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 2009  novembre 22 Domenica calendario

FERRERO, CADBURY E QUEL TENTATIVO DI QUATTRO ANNI FA


Forse questa sarà la volta buona. La volta che Michele Ferrero dirà «sì» a una grande operazione per crescere ancora di più, rompendo con una tradizione che ha visto il gruppo di Alba crescere fino a 6,2 miliardi di fatturato senza mai fare grandi acquisizioni e fare di lui l’uomo più ricco d’Italia, con un patrimonio personale stimato di 9,5 miliardi di dollari nel 2008 secondo le classifiche di Forbes. Quattro anni fa c’erano andati vicini, proprio con Cadbury. Contatti portati avanti dal figlio Giovanni con l’allora amministratore delegato, Antonio Vanoli (passato un anno fa a Parmalat), fino a quando Michele non fermò tutto.
Allora non era convinto, ma adesso lo scenario è cambiato: i prezzi delle materie prime come il cacao sono in aumento costante, e un concorrente come Kraft che diventa ancora più grande non sarebbe positivo per il business di Ferrero. Argomenti come questo potrebbero aver convinto l’anziano patriarca, che dalla sua casa di Montecarlo ha ancora la supervisione su tutte le attività operative del gruppo e si reca ogni mattina nel laboratorio monegasco di Soremartec dove Ferrero fa «ricerca». La famiglia mantiene il tradizionale riserbo, mentre l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, vicepresidente di Ferrero International, raggiunto da La Stampa si è limitato a dire: «Si sta esplorando, niente di più. Per l’azienda parla il comunicato» dei giorni scorsi. Di certo c’è che nell’esplorazione sono coinvolte due banche - Mediobanca e Rothschild - e uno studio legale - Allen & Overy -, al lavoro per la famiglia di Alba. E le altre banche che stanno alla finestra, pronte a finanziare l’operazione.
L’ad di Unicredit Alessandro Profumo ieri non voluto rilasciare dichiarazioni, ma alcune fonti hanno fatto sapere che la banca, non coinvolta nella partita, potrebbe essere disponibile a finanziare l’operazione, così come sarebbe disponibile Intesa Sanpaolo con un ruolo analogo. Potrebbe anche non essere necessario. Nella capogruppo lussemburghese dei Ferrero sono custoditi almeno due miliardi di riserve, mentre fonti finanziarie riferiscono di «potenza di fuoco» dei Ferrero di oltre 5 miliardi, tale da rendere il ricorso al debito solo una parte marginale della somma da mettere sul piatto per prendersi la parte che le interessa (le caramelle Halls, i chewing gum Trident e le barrette) in una offerta amichevole con gli americani di Hershey. Contatti con gli Usa sarebbero stati avviati già da qualche tempo, con un viaggio in Usa dei consulenti di Ferrero due settimane fa. Hershey, dal canto suo, potrebbe incontrare i Ferrero in Italia nei prossimi giorni e starebbe intanto lavorando ad un’offerta che valuta Cadbury 17 miliardi, dove Ferrero potrebbe essere il socio «finanziario» con i 5 miliardi cash in cambio degli asset che interessano ad Alba.
Esiste però un’altra opzione allo studio, riferisce Dow Jones: l’acquisto con Hershey da Cadbury solo di una parte importante delle attività, tale da rendere non più attrattivo per Kraft l’acquisto del gruppo tramite l’opa attualmente in corso.