Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Trump e la guerra dei tweet
Può l’uomo più potente del mondo, vale a dire il presidente degli Stati Uniti, governare l’America e il mondo con i tweet?
• Può?
Le rispondo. In primo luogo: non sono più sicurissimo che il presidente degli Stati Uniti sia l’uomo più potente del mondo. Ma è un discorso che ci porterebbe lontano. In secondo luogo: sì, può. Visto che lo fa, può. Ciò è ripugnante? Forse. Michele Serra, su Repubblica, ha parlato di «bambino settantenne», «le bombe erano bombe anche quando a precederle era il silenzio notturno, e ad annunciarle, pochi istanti prima del botto, e della morte tra i calcinacci, erano le sirene di allarme [,,,] ma senza che al lutto e alla paura si aggiungesse il garrulo messaggino di un vecchio incosciente – il presidente degli Stati Uniti! – che loda, delle sue bombe, “bellezza, novità e intelligenza” (nice, new and smart!), come un imbonitore che sa quello che dice, ma lo dice lo stesso». Allusione al messaggio di mercoledì, con cui Trump ha fatto il ganassa con i russi, salvo precisare ieri, con un altro tweet, di aver parlato sì, di bombe e di attacco in Siria, ma senza specificare il quando. Cioè, s’è rimangiato la smargiassate di poche ore prima, come ha già fatto altre volte. Del resto Trump governa con i tweet, la cosa ci ripugna quando adopera questo mezzo allegro - come dice Serra - per ordigni che faranno esplodere degli innocenti, magari bambini, ma il bambino settantenne ricorre al suo gioco preferito anche in altre occasioni: quando deve dire che gli Stati Uniti comprano troppo dalla Cina, pochi giorni fa ha twittato che Amazon danneggia le poste americane e paga troppo poco di tasse, ecc. Tra parentesi: Jeff Bezos, il padrone di Amazon, possiede anche il Washington Post, il cui sport preferito è fare a pezzi il presidente. Quindi, in tutta risposta, Trump twitta. E però Bezos, su questo, ha avuto a sua volta un’idea strepitosa.
• Quale?
Il sito vende carta igenica su cui sono stampigliati i tweet di Trump. Ce ne sono di vari tipi, di varie forma e colore, con foto di Trump o solo con i testi. Prezzi oscillanti tra 1 dollaro e 99 e 11 dollari e 99. Indirizzo del sito: https://www.amazon.com/Donald-Trump-Classic-Tweets-Toilet/dp/B07258JCS8.
• Guardi che Trumo stesso, l’anno scorso in Messico, ha lanciato, per beneficienza, rotoli di carta igienica su cui era stampata la sua faccia. L’uomo è spiritoso e in ogni caso chi governa allegramente a colpi di tweet deve mettere nel conto di poter essere asua volta colpito a colpi di tweet.
Sì. I tweet sono una forte tentazione giornalistica, ma non si deve tuttavia dimenticare che poi, tweet o non tweet, la politica va avanti. Le amministrazioni russa e americana si parlano di continuo. Questo è il segnale più rassicurante. Lasci che il presidente twitti, i vari attori in campo sanno decodificare ciò che è serio da ciò che è propaganda. Per alcuni, il twittare è segno di giovinezza e freschezza di mente. Per tutti gli altri, i tweet non fanno storia.
• Quindi, oggi, il rischio di uno scontro armato diretto tra americani e russi è più basso?
Direi di sì, facendo naturalmente mille corna e insinuando anche un dubbio sulla bambineria di Trump, a cui forse conviene fignere di bambineggiare, senza essere bambino per niente. In ogni caso, sì, oggi il rischio mi pare un tantinello diminuito. Certo, sarebbe meglio se nelle acque del Mediterraneo non ci fosse questa concentrazione di navi da guerra.
• Quante sono?
Stanno arrivano anche pezzi della flotta cinese, che hanno avuto l’indicazione, in caso di conflitto, di schierarsi con i russi. Si tratta di una lanciamissili, una fregata, due cacciatorpediniere e una nave di rifornimento che hanno a bordo mille marines con gli occhi a mandorla e che gravitano intorno a Tartus. Appartengono alla 29a flotta cinese, che ufficialemte incrocia da quelle parti per contrastare la pirateria. Tartus è la base sul Mediterraneo che Assad ha garantito a Putin. Putin ha ordinato alle sue portaerei di uscire dal porto di Tartus e una volta al largo esercitarsi al fuoco. Si tratta di quindici navi da guerra, tra cui due fregate, due cacciatorpedinieri lanciamissili e almeno un sottomarino classe Varshavyanka. Russi e cinesi si sono già esercitati insieme l’anno scorso nel Baltico. Tutte le rampe antimissile delle 4 basi aeree, compresa quella iraniana alle porte di Damasco, di Jabal Ash Sharqi, sono state armate. Si stanno muovendo nel Mediterraneo anche americani, francesi e inglesi. La Truman, salpata l’altro giorno, arriverà nell’area tra poco più di una settimana.
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