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 2009  novembre 22 Domenica calendario

LONDRA

Si temeva che avrebbe «fatto impressione» e spinto i telespettatori a cambiare canale. diventato un fenomeno. Si tratta di Ja­mes Partridge, 57 anni, fon­datore e amministratore de­legato della charity Chan­ging Faces . La settimana scorsa ha presentato ogni giorno il notiziario del pri­mo pomeriggio di Five.

Il suo arrivo sul piccolo schermo ha creato scalpore: Partridge, infatti, porta sul volto i gravi segni dell’inci­dente stradale nel quale ri­mase coinvolto a 18 anni. Cinquanta interventi chirur­gici hanno ricostruito la struttura facciale, senza pe­rò poter cancellare gli effetti che le fiamme hanno avuto sulla parte centrale del viso, del naso, della bocca.

 proprio questo il punto: abbattere il tabù che impone al mezzobusto televisivo di rispecchiare criteri di bellez­za convenzionali. Perché non ci sono (quasi mai) an­nunciatori grassi, pelati o di­sabili? Perché non ci sono presentatori sfigurati? Do­mande che l’organizzazione YouGov ha sottoposto al Pae­se: dal sondaggio, realizzato prima dell’inizio dell’esperi­mento di Five , è emerso che il 64% dei telespettatori non avrebbe cambiato canale di fronte a un evidente volto sfigurato, anche se un quin­to degli interpellati ha am­messo che avrebbe provato un certo disagio. Partridge, invece, ha suscitato essen­zialmente grande simpatia, se è vero che al quartier ge­nerale del canale sono arriva­te decine di migliaia di mes­saggi d’appoggio.

David Kermode, direttore del telegiornale di Five , è soddisfatto. «James è stato bravissimo» ha sottolineato. «Siamo rimasti molto colpiti dalla reazione del pubblico, adesso la sfida è portare il di­battito al prossimo livello». Sarebbe un peccato, infatti, permettere che il successo di Partridge rimanga un esperimento limitato a una settimana.

Anche perché il neopre­sentatore di Five ha un segui­to tutt’altro che irrisorio. Su YouTube i suoi video hanno attirato più di 10.000 visita­tori. La stampa britannica, inoltre, ha seguito le sue av­venture con grande interes­se.

« stata una settimana af­fascinante » ha detto Partrid­ge sollevato e contento a fi­ne trasmissione. «Guardare il telegiornale è una cosa che facciamo tutti con grande re­golarità. Volevo dimostrare che la mia faccia sarebbe sta­ta accettata, è andata pro­prio così». Attraverso la cha­rity che ha creato è in prima linea nella lotta contro gli stereotipi e i pregiudizi, che questo mese ha visto su un altro canale britannico, Channel 4 , il debutto di una fiction con protagonisti disa­bili e sfigurati. «Il viso – ha sottolineato – definisce la persona che siamo. Dopo l’incidente ho dovuto rico­struirmi ». Un processo lun­go e doloroso: per i primi tre mesi, Partridge non è riusci­to a guardarsi allo specchio. «Giudicavo il mio aspetto dalla reazione degli altri, dal­la velocità con la quale ab­bassavano gli occhi». Quan­do ha preso in mano uno specchio è rimasto sconcer­tato: «Ci ho messo un po’ a capire che ero proprio io». Preso dallo sconforto, crede­va – come credono ogni giorno centinaia di vittime – di essere finito. La verità è molto diversa. Oggi è un uomo di successo, con lau­rea a Oxford e dottorato, una moglie, tre figli grandi, e chissà, se vorrà anche un futuro davanti alla telecame­ra.

Paola De Carolis