varie, 10 giugno 2008
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Grassi Giorgio
• Milano 27 ottobre 1935. Architetto. «[…] Tra aedi pronti a lodarlo in pubblico e screditarlo in privato e finti adepti per opportunismo d’accademia, la figura di Giorgio Grassi esige il rispetto di poter essere sottoposta a critica. Al pari di Aldo Rossi, il maggior merito di Grassi va nello sforzo di fondare il progetto sull’attività critica e sull’interpretazione dell’architettura storica, come la sua quasi ”autobiografia”, Una vita da architetto (Franco Angeli), dimostra. Da queste analisi teoriche Grassi approda a soluzioni progettuali che fondono la tradizione figurativa italiana colta (alla De Chirico) a quella del Movimento Moderno. La parziale realizzazione della casa dello studente di Chieti (con Monestiroli) illustra queste due componenti; ma è diventata una involontaria rovina. Grassi – come del resto accade a tanti – ha però arrestato la lettura delle dinamiche sociali in cui sviluppare la propria architettura agli anni Settanta, continuando poi con un abaco tipologico che alla lucidità della sintesi teorica ha affiancato un’aridità della proposta architettonica. L’area Abb Roland Ernst in Postdamerplatz a Berlino, con la sua stanca riproposizione di un modulo tipologico ad H, ne è un esempio. Per portare avanti la sua lezione da ”ultimo maestro” (ora non avrebbe senso parlare di maestri) ci vorrebbe la disponibilità degli ”eredi” a non fossilizzarlo: la riproposizione fatta da ”storici” replicanti è solo un gioco al ribasso. [...]» (Pierluigi Panza, ”Corriere della Sera” 10/6/2008).