
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi ha parlato ieri alla Camera, chiedendo il voto di fiducia di quell’assemblea, e ha mandato copia del suo discorso al Senato, che dovrà ugualmente votargli la fiducia. Parlare da una parte e mandare copia del discorso dall’altra è la prassi: e siccome l’ultima volta Prodi aveva parlato al Senato e consegnato il suo discorso alla Camera, stavolta Berlusconi ha seguito la procedura inversa. Oggi, dopo il dibattito e le repliche del presidente del Consiglio, la fiducia sarà votata dalla Camera. Domani dal Senato.
• Sono curioso di sapere se il Cavaliere ha caricato lancia in resta come certi suoi ministri nei giorni scorsi, tipo Brunetta o Maroni.
No, Berlusconi ha preparato un discorso breve, della durata di appena 27 minuti, ulteriormente ridotto dalle 40 cartelle iniziali nel pomeriggio di domenica, con la collaborazione dei soliti Bonaiuti, Bondi e Testoni. S’è tenuto sulle generali e il concetto sul quale ha insistito di più è stato quello della “crescita”: il Paese deve crescere, il Paese deve avere fiducia, dobbiamo guardare al domani con ottimismo, non c’è più tempo da perdere, eccetera. evidente che il Paese deve ricominciare a crescere, ma naturalmente uno statista deve affrontare il problema sapendo perché la crescita è cessata e in quale modo lo Stato può stimolarla. Berlusconi ha preferito, per ora, tenersi sul generico: «Crescere significa non solo produrre più ricchezza e distribuirla meglio, ma anche rilanciare il Paese e i suoi talenti. Significa formare nuove generazioni di lavoratori altamente qualificati e dare una frustata alla ricerca. Significa fare sì che nessuno resti indietro e mettere in pratica il federalismo fiscale solidale, ascoltare il grido di dolore che si leva dal Nord e promuovere il Sud dove va sradicata la criminalità organizzata. Significa rinnovare le nostre infrastrutture e promuovere la famiglia sviluppando ad esempio un piano per rimuovere la cause naturali dell’aborto, come la mancanza di un lavoro e di una casa. Crescere vuol dire integrare con ordine le migrazioni interne ed esterne; esportare e rivalutare il lavoro, contrastare il precariato e dire basta alla lunga catena delle morti bianche sui posti di lavoro». Un po’ di tutto e anche una certa attenzione all’attacco che il Papa ha fatto l’altro giorno alla 194, con quell’accenno alla «rimozione delle cause naturali dell’aborto», cioè la questione che troppe donne abortiscono perché sono povere.
• Ha confermato la volontà di dialogare con l’opposizione?
Sì, è l’altra parte importante del discorso. «I cittadini hanno chiesto di dividerci e di combatterci ma non in nome di vecchie ideologie e di dare stabilità e impegno nell’azione». L’altro giorno il Cavaliere ha telefonato a Veltroni confermandogli che vuole fare le riforme istituzionali e costituzionali insieme al Pd. Ieri ha ribadito il concetto, elogiando il governo ombra varato da Veltroni e dicendo che «può aiutare».
• Che cos’è il governo-ombra?
un’istituzione britannica: l’opposizione forma un suo governo virtuale che deve tampinare da vicino - «come un’ombra» - i ministri in carica. I ministri-ombra non dovrebbero semplicemente criticare l’esecutivo, ma proporre anche soluzioni alternative. Lo aveva formato Occhetto nel 1989, contrapponendolo al sesto esecutivo di Andreotti. Quella volta non fece granché. Stavolta, nel clima di dialogo annunciato, potrebbe in effetti funzionare.
• Ma questo dialogo ci sarà?
Veltroni ha detto al premier: «Apprezzo, ma ti aspetto al varco». Di Pietro ha chiuso totalmente: « una trappola, Berlusconi vuol fare solo quello che gli piace senza essere disurbato». Sono andato a vedere i commenti dei lettori della Stampa, immaginando che fossero neutrali. Al dialogo non crede praticamente nessuno. Pochissimi sono quelli che hanno fiducia in quello che dice il premier.
• Altre promesse concrete?
La sicurezza, togliere i rifiuti a Napoli, combattere l’evasione, combattere la precarietà. Insomma, il solito. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/5/2008]
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