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 2016  ottobre 11 Martedì calendario

Langone sul battesimo del figlio di Vendola– «Non ho trovato nulla da ridire», ha dichiarato l’arcivescovo di Gaeta nella cui giurisdizione è stato battezzato il cosiddetto figlio di Nichi Vendola, in realtà un bambino che dal punto di vista biologico, genetico, insomma naturale, con Vendola non c’ entra un fico secco

Langone sul battesimo del figlio di Vendola– «Non ho trovato nulla da ridire», ha dichiarato l’arcivescovo di Gaeta nella cui giurisdizione è stato battezzato il cosiddetto figlio di Nichi Vendola, in realtà un bambino che dal punto di vista biologico, genetico, insomma naturale, con Vendola non c’ entra un fico secco. Quando il clero pecca di omissione tocca ai laici parlare e lo faccio malvolentieri anche perché c’è il rischio di passare per spietati: ma come, volevi negare il battesimo al piccolo Tobia? No, non mi sogno di negare il battesimo a nessuno, figuriamoci a un infante incolpevole, e però non accetto che si faccia di un sacramento l’occasione di una dissacrazione. Anzi di una dissacrazione doppia, quella del matrimonio e quella dell’ordine sacro ovvero del sacerdozio. Dissacrazione del matrimonio perché il battesimo di Tobia è fatalmente apparso come una benedizione della convivenza more uxorio fra Nichi Vendola e il padre biologico del bambino, Eddy Testa (Nichi, Eddy: manco i nomi sono da cristiani...). In barba alla Bibbia, all’Antico Testamento, al Nuovo Testamento e pure al Catechismo vigente che all’articolo 2357 recita: «Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale». Dissacrazione del sacerdozio perché questo battesimo per la forma esterna che ha preso, così strombazzato e corredato di parole in libertà, ha rappresentato parroco e vescovo come uomini di mondo anziché di Dio. Che magari non è vero, o non del tutto, ma questo è sembrato e sembra. Abitassi a Suio Terme avrei d’ora in poi qualche problema ad assistere alle messe di don Natalino Di Rienzo, il battezzatore materiale, secondo il quale «i padrini sono persone nella fede», e ci mancherebbe, mentre «i genitori hanno fatto regolare percorso». Quale percorso? E, soprattutto, quali genitori? Per quale motivo la madre di Tobia non viene mai citata? Dove l’hanno nascosta? Il totalitarismo omosessualista a cui l’arcidiocesi di Gaeta si è inchinata assomiglia sempre più al totalitarismo comunista: ricordate le foto sovietiche ritoccate, quelle in cui Trotsky e gli altri rivoluzionari caduti in disgrazia venivano cancellati affinché ci si dimenticasse perfino della loro esistenza? Vendola, che comunista lo è stato, se le ricorderà senz’altro... Nelle foto delle famiglie omogenitoriali c’è spesso una persona sbianchettata, la donna che per nove mesi ha portato in grembo la creatura poi sottrattale, subito dopo la nascita, dagli atroci committenti. A Tobia hanno rubato la mamma, e l’arcivescovo di Gaeta non ci trova nulla da ridire.