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 2009  novembre 22 Domenica calendario

L’Italia non fa altro che parlare di Brenda...• A proposito, come si chiamava veramente?Wendel Mendes Paes

L’Italia non fa altro che parlare di Brenda...

A proposito, come si chiamava veramente?
Wendel Mendes Paes. Avrebbe compiuto 32 anni sabato prossi­mo. Era nato in Brasile, a Be­lem do Parà, di fronte all’Ocea­no Atlantico, il 28 novembre 1977. Famiglia modesta, reli­giosissima, oltre tutto Belem in brasiliano significa «Bet­lemme ». Dopo anni di interven­ti chirurgici e cure ormonali era diventato Blenda. Nel 2004 era arrivato a Roma e in breve si era affermato come uno dei transessuali più pagati. Nella capitale il nome d’arte gli era stato storpiato in Brenda. Era alto un metro e 90, aveva brac­cia lunghe e muscolose, mani grandi quasi quanto il seno (portava l’ottava). Tutti lo chia­mavano «Brendona». Particola­re da non dimenticare quando si pensa all’assassino o agli as­sassini. Anche se Blenda vole­va esser femmina, fare a botte con Wendel poteva risultare complicato. Chi l’ha ammazza­to – se è stato ammazzato – s’è tenuto alla larga. Sul corpo, tro­vato in terra vicino al letto, co­perto solo da un lenzuolo, non c’è neanche un graffio.

L’autopsia è stata fatta?
Sì, e ha confermato che la mor­te è avvenuta per asfissia da os­sido di carbonio. La Tac ha inve­ce evidenziato che sul corpo non ci sono lesioni. Ora biso­gnerà capire quanto il povero trans aveva bevuto, se era ubriaco o no. Vicino al cadave­re è stata trovata una bottiglia di whisky, marca Ballantine, la sua preferita. Aveva brindato con l’amico Barbara prima di andare a battere davanti al Bowling. Barbara ha racconta­to a L’Altro Quotidiano di aver­la vista in giro ancora alle cin­que e mezza, in cerca di goccio­line per dormire. Almeno l’ora è sbagliata: la chiamata ai vigi­li del fuoco che avvertiva di un incendio in via Due Ponti 180 è delle 4.16.

Delitto o suicidio?
Le dico la verità, non si capisce niente. La porta dell’apparta­mento- scantinato era chiusa a chiave con una sola mandata. Un mazzo di chiavi era dentro, ma non attaccato alla serratu­ra. Non ci sono segni di effrazio­ne, perciò se è un delitto l’assas­sino aveva le chiavi: dopo aver fatto quello che ha fatto, è usci­to e ha dato un giro nella top­pa. Il problema è: che cosa ha fatto? Deve essere entrato con Brenda, deve averla fatta bere fino allo sfinimento, quando lei si è addormentata ha messo il computer nel lavabo, ha aper­to il rubinetto dell’acqua, ha ap­piccato il fuoco, è uscito dando una mandata alla serratura. Non è però così liscia come sem­bra. Intanto: come ha appicca­to il fuoco? La polizia esclude la prima ipotesi, quella del li­quido infiammabile: non ne è stato trovato. Le pareti risulta­no annerite, quindi delle fiam­mate devono esserci state. Op­pure: ha soffocato Brenda ubriaca con un cuscino e poi ha dato fuoco all’appartamento. Ci sono obiezioni in tutti e due i casi. Il computer sotto l’acqua è un mistero assoluto. Se vole­va distruggerne il contenuto poteva portarselo via e buttar­lo nel Tevere. Mi pare molto più probabile l’altra versione, e cioè chi ha messo il computer sotto l’acqua voleva salvarlo dall’incendio. Questo rafforza l’ipotesi del suicidio.

Perché?
Se c’è un assassino in giro, la sua principale preoccupazione finora sembra essere stata quel­la di far sparire foto, filmati e indirizzi. Il cellulare del pusher Cafasso è scomparso subito do­po la sua morte il 12 settembre, i romeni che avrebbero rapina­to Brenda nella notte tra l’8 e il 9 novembre le avrebbero scip­pato la borsetta, preso il telefo­nino e restituito la borsetta. Stavolta il computer, che avreb­be dovuto essere il vero obbiet­tivo dell’assassino, è stato la­sciato sul posto. Perciò: Bren­da non ne può più, è disperata, si ubriaca, mette il computer sotto l’acqua perché si salvi dal fuoco e faccia sapere a tutti la verità sul mondo schifoso che la circonda e poi dà fuoco alla casa per morire. Era effettiva­mente molto autolesionista, il giorno dello scippo s’era messa a dare testate sul marciapiede.

Sembra funzionare.
Non funziona poi troppo. Che significato ha la valigia pronta vicino alla porta? E come mai il corpo stava per terra? E uno che si vuole ammazzare, va a battere prima davanti al Bowling? Forse funziona me­glio la tesi dell’incidente. Bren­da è disgustata e infelice. Ha fatto mercato del suo corpo per l’ultima volta. Torna a casa e prepara la valigia: vuole torna­re in Brasile. Quindi va a dormi­re, beve un altro bicchiere men­tre sta a letto, s’addormenta. In­tanto, per qualche ragione, l’ap­partamento va a fuoco. Il trans si sveglia, si alza dal letto, ten­ta di scendere dabbasso, ma è soffocato dal fumo. Perde i sen­si, muore. Potrebbe essere, no? C’è solo un particolare: perché, prima di andare a dormire, ha messo il computer sotto il rubi­netto? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/11/2009]