
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Italia non fa altro che parlare di Brenda...
• A proposito, come si chiamava veramente?
Wendel Mendes Paes. Avrebbe compiuto 32 anni sabato prossimo. Era nato in Brasile, a Belem do Parà, di fronte all’Oceano Atlantico, il 28 novembre 1977. Famiglia modesta, religiosissima, oltre tutto Belem in brasiliano significa «Betlemme ». Dopo anni di interventi chirurgici e cure ormonali era diventato Blenda. Nel 2004 era arrivato a Roma e in breve si era affermato come uno dei transessuali più pagati. Nella capitale il nome d’arte gli era stato storpiato in Brenda. Era alto un metro e 90, aveva braccia lunghe e muscolose, mani grandi quasi quanto il seno (portava l’ottava). Tutti lo chiamavano «Brendona». Particolare da non dimenticare quando si pensa all’assassino o agli assassini. Anche se Blenda voleva esser femmina, fare a botte con Wendel poteva risultare complicato. Chi l’ha ammazzato – se è stato ammazzato – s’è tenuto alla larga. Sul corpo, trovato in terra vicino al letto, coperto solo da un lenzuolo, non c’è neanche un graffio.
• L’autopsia è stata fatta?
Sì, e ha confermato che la morte è avvenuta per asfissia da ossido di carbonio. La Tac ha invece evidenziato che sul corpo non ci sono lesioni. Ora bisognerà capire quanto il povero trans aveva bevuto, se era ubriaco o no. Vicino al cadavere è stata trovata una bottiglia di whisky, marca Ballantine, la sua preferita. Aveva brindato con l’amico Barbara prima di andare a battere davanti al Bowling. Barbara ha raccontato a L’Altro Quotidiano di averla vista in giro ancora alle cinque e mezza, in cerca di goccioline per dormire. Almeno l’ora è sbagliata: la chiamata ai vigili del fuoco che avvertiva di un incendio in via Due Ponti 180 è delle 4.16.
• Delitto o suicidio?
Le dico la verità, non si capisce niente. La porta dell’appartamento- scantinato era chiusa a chiave con una sola mandata. Un mazzo di chiavi era dentro, ma non attaccato alla serratura. Non ci sono segni di effrazione, perciò se è un delitto l’assassino aveva le chiavi: dopo aver fatto quello che ha fatto, è uscito e ha dato un giro nella toppa. Il problema è: che cosa ha fatto? Deve essere entrato con Brenda, deve averla fatta bere fino allo sfinimento, quando lei si è addormentata ha messo il computer nel lavabo, ha aperto il rubinetto dell’acqua, ha appiccato il fuoco, è uscito dando una mandata alla serratura. Non è però così liscia come sembra. Intanto: come ha appiccato il fuoco? La polizia esclude la prima ipotesi, quella del liquido infiammabile: non ne è stato trovato. Le pareti risultano annerite, quindi delle fiammate devono esserci state. Oppure: ha soffocato Brenda ubriaca con un cuscino e poi ha dato fuoco all’appartamento. Ci sono obiezioni in tutti e due i casi. Il computer sotto l’acqua è un mistero assoluto. Se voleva distruggerne il contenuto poteva portarselo via e buttarlo nel Tevere. Mi pare molto più probabile l’altra versione, e cioè chi ha messo il computer sotto l’acqua voleva salvarlo dall’incendio. Questo rafforza l’ipotesi del suicidio.
• Perché?
Se c’è un assassino in giro, la sua principale preoccupazione finora sembra essere stata quella di far sparire foto, filmati e indirizzi. Il cellulare del pusher Cafasso è scomparso subito dopo la sua morte il 12 settembre, i romeni che avrebbero rapinato Brenda nella notte tra l’8 e il 9 novembre le avrebbero scippato la borsetta, preso il telefonino e restituito la borsetta. Stavolta il computer, che avrebbe dovuto essere il vero obbiettivo dell’assassino, è stato lasciato sul posto. Perciò: Brenda non ne può più, è disperata, si ubriaca, mette il computer sotto l’acqua perché si salvi dal fuoco e faccia sapere a tutti la verità sul mondo schifoso che la circonda e poi dà fuoco alla casa per morire. Era effettivamente molto autolesionista, il giorno dello scippo s’era messa a dare testate sul marciapiede.
• Sembra funzionare.
Non funziona poi troppo. Che significato ha la valigia pronta vicino alla porta? E come mai il corpo stava per terra? E uno che si vuole ammazzare, va a battere prima davanti al Bowling? Forse funziona meglio la tesi dell’incidente. Brenda è disgustata e infelice. Ha fatto mercato del suo corpo per l’ultima volta. Torna a casa e prepara la valigia: vuole tornare in Brasile. Quindi va a dormire, beve un altro bicchiere mentre sta a letto, s’addormenta. Intanto, per qualche ragione, l’appartamento va a fuoco. Il trans si sveglia, si alza dal letto, tenta di scendere dabbasso, ma è soffocato dal fumo. Perde i sensi, muore. Potrebbe essere, no? C’è solo un particolare: perché, prima di andare a dormire, ha messo il computer sotto il rubinetto? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/11/2009]
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