Alberto Statera, la Repubblica 22/11/2009, 22 novembre 2009
«Il Faraone è tornato e saprà distinguere tra amici e nemici», tuona minaccioso Giancarlo Abelli, deputato e vicecoordinatore nazionale del Popolo delle Libertà, detto per l´appunto il Faraone, nella sala grande del collegio Cardano di Pavia
«Il Faraone è tornato e saprà distinguere tra amici e nemici», tuona minaccioso Giancarlo Abelli, deputato e vicecoordinatore nazionale del Popolo delle Libertà, detto per l´appunto il Faraone, nella sala grande del collegio Cardano di Pavia. reduce da un «vertice» milanese con Roberto Formigoni, Ignazio La Russa e Mariastella Gelmini dedicato ad affrontare lo scandalo della bonifica di Santa Giulia-Montecity, il nuovo quartiere che forse galleggia su un mare di veleni, dove è affogato oberato dai debiti Luigi Zunino e che sta terremotando la politica lombarda. Fino al punto da farla sembrare la tarda replica della saga del «mariuolo» craxiano Mario Chiesa, configurando la tangentopoli milanese del nuovo millennio, targata non più Psi, ma Cl-Pdl. Ciò che giorno dopo giorno sembra rendere ormai una scommessa la ricandidatura del governatore ciellino al Pirellone nel prossimo marzo. Non meno di duecento persone capeggiate dal sindaco pavese Alessandro Cattaneo, cui sfugge una lacrimuccia, da quello di Vigevano Ambrogio Cotta, dal presidente della provincia Vittorio Poma e dai «generali» della sanità lombarda, omaggiano il Faraone redivivo. Il quale rivela commosso di aver appena ricevuto una lettera dalla sua signora Rosanna Gariboldi, ex assessore alla provincia di Pavia, in carcere per associazione a delinquere e riciclaggio di 22 milioni di euro insieme a Giuseppe Grossi, il ras delle bonifiche ambientali, quello che regalava orologi a politici e funzionari (per 6 milioni e mezzo di euro) come un distintivo di appartenenza al suo clan. Lady Abelli, come la chiamano a Milano, in cella si dispera, «ma noi siamo forti - avverte il marito in quel melting pot di ex democristiani, ex socialisti, ex fascisti, ex comunisti confluiti nel nuovo potere berlusconian-ciellino - e se qualche finto amico pensa che il vecchio leone sia ferito e vuole tirargli un calcio, si sbaglia di grosso. Quel leone è vivo e il suo morso è ancora potente». Come quello della leonessa, che il tribunale del riesame, oltre ai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, considerano dotata di «una capacità criminale non comune» e parte di un «meccanismo ben lungi dall´essere completamente disvelato». Formigoni, che ancora nel giugno scorso concesse graziosamente 44 milioni di euro aggiuntivi per una bonifica che forse in realtà non si è mai fatta, è avvertito. Il Faraone e la Lady non finiranno da soli sotto la valanga che sta per staccarsi dal Pirellone, dalla galassia di Comunione e Liberazione e del braccio operativo della Compagnia delle Opere, che in tre lustri col formigonismo sono diventate un blocco di potere economico da 70 miliardi di euro di fatturato, di cui quasi la metà realizzata in Lombardia, attraverso migliaia di società, cooperative, fondazioni lautamente finanziate in un sistema di autoalimentazione che svuota lo Stato dall´interno. In principio fu soprattutto la sanità, dove le scorrerie non si contano dai tempi dello scandalo delle ricette d´oro, che costò alla regione 60 miliardi di lire. «Per me - disse allora ai magistrati il ras della sanità Giuseppe Poggi Longostrevi, poi morto suicida - pagare Abelli era come stipulare un´assicurazione». Oggi definire i confini della galassia è una missione quasi impossibile: dalla sanità all´edilizia, dalle opere pubbliche all´housing sociale, dalla formazione alle bonifiche, dalle associazioni professionali alle cave. E il Pdl, vuoi ramo Forza Italia vuoi ramo Alleanza nazionale, si trasfonde ormai nel devoto business della galassia ciellina. Lady Abelli era socia in affari di due assessori regionali in carica e di un ex assessore in svariate attività immobiliari. Si sfila qualche mese fa a favore di misteriose società lussemburghesi quando sente che la valanga della bonifica di Santa Giulia sta per precipitare. Ma il socio Massimo Ponzoni, assessore all´Ambiente, continua a costruire attraverso una società della moglie. Massimo Buscemi, assessore alle Reti e Servizi di utilità, e Giorgio Pozzi ex responsabile all´Innovazione a all´Artigianato, partecipano come azionisti di maggioranza a una speculazione immobiliare nel Varesotto. La società si chiama «Lux ad sidera» e i terreni sono stati venduti dalle suore Canossiane. La devozione prima di tutto, ad onore del virgineo formigonismo. Il monito a Pavia del Faraone, detto anche «Telefonino», per il ruolo di comunicazione via cellulare ricoperto da anni tra Formigoni e Berlusconi, che notoriamente non si amano, deve aver avuto un suono sinistro per molti. A cominciare proprio dai tre personaggi incontrati prima della maschia esternazione pavese, seguita di pochi giorni a quella al fianco di Rocco Buttiglione nel Castello di Bereguardo, dove scolpì una scomunica per «la lobby degli omosessuali, perché gli esseri umani sono necessariamente o uomini o donne». Che ci faceva Maria Stella Gelmini all´incontro con il governatore e con il coordinatore Pdl La Russa? Il ministro dell´Istruzione, finora considerata possibile candidata alla presidenza della Lombardia per il Pdl in caso di dipartita di Formigoni, aspetta un figlio da Giorgio Patelli, immobiliarista bergamasco, già socio della Tecno-Geo, che ha fatto parte - alla faccia del conflitto d´interessi - del comitato regionale per le valutazioni di impatto ambientale sull´apertura di nuove cave, cui sono molto interessati i pm del caso Montecity, che ne hanno chiesto con insistenza all´assessore Ponzoni in un interrogatorio durato dieci ore. I nuovi filoni d´inchiesta pullulano e non si sa dove potranno portare. «Formigoni è prigioniero da quindici anni della Lombardia - dice il segretario del Pd Maurizio Martina - ma la Lombardia dopo quindici anni non può più essere prigioniera di Formigoni e del suo sistema di potere». E il capo del gruppo consiliare Carlo Porcari ha depositato la mozione con trenta firme di consiglieri regionali per l´istituzione di una commissione d´inchiesta sullo scandalo Santa Giulia-Montecity, che potrebbe ulteriormente azzopparlo alla vigilia della ricandidatura, che lui stesso nell´ultima settimana ha dato per certa per almeno diciassette volte, senza che nessuno aprisse mai bocca per confermarla. Confabulano i leghisti e ridacchiano tra loro. Altro che Veneto e Piemonte. Se la valanga continua a scivolare verso il Pirellone ciellino, forse si materializza il sogno di Umberto Bossi: il nuovo grattacielo voluto da Formigoni, più bello e soprattutto più alto del Pirellone, finalmente alla Lega. Dio e il popolo lo vogliono. Per Roberto Castelli? Troppo leggero. Per Roberto Maroni o Alberto Giorgetti, pesi più consistenti? E perché no per il senatùr in persona? Chi potrebbe mai dire di no a Umberto Bossi governatore della Lombardia? a. staterarepubblica. it