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 2016  ottobre 11 Martedì calendario

A Teheran i centri commerciali spuntano come funghi in autunno

Il progetto Giant Teheran, da 250 mila metri quadrati alla periferia nord-ovest della capitale iraniana, fa parte della nuova generazione di shopping malls che stanno spuntando in tutto il paese, rimodellando il panorama commerciale dell’Iran uscito da un lungo periodo di paralisi economica causato da anni di sanzioni.
Il mega centro commerciale, costruito dalla società immobiliare del magnate Ali Ansari, è uno dei circa 300 immobili commerciali che sono attualmente in costruzione in tutto il paese per soddisfare la crescente domanda dei consumatori domestici, secondo quanto ha riferito al Wall Street Journal, Boris Planer, capo economista di Planet Retail di Francoforte.
Il nuovo modello di centro commerciale che si sta imponendo a Teheran (8 milioni di abitanti) registra l’abbandono di shopping center di medie dimensioni nelle periferie a favore di giganteschi malls con brand di lusso come l’iconico Iran Mall che conta anche una pista di pattinaggio, una fontana musicale, un giardino centrale, un annesso hotel e uno spazio per gli spettacoli.
In Iran, nonostante il potere ultraconservatore dell’ayatollah, contrario a uno stile di vita sontuoso e favorevole ai prodotti made in Iran, sono in molti, però, tra gli 80 milioni di abitanti del paese, ad apprezzare gli articoli di lusso, dall’abbigliamento alle calzature, e altro ancora, dei brand occidentali in vendita nei malls. Questi sono circa il 17% della spesa delle famiglie iraniane, come ha rivelato una recente indagine della banca centrale del paese. E la spesa cresce molto in fretta.
Così l’obiettivo degli sviluppatori dei centri commerciali è quello di riuscire a catturare il boom dei consumi nel paese che conta una classe media facoltosa, informata sui brand e con un moderno stile di vita, che diversamente andrebbe a comprare all’estero, nei malls di Dubai o della Turchia. L’anno scorso la spesa pro capite a Teheran è stata di 4.300 dollari (3.858 euro), come in Medio Oriente.
Durante il periodo delle sanzioni, i ricchi Iraniani avevano ridotto la liquidità per l’indebolimento della moneta locale riyal e per l’inflazione galoppante che aveva raggiunto il picco del 30% nel 2013. Questo trend ha contribuito a indirizzare i capitali nell’immobiliare, compresi i centri commerciali, che sono stati visti come barriere contro le turbolenze.
Ma un gran numero di quei centri commerciali era basico, e perlopiù vendeva prodotti importati da Cina e Turchia. Gli sviluppatori di malls sperano in una domanda di centri commerciali più moderna, stile occidentale, dopo l’accordo dell’anno scorso sul nucleare, entrato in vigore a gennaio 2016, che ha eliminato l’embargo e le sanzioni. I risultati non sono ancora quelli sperati, ma alcuni operatori stranieri hanno cominciato a studiare il mercato iraniano molto seriamente. A febbraio il marchio di lusso Roberto Cavalli ha aperto il suo primo negozio in Iran. È una buona notizia per Masoud Sarrami, che ha costruito nel 2012 il più grande mall dell’Iran, l’Isfahan City Center di 460 mila metri quadrati, investendo un miliardo di dollari (897 milioni di euro). È una buona notizia perché l’eliminazione delle sanzioni rende possibile l’ingresso nel paese di brand che prima non potevano entrare. Agli iraniani il lusso piace.