
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Questo secondo duello televisivo - domenica notte - tra la Clinton e Trump non è stato poi così decisivo. Contano invece i video sessisti pubblicati dal Washington Post, che stanno facendo precipitare i consensi intorno al candidato repubblicano. C’è una lista molto lunga di esponenti importanti del Partito repubblicano che hanno dichiarato pubblicamente di averlo cancellato: o non andranno a votare o voteranno Hillary.
• Però questa corsa dei repubblicani a mollare Trump non mi convince. Esiste qualche speranza che lui rinunci?
Direi di no. Ha detto e scritto ormai parecchie volte «Non mollo». Probabilmente, mancando un mese al voto, è forse anche tecnicamente impossibile.
• E allora, poiché in politica nulla avviene per caso o per dar retta ai buoni sentimenti, come si spiega il comportamento del suo partito?
L’8 novembre si vota non solo per eleggere il presidente degli Stati Uniti, ma anche per rinnovare in toto la Camera e parzialmente il Senato. Bisogna anche rieleggere dodici governatori. In questo istante, la situazione è questa: Camera, 247 repubblicani e 188 democratici. Senato: 54 repubblicani e 44 democratici + due indipendenti che finora hanno sempre votato con i repubblicani. Governatori: su dodici da rieleggere sette sono repubblicani. Il Senato va rinnovato per un terzo: degli uscenti, 24 sono repubblicani e 10 democratici.
• In altri termini: a parte la Casa Bianca, i repubblicani sono maggioranza ovunque.
E rischiano di perdere questa maggioranza se il numero di elettori che, pur non volendo votare la Clinton, non vorranno votare nemmeno Trump, diserterà le urne. A un tratto, probabilmente in seguito a qualche sondaggio commissionato all’interno dei loro sostenitori, i repubblicani hanno capito che possono perdere molto più della Casa Bianca. È esemplare, da questo punto di vista, la posizione assunta da Paul Ryan, portavoce repubblicano alla Camera (una figura, cioè, molto importante), che aveva definito «disgustoso» il Trump che emerge dal video sessista dell’altro giorno. Due giornali - Politico e The Hill - riferiscono senza essere smentiti che c’è stata una riunione a porte chiuse, e in questa riunione a porte chiuse Ryan avrebbe detto che smetterà di difendere Trump, pur senza attaccarlo e anzi tentando ancora di farlo vincere, e che si concentrerà invece sull’obiettivo di mantenere la maggioranza dei repubblicani al Congresso. Uno di quelli presenti alla riunione ha riferito questa frase di Ryan: «Bisogna evitare che a Hillary Clinton sia consegnato un assegno in bianco attraverso un Congresso controllato dai democratici». Ryan ha esortato i presenti «a operare nei vostri distretti nel modo migliore per il vostro interesse». • Che cosa dicono i sondaggi?
L’ultimo sondaggio Nbc/Wsj, realizzato dopo la diffusione del video con le frasi sessiste di Donald Trump ma prima del secondo faccia a faccia televisivo (cioè tra sabato e domenica), assegna a Hillary il 46% delle preferenze e a Trump il 35%. S’è tenuto conto anche dei due concorrenti né democratici né repubblicani, cioè il candidato libertario Gary Johnson (9%) e la verde Jill Stein (2%). Se non si considerano Johnson e Stein, la Clinton sta al 52% e Trump al 38%. Un distacco di 14 punti, dovuto anche alle defezioni dei repubblicani illustri. Prima di tutto la famiglia Bush, poi Carly Fiorina, che fu governatore della Florida, Mitt Romney, già candidato alla Casa Bianca e governatore del Massachusetts, Michail Hayden, ex direttore della Cia, William Cohen, che fu segretario alla Difesa, e molti altri. Pezzi grossi, a cui Trump ha risposto su twitter: «Quanti repubblicani ipocriti e moralisti». Donald ha tenuto una conferenza stampa in un hotel di St. Louis con alcune donne che in passato hanno messo sotto accusa Bill Clinton. Tra queste anche Paula Jones.
• Com’è andato il confronto in tv di domenica notte?
Lui è partito lancia in resta, dicendo a Hillary che se fosse eletto la manderebbe in galera per via della storia delle mail. I due si sono scambiati accuse per la prima ora, poi hanno discusso di terrorismo e frontiere. Hillary le vuole aperte, e Trump chiuse. Ciascuno, insomma, ha parlato soprattutto ai suoi elettori. Nonostante i sondaggi, sarà bene non dimenticare le dichiarazioni di ieri al Corriere della Sera di Melody Potter, leader del comitato repubblicano in West Virginia: «Conosco molte donne che restano con Trump. Penso che i media diffondano i numeri dei sondaggi per scoraggiare chi vuole votare per lui, ma non perderà il voto degli evangelici perché in lui vediamo l’opera di Dio. E poi cosa ha fatto Hillary Clinton per le donne? Da senatrice di New York pagava le dipendenti meno degli uomini e non difende le donne perché è favorevole all’aborto».
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