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 2016  ottobre 11 Martedì calendario

L’Emilia spende 600mila euro per comprare sperma

Un bando pubblico diverso da tutti gli altri. Un bando che è gia diventato un caso perché di mezzo non ci sono strade da asfaltare né ponti da costruire, ma nuove possibili vite umane. Tutto lecito, tutto previsto dalla legge. Ma quando la Regione Emilia Romagna ha concluso il bando per trovare banche europee specializzate nella fornitura di gameti, cioè ovociti e spermatozoi, è scoppiato un caso. Due anni fa la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa, e così moltissime coppie hanno deciso di ricorrere a questa tecnica (che prevede l’uso di spermatozoi o di ovociti di donatori). Ma se da una parte c’è il grande desiderio delle coppie di diventare genitori, dall’altra c’è un problema oggettivo: mancano i gameti, insomma non ci sono abbastanza ovuli e spermatozoi per soddisfare le richieste. L’Emilia Romagna ha deciso di rivolgersi alle banche estere mettendo sul piatto 600mila euro in due anni. «Per ogni confezione di ovociti» ha spiegato Silvana Borsari, del servizio di assistenza territoriale è previsto un rimborso alla banca fornitrice di circa 2500 euro, soprattutto per le spese di trasporto e di conservazione». Prima di indire il bando la Regione (dove per la fecondazione assistita si paga un ticket di 500 euro), ha tentato un’altra strada. «Il tuo dono, la loro felicità. Aiuta una coppia ad avere un figlio». Con questo slogan, il servizio sanitario regionale ha cercato di incenvitare la donazione di gameti maschili e femminili. Ma nonostante lo spot molto accattivante, non ci sono stati donatori volontari. In alcuni Paesi, in Inghilterra, per esempio, è previsto un indennizzo per chi decide di rendere felice un’altra coppia donando il proprio seme. In Italia no. L’Emilia Romagna ha stabilito che i donatori sono «esentati dalla partecipazione alle spese per gli esami e le visite che riguardano l’idoneità alla donazione» ma non è previsto nessun tipo di rimborso economico. Le donne che decidono di donare ovociti, inoltre, sono sottoposte a una stimolazione a base di ormoni con un monitoraggio costante e questo certamente scoraggia quelle che, per slancio altruistico, sarebbero anche disposte a donare i propri ovuli. La campagna di sensibilizzazione non ha dato grandi risultati e così la Regione ha intrapreso anche la strada della gara tra le banche del seme straniere. In attesa ci sono 700 coppie, in un anno e mezzo solo 84 pazienti sono stati trattati. I numeri parlano chiaro: servono gameti. Indignato il cardinale Carlo Caffarra. «L’idea di un bando per acquistare le cellule che consentono anche a coppie sterili di avere un figlio è aberrante». E ancora: «Ci rendiamo conto che stiamo trattando usando denari pubblici per comprare uomini». Secondo il cardinale si «producono le cose, non i bambini e questa è una produzione di bambini, ma la logica della produzione deturpa la dignità dell’individuo». Per questo invita tutti a scendere in piazza «per fermare il male».