ItaliaOggi 10 giugno 2008, Franco Bechis, 10 giugno 2008
Già in panne sulla giustizia. ItaliaOggi 10 giugno 2008 Divide la stessa maggioranza il disegno di legge anti-intercettazioni annunciato dal presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sabato al convegno di Santa Margherita ligure dei giovani di Confindustria
Già in panne sulla giustizia. ItaliaOggi 10 giugno 2008 Divide la stessa maggioranza il disegno di legge anti-intercettazioni annunciato dal presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sabato al convegno di Santa Margherita ligure dei giovani di Confindustria. Quello che voleva essere un annuncio spot e che già non sembrava aver entusiasmato la platea, allora rischia di trasformarsi nella prima buccia di banana nella luna di miele con gli elettori. Ieri, sia pure con toni più cauti, è stato lo stesso ministro della giustizia, Angelino Alfano, a confermare la predisposizione di un disegno di legge da portare in consiglio dei ministri venerdì. Secondo Alfano, tutti o quasi gli italiani oggi verrebbero intercettati. Ma i dati ufficiali dicono altro Secondo lo stesso ministero di via Arenula è vero che nel 2007 sono state disposte intercettazioni legali nei confronti di quasi 125 mila soggetti (non milioni di italiani, dunque), ma è altrettanto vero che per la prima volta da anni questa voce di spesa ministeriale è diminuita. Non sembrava dunque una emergenza particolare, e le polemiche subito nate sull’annuncio fatto da Berlusconi indicano come a una decina di giorni dal varo del provvedimento più importante del governo, e cioè la legge di bilancio, il Dpef e gran parte della finanziaria, fosse poco utile buttare sul percorso una buccia di banana del genere. Certo, la proposta del premier sui 5 anni di galera per tutti sembra più la sceneggiatura di uno spot elettorale che la base seria per affrontare un problema che certamente esiste. Sceneggiate nel contro-spot anche le reazioni indignate di magistrati, giornalisti e buona parte del centrosinistra, visto che si tratta di un disegno di legge che avrà tutto il tempo per essere discusso e anche radicalmente modificato in parlamento. Non incombe dunque nessun dramma per la libertà di stampa o di indagine. Ma un po’ di praticità non guasterebbe in questi giorni, perché non sarà con gli spot o sventolando bandiere ideologiche dall’una e dall’altra parte che si potrà trovare la soluzione dei problemi. Si metta insieme, ad esempio, la raffica di proposte sull’immigrazione e la sicurezza con il disegno di legge sulle intercettazioni. L’idea è quella di costringere forze di polizia e magistrati a un superlavoro sui clandestini, innescando circa 700 mila arresti immediati (quanti sono i clandestini stimati oggi sul territorio italiano) e lo stesso numero di processi in tre gradi di giudizio. Stesso trattamento, e altro superlavoro per forze dell’ordine e tribunali, per la prostituzione nel caso si introduca il reato di adescamento. Di fatto tutto il sistema sicurezza, i tribunali italiani e perfino le carceri dovrebbero essere impegnati su questo duplice fronte. Non ce la farebbero di sicuro, ma anche ipotizzando un estremo sforzo, nessun altro tipo di reato potrebbe più essere perseguito. Per chiudere ogni possibilità residua, si toglierebbe alla magistratura anche uno strumento di semplificazione delle indagini come le intercettazioni. Ci saranno stati abusi nel loro utilizzo, è vero. Ma negare per questo l’utilizzo di una tecnica avanzata di indagine è come impedire alla polizia di utilizzare le volanti perché qualche agente si diverte ogni tanto a lanciarle in pista a Imola o le usa come privatissima alcova. E perché non vietare i computer, visto che nelle pause del lavoro vengono illecitamente utilizzati per fare i giochini o collegarsi ai siti a luci rosse? E i telefoni cellulari? Se il problema sono le intercettazioni illegali, si punisca chi le utilizza al di fuori della legge. Se il tema è la riservatezza del loro contenuto, la si blindi. C’è un modo semplice che risolverebbe tutto: stabilire che una intercettazione telefonica non possa essere mai fonte di prova processuale, ma strumento e indizio utile alle indagini. Con le intercettazioni si può intuire una pista, che poi deve essere verificata e accompagnata da riscontri probatori. Pubblicarla non avrebbe senso, perché non sarebbe documento utilizzabile. Gli intercettati avrebbero il diritto a legislazione vigente di procedere per diffamazione e di chiedere i danni in sede civile in caso di divulgazione di quei testi. Senza seguire strade suggestive, ma certamente impraticabili. Franco Bechis