Luigi Mascheroni, il Giornale 10/6/2008, pagina 28., 10 giugno 2008
Dal cassetto di un collezionista sono sbucate diciannove lettere d’amore scritte tra febbraio e marzo 1917 da Guglielmo Marconi a una sconosciuta ragazza romana: Nene Tornaghi
Dal cassetto di un collezionista sono sbucate diciannove lettere d’amore scritte tra febbraio e marzo 1917 da Guglielmo Marconi a una sconosciuta ragazza romana: Nene Tornaghi. A quel tempo l’inventore aveva 43 anni, aveva vinto il Nobel, era Senatore del Regno e il matrimonio con l’aristocratica inglese Beatrice Inchiquin O’Brien era già in crisi. Di Nene Tornaghi invece si sa poco: apparteneva all’alta borghesia capitolina, abitava in un bel villino in via delle Tre Madonne ai Parioli, non poteva spedire le lettere a casa Marconi per non essere scoperta dalla moglie di lui, era costretta a incontrarlo al prestigioso Circolo della caccia o a Villa Borghese o in una sala appartata di Palazzo Madama. Le lettere, in tutto una sessantina di pagine manoscritte datate tra il 6 febbraio e il 27 marzo 1917, erano spedite con cadenza quasi giornaliera. Scriveva Marconi: «Cosa è mai stato nella luce del suo sguardo, nelle emanazioni radiose e potenti della sua anima, che mi hanno fatto sentire - e sentire per lei - ciò che non ho mai sentito in vita mia?». Il carteggio non dice esattamente quanto durò la relazione, ma di certo non durò molto. Dice Degna Marconi, figlia dello scienziato, che suo padre si concedeva parecchie distrazioni sentimentali: nel 1924 divorziò dalla O’Brien, la Sacra Rota annullò il matrimonio nel 1927 quando Marconi sposò la marchesa Maria Cristina Bezzi Scali («la più bella scoperta della mia vita», ripeteva orgoglioso).