Francesco Bei, la Repubblica 14/5/2008, 14 maggio 2008
ROMA - Il primo passo è sempre una Fondazione. Quando un politico vuole riacquistare la sua autonomia rispetto al proprio partito, quando allarga i suoi margini di manovra, la Fondazione è lo strumento giusto, basta chiedere a Massimo D´Alema e Gianfranco Fini
ROMA - Il primo passo è sempre una Fondazione. Quando un politico vuole riacquistare la sua autonomia rispetto al proprio partito, quando allarga i suoi margini di manovra, la Fondazione è lo strumento giusto, basta chiedere a Massimo D´Alema e Gianfranco Fini. Così anche Giuseppe Pisanu è in procinto di lanciare la sua. Il nome è già scelto. «La chiamerò Medidea - rivela Pisanu in un corridoio della Camera - e si occuperà di politiche per il Mezzogiorno e di problemi dell´area del Mediterraneo. quasi pronta». Dove stia andando Pisanu ancora nessuno lo sa, ma certo la sofferenza rispetto al Pdl è ormai sotto gli occhi di tutti. Tanto che la diplomazia del Cavaliere, al corrente del focolaio di crisi, starebbe tentando di ricucire con l´ex ministro dell´Interno con l´offerta della presidenza della commissione Antimafia. Pisanu per ora tira dritto. Ieri, per dire, la Stampa di Torino riportava un suo lungo sfogo contro i primi passi del nuovo governo sul problema dell´immigrazione clandestina. Considerazioni severe contro la «troppa improvvisazione» e soluzioni in netta controtendenza rispetto al pacchetto Maroni. Parole che hanno trovato orecchie attente nell´Udc. Così non è sfuggito un lungo colloquio su un divanetto del Transatlantico, ieri pomeriggio, tra lo stesso Pisanu e Mario Tassone, vicesegretario centrista. «Non c´è alcuna "tessitura" in corso - spiega Tassone dopo il faccia a faccia - ma il dialogo sicuramente sì. Ci hanno colpito le sue riflessioni sull´immigrazione». Colpito talmente tanto che l´intervista di Pisanu ha monopolizzato la riunione del gruppo centrista alla Camera e oggi Pier Ferdinando Casini, nel suo intervento sulla fiducia, riprenderà alcuni di quegli spunti, magari citandolo direttamente. Dove porterà questo «dialogo» è ancora presto per dirlo, ma certo i centristi il progetto lo coltivano con cura, senza fretta. Forti del comune Dna democristiano. «Nel ”78 - ricorda Tassone - quando è morto Moro qui alla Camera c´eravamo io e lui. Pisanu viene da una lunga storia... la nostra». Per accogliere Pisanu e quelli come lui - democristiani delusi dal Pdl, margheritini stanchi del Pd e moderati di vario conio - Casini e Cesa stanno lavorando alla "costituente di centro", un cantiere che aprirà i battenti tra una ventina di giorni e che dovrebbe allargare i confini della vecchia Udc. «L´arrivo di Pisanu - ragiona Bruno Tabacci - sarebbe un segnale importante per quanti pensano ancora che non basti un uomo solo al comando. E poi l´Udc da sola non è sufficiente, bisogna aprirsi davvero». I centristi fanno conto sul logoramento del rapporto fra Pisanu e il premier. Ricordano la rottura nella notte elettorale del 2006, quando l´allora ministro dell´Interno non avallò le accuse di brogli di cui Berlusconi era convinto. Ne lodano la «saggezza» istituzionale e la moderazione nel governo dei fenomeni migratori. E insistono sul siluramento della candidatura Pisanu, prima come presidente del Senato, poi come ministro. Anche se qualcuno invita alla prudenza, perché «Pisanu sembra sempre che stia per rompere, ma alla fine resta dove sta». E tuttavia le formiche centriste sono al lavoro per riportare a casa l´ex braccio destro di Zaccagnini e segnare un punto nei confronti del Cavaliere. «Pisanu - osserva Rocco Buttiglione - corrisponde all´idea di partito popolare europeo che avevamo noi e che è stata travolta dal predellino di Berlusconi. Stiamo a vedere».