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 2008  giugno 10 Martedì calendario

Corriere della Sera, martedì 10 giugno Un’intercettazione può cambiare la vita, sconvolgere le abitudini, far scoppiare matrimoni e amicizie

Corriere della Sera, martedì 10 giugno Un’intercettazione può cambiare la vita, sconvolgere le abitudini, far scoppiare matrimoni e amicizie. Adesso che infuria di nuovo la polemica, dopo la stretta annunciata dal governo in nome della tutela della privacy, vale la pena tornare indietro e vedere come le vite quotidiane di alcune "vittime" illustri siano state mutate e stravolte dalla pubblicizzazione di loro colloqui privati, che talvolta poco avevano a che fare con il cuore dell’indagine. Il tema, si sa, è delicato e molto controverso, anche a volerlo affrontare senza i paraocchi dell’ideologia, ma bisogna riconoscere che oggi ci sono molte più persone di qualche anno fa per cui un trillo del telefono non è più innocuo, ma può farle sobbalzare. Lei principe, dopo lo tsunami giudiziario che l’ha travolta nel giugno 2006, e che l’ha sbattuta in prima pagina con le sue chiacchierate personali, salta sulla sedia oggi, quando sente squillare il telefono? «No, perché dovrei? Sono in Svizzera e qui c’è il governo federale che mi tutela» risponde Vittorio Emanuele di Savoia. E quando viene in Italia? «Beh non telefono più, o sto molto attento, ormai soppeso le parole». Quel parlare disinvolto e piuttosto colorito che era una caratteristica molto apprezzata dagli amici e che il principe ostentava anche nelle intercettazioni parlando con i suoi collaboratori di ragazze per una sera, è ormai un ricordo. O forse è relegato soltanto in sicure riunioni amicali con pochi e scelti scudieri. In pubblico, e al telefono soprattutto, il principe ora si è fatto più sospettoso e guardingo e anche il figlio e gli amici raccontano che per quasi due anni è stato quasi sotto choc, si teneva lontano da fissi e cellulari, e ancora oggi quando telefona fa molta attenzione: «Cerco di evitare, come mi consiglia mio figlio Emanuele Filiberto, quelle battute goliardiche che a volte si possono fare fra amici. Ma che poi sono quelle su cui ti inchiodano» dice il principe, lamentando che i giudici avrebbero usato così la sua buona fede: «Perché ti prendono dei pezzettini di frase e te li montano come vogliono loro, e alla fine tutta la scena viene fuori truccata». Un principe diverso, quindi, attento ed accorto ma anche amareggiato per le inevitabili delusioni che lo scandalo porta con sé, per il vuoto che aveva avvertito dopo il ritorno a casa: «Gli amici? Ci sono stati anche quelli che se la sono squagliata... beh forse avevano paura ». Ora però ritrova un po’ di disinvoltura pensando al suo vecchio telefonino, che langue in una tasca. «E’ un reperto illustre, il più ascoltato d’Italia: mi è venuta un’idea, quasi quasi lo voglio regalare al Museo della Comunicazione italiana». Esiste? «Lo possiamo inventare». Poi il principe invita Berlusconi a insistere: «Speriamo che ci pensi lui a fare di noi un Paese libero. Anche se vorrei che il Presidente togliesse la possibilità di intercettare fino a un certo punto, solo per la gente perbene e non per i criminali ». Torniamo allora al suo piccolo tsunami casalingo, principe: ma tutto quel suo parlare di ragazze non è un po’ dispiaciuto a sua moglie: cosa le ha detto quando è tornato a casa? «Cosa vuole che mi abbia detto? Bravo, no. Sapeva che non avevo fatto niente». Prego? «Che lo provino con i fatti, intendo dire». Lei è fortunato, sua moglie si è dimostrata molto comprensiva, noblesse oblige, in altre famiglie le cose sono andate diversamente: in casa di Salvatore Sottile, l’ex portavoce di An coinvolto anche lui nell’inchiesta di Potenza accusato da Elisabetta Gregoraci, si è scatenato un dramma familiare devastante, la moglie Deborah Chiappini non ha retto e ha raccontato in un libro, Io gli uomini non li capisco, tutta la loro via crucis. «Mah vede io non sono Sottile, e anche mia moglie è diversa. Là c’era la caccia alla soubrette». Insomma, nella sua famiglia non sono rimasti infastiditi da quel tono molto goliardico, da quell’aria da caserma e non troppo regale, che emanava dalle sue chiacchierate? «Ma che tono? Io l’italiano l’ho imparato come voi, lo parlo come voi. Che regale e regale, e poi forse bisognerebbe andare indietro a vedere come parlava Vittorio Emanuele II». Maria Luisa Agnese