Omero Ciai, la Repubblica 22/11/2009, 22 novembre 2009
DAL NOSTRO INVIATO
BRASILIA - Dall´altra notte anche l´esercito colombiano è in stato di massima all´erta lungo la frontiera che divide il Paese dal Venezuela. Dopo giorni di minacce e insulti - Chavez ha dato del «fantoccio» a Uribe e dell´«imbecille» al ministro della Difesa colombiano - l´esercito venezuelano ha distrutto due ponti sulla linea di confine. Una piccola provocazione, visto che si trattava di due «passaggi pedonali artigianali» usati, accusa Caracas, dai paramilitari e dai narcos per il contrabbando di combustibile e droga. Interpretata però a Bogotà come il primo gesto di una possibile invasione.
Tutto è iniziato il 30 ottobre scorso quando, dopo mesi di negoziati, il governo colombiano ha firmato un nuovo trattato di collaborazione militare con Washington che consente all´esercito americano l´utilizzazione di sette basi militari in Colombia. Per Uribe, il Trattato è solo un nuovo passo nella guerra al narcotraffico e «ai movimenti terroristici», ossia le guerriglie. Mentre secondo Chavez il via libera all´uso delle basi colombiane può trasformare il Paese vicino in una piattaforma per i Marines impegnati in una eventuale aggressione alla sua «rivoluzione bolivariana».
Le concessioni di Bogotà a Washington non piacciono a nessun Paese latino-americano, anche perché gli Stati Uniti, a parte una pista d´atterraggio in Paraguay, non hanno altre basi militari nel subcontinente. Ma mentre la maggioranza dei governi, Brasile in testa, si sono accontentati delle rassicurazioni di Obama e Uribe, Chavez ne ha fatto una questione di principio, ordinando al suo esercito di prepararsi ad una guerra con la Colombia. E il celebre motto latino si vis pacem para bellum («Se vuoi la pace, prepara la guerra») è divenuto lo slogan più ripetuto dalle parti del palazzo presidenziale di Caracas.
Le relazioni tra Chavez e il colombiano Uribe non sono mai state facili. Soprattutto per motivi ideologici: se al venezuelano piace collocarsi all´estrema sinistra, sostiene Fidel Castro, abbraccia Ahmadinejad e rivendica la sua amicizia con il terrorista Ilich Ramirez "Carlos", condannato all´ergastolo in Francia, Uribe viene dal latifondo, dall´estrema destra, e suo padre è stato ammazzato dalle Farc: guerriglia che Chavez ha coccolato e sostenuto in chiave espansionistica.
La lunga frontiera tra i due Paesi è da tempo in molti tratti una zona praticamente incontrollabile. Le Farc e l´altra guerriglia minore, quella di origini guevariste dell´Eln, la usano per proteggersi, nascondendosi in Venezuela, e per approvvigionarsi. Poi per le Farc, per i narcos, e per le formazioni paramilitari colombiane, è anche una via di passaggio della merce, dalle piantagioni di coca del sud della Colombia verso Puerto Cabello in Venezuela, che - accusa Uribe - è divenuto uno dei porti più trafficati sulla via della cocaina.
Due episodi recenti hanno contribuito all´escalation militare. A metà ottobre dieci ragazzi di una squadra di calcio dilettante colombiana sono stati sequestrati e massacrati in Venezuela dopo una partita. E pochi giorni dopo è toccato a due militari dell´esercito venezuelano subire la stessa sorte.
Il nuovo accordo con Washington, insieme all´utilizzazione delle basi, prevede la presenza stabile in Colombia di 800 consiglieri militari Usa (oggi sono 200) e 600 contractor. L´opinione della maggioranza degli osservatori non coinvolti nella disputa considera improbabile, per ora, lo scivolamento verso un conflitto aperto tra i due Paesi. Sia Uribe che Chavez sembrano approfittare dell´escalation per rafforzarsi in chiave interna. Il presidente colombiano in vista di una possibile terza rielezione nel 2010; quello venezuelano per far dimenticare ai suoi elettori la crisi energetica e quella alimentare.