di cercarsi un’altra casa. Micaela Bongi