Michelangelo Socci, LaVerità 11/10/2016, 11 ottobre 2016
FILOSOFI E SCIENZIATI ROTTAMANO DARWIN L’EVOLUZIONE È UN DISEGNO INTELLIGENTE
Era il 1991 quando Philip Johnson, consigliere del Center for Science and culture e professore emerito della UC Berkeley’s boalt hall school of law, pubblicò il suo Darwin’s on trial.
Johnson ha recentemente spiegato che «il nocciolo del libro è quello di dimostrare che la teoria evolutiva è basata più su una sorta di filosofia naturalista che non sull’evidenza scientifica».
Apparentemente la storia doveva finire lì, ma poi è successo qualcosa da cui lui stesso è rimasto stupito. Sulla scia della sua contestazione al darwinismo, si sono espressi numerosi autorevoli studiosi.
MISTERI NON RELIGIOSI
Nel 1996, Michael Behe, professore di biochimica alla Lehigh University in Pennsylvania, pubblicò Darwin’s Black Box. Behe pone al centro del libro il mistero (non teologico, ma scientifico) della vita biomolecolare e dimostra che Darwin non ne ha dato alcuna spiegazione; il che rischia di compromettere gran parte delle sue affermazioni.
D’altra parte c’è anche da tener presente che ai tempi di Darwin (XIX secolo) non era ancora stato scoperto il Dna che – obiettivamente – ha aperto scenari del tutto nuovi alla biologia.
Proprio in forza delle scoperte del XX secolo, Behe non si ferma alla contestazione di Darwin, ma va oltre e ripropone, arricchendola, la teoria del Disegno Intelligente che già dagli anni Ottanta aveva avuto una sua prima formulazione.
Di questa nuova prospettiva scientifica, che in America ha acceso da anni un importante dibattito che ha coinvolto tutti, dagli studenti dei college alla stessa Casa Bianca, in Italia non è arrivata quasi nessuna eco. Basti pensare che dei libri citati sopra solo La Scatola Nera di Darwin è stato tradotto nella nostra lingua (peraltro da un piccolo editore e con un ritardo di nove anni).
Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è la solita conoscenza approssimativa dei fatti.
In un articolo comparso sul Corriere della Sera il 9 agosto 2012, ad esempio, il Disegno Intelligente viene presentato come l’ennesima teoria creazionista della Bible Belt americana.
JONATHAN WELLS
Come invece spiega Jonathan Wells (che ha conseguito il dottorato in biologia all’Università di Berkeley e in teologia alla Yale University), nel suo libro Le balle di Darwin, il Disegno Intelligente non ha nulla a che vedere con la teologia e con il tema religioso della creazione.
La preoccupazione degli scienziati che lavorano sul Disegno Intelligente non è quella di dimostrare l’esistenza di Dio o altri dogmi religiosi.
L’obiettivo è semplicemente quello di rintracciare e decifrare nel microcosmo e nel macrocosmo le tracce scientifiche inequivocabili di una razionalità, di un progetto che tutt’oggi continua a realizzarsi.
TEORIE PROBABILISTICHE
William Dembski (Master of Science in statistica all’Università dell’Illinois, che ha conseguito il dottorato in matematica a Chicago e la nomina a scientae magister nel 1988) nel suo Intelligent Design: il ponte fra Scienza e Teologia, spiega, tra l’altro, una delle leggi probabilistiche (e non filosofiche) sulle quali l’intera teoria si basa: la legge di Borel, in seguito ampliata da Dembski stesso.
Secondo quest’ultima, si può escludere la casualità e prendere in considerazione il progetto intelligente ogni qualvolta che un dato fenomeno superi i 500 bit d’informazione.
La legge si basa sul cosiddetto criterio di complessità-specificazione enunciato in base a determinati principi della fisica e della cosmologia.
Un esempio chiarissimo è rappresentato proprio dal Dna (ovvero la materia prima di ogni organismo vivente), con i suoi 100 milioni di bit d’informazione per molecola.
Si consideri semplicemente che una cellula vivente ha un contenuto d’informazioni che è pari a 5.000 volte l’intera Divina Commedia.
È dunque del tutto irrazionale immaginare che un tale trionfo di complessità possa essere generato dal caso, così come sarebbe irrazionale credere che anche un solo canto della Divina Commedia si fosse prodotto casualmente per un’accidentale caduta di un contenitore di inchiostro su un foglio di carta.
In realtà, nel pensiero comune è diffusa proprio l’idea che la vita sia emersa da una fortuita e fortunatissima sequela di eventi, che dal caos primordiale hanno fatto emergere esseri viventi di estrema complessità.
Ma, per riprendere un’immagine dello scienziato Fred Hoyle, questo sarebbe come «credere che un tornado, infuriando in un deposito di sfasciacarrozze, abbia messo insieme un boeing».
Potremo quindi concludere che se voleste vedere la «macchina» più complessa, efficiente e strabiliante mai progettata, vi basterà guardarvi allo specchio. Non serve l’iPhone 7, tanto meno le ultime tecnologie di livello avanzato.
SCIENZA DEL NOVECENTO
A dirlo è la grande Scienza del Novecento.
Si potrebbe affermare che la più straordinaria intuizione scientifica di questo secolo è stata proprio il Disegno Intelligente.
Addirittura Stephen Hawking, scienziato tutt’altro che credente, dice: «L’intera storia della scienza è una graduale presa di coscienza del fatto che gli eventi non accadono in modo arbitrario, ma che riflettono un certo ordine sottostante.
E la lista di nomi illustri non finisce qui.
Albert Einstein afferma che «chiunque sia seriamente coinvolto nella ricerca scientifica, si convince che le leggi della natura manifestino l’esistenza di uno spirito immensamente superiore a quello dell’uomo davanti al quale noi, con i nostri poteri, ci dobbiamo sentire umili».
DA EINSTEIN IN POI
Francis Crick (scopritore de la struttura elicoidale del Dna) chiama addirittura in causa il miracolo: «Un uomo onesto, munito di tutte le conoscenze attuali, può solo affermare che per ora, in un certo senso, l’origine della vita appare quasi un miracolo, tante sono le condizioni che debbono essere soddisfatte perché il meccanismo si metta in moto».
Neanche il premio Nobel per la fisica Anthony Hewish nutre dei dubbi a riguardo: «Dall’osservazione scientifica arriva un messaggio molto chiaro.
E il messaggio è questo: l’universo è stato prodotto da un essere intelligente». Possiamo soltanto sperare che questa prospettiva scientifica possa presto irrompere nella provinciale cultura del nostro Paese.