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 2009  novembre 22 Domenica calendario

VLADIMIRO POLCHI

ROMA - «Sull´immigrazione, come farai a convincere quelli di destra?». La domanda chiave la fa Gabriel, 15 anni, filippino. A bruciapelo. Gianfranco Fini sorride: «Bella domanda, bisognerà discutere, ma sono certo che si convinceranno». Il presidente della Camera incassa l´ennesimo applauso: ad ascoltarlo una cinquantina di alunni d´origine straniera della periferia romana, Torpignattara, a forte concentrazione multietnica. Fini parla a braccio, fa domande e risponde a quelle dei bambini. L´incontro è lontano da ogni protocollo. Ma le parole pesano e innescano l´ennesima polemica tutta interna alla maggioranza: «Se c´è qualche stronzo - azzarda Fini - che dice qualche parola di troppo, se qualcuno pensa che siete diversi perché stranieri, qualche parolaccia la merita. Voi la pensate e io la dico». I bimbi applaudono, la Lega un po´ meno, con Roberto Calderoli pronto a replicare che «stronzo» è anche chi illude gli immigrati.
Il nuovo scontro nasce da un incontro del presidente di Montecitorio con i ragazzi del centro "Semina", gestito dall´associazione "Nessun luogo é lontano". Il centro è a due passi dalla scuola elementare Carlo Pisacane, balzata agli onori delle cronache per la sua altissima percentuale di alunni stranieri (ben oltre l´80%). Ad accogliere Fini cinquanta "nuovi italiani": bambini e ragazzi originari della Cina, Bangladesh, Eritrea, Marocco. I loro nomi colorano tutte le pareti dell´aula: Fatema, Alif, Salma, Rifat, Shifat, Sardin, Jannatul. Fini sveste i panni istituzionali e, microfono alla mano, si mette a far domande ai bambini: chiede il Paese d´origine dei genitori, il luogo di nascita, il loro credo religioso. Le maestre devono aver preparato bene gli alunni: Fini è quello del voto agli immigrati, della cittadinanza a 11 anni, dello ius soli. I bambini lo sanno e lo dimostrano nelle domande. Ne nasce un vero e proprio dibattito, fatto anche di battute e gag. Sul tavolo degli imputati, finisce subito la Bossi-Fini. Fini difende la sua legge, ma ammette che «oggi andrebbe allungato a un anno (invece dei 6 mesi attuali, ndr) il periodo per trovare un nuovo lavoro, nel caso se ne perda uno». Poi rivolto a Gabriele, figlio di filippini, gli spiega che «è molto più italiano uno come te, che nasce e studia qui, piuttosto che un figlio di emigranti italiani, che l´Italia non l´ha mai vista». Ad Andrea, d´origine cinese, Fini racconta la sua idea di cittadinanza: «Quando avrai 11 anni i tuoi genitori dovrebbero avere il diritto di richiedere per te la cittadinanza italiana». Quindi chiede a una ragazzina nata in Bangladesh cosa farebbe se il padre gli imponesse un marito, così come prevede una certa lettura dell´islam. «Non obbedirei!». «Allora sei perfettamente integrata», gli sorride Fini. Vi dà fastidio il crocifisso? Domanda ancora il presidente della Camera. La risposta di una bambina musulmana é netta: «No, basta che non mi impongano una religione». «Questo - riflette Fini - mi dà conferma di tante cose: il crocifisso non dà fastidio a nessuno».
Ma una frase scatena la bagarre: «Chi dice che siete diversi è uno stronzo». La Lega non ci sta. Calderoli risponde duramente: «Fini ha ragione a dire che è stronzo chi dice che lo straniero è diverso. Ma è altrettanto stronzo chi illude gli immigrati, dicendo che in Italia c´è lavoro per tutti». Replica il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano: quel termine «non è politicamente corretto», ma «nei confronti dei razzisti è l´unico giustificato». Con Fini, si schiera Rosy Bindi, presidente del Pd, che chiede però «un cambiamento in profondità della Bossi-Fini per cancellare l´impianto di una legge che alimenta la clandestinità».