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 2018  aprile 14 Sabato calendario

Sono belve silenziose per piloti con il piede ma anche ragionieri

Sono silenziose, ma pur sempre belve. Provate, ad esempio, a dosare male la potenza mentre affrontate un tornantino come quello del circuito del Gp di Roma: finite in testacoda, esperienza verificata al simulatore della DS Virgin. Una monoposto di Formula E non sfugge alle regole che governano altre categorie dell’automobilismo e l’aspetto che colpisce maggiormente è la coppia motore. 
L’altro dettaglio inconfondibile è che le monoposto sono tutte uguali: 10 team e 20 piloti dispongono dello stesso telaio (frutto di una collaborazione tra la Dallara e la Spark Racing Technology) e della stessa batteria. Le squadre, pertanto, possono solo intervenire su motore, inverter (il cervello del sistema), cambio (può essere a 5 marce, ma quello della DS, ad esempio, ne ha solo tre) e raffreddamento. La differenza, al netto dell’abilità del pilota, la fa l’efficienza del gruppo propulsore. 
La curiosità è che la potenza erogata viene modificata in vari momenti della corsa per consentire alle auto di arrivare al traguardo: insomma, il «piedone» serve ma occorre essere pure un po’ ragionieri. Nelle prove e in qualifica si sfrutta la potenza massima di 200 kW (272 cavalli), poi nel Gp si scende a 180 kW (con un extra di 30 per i sorpassi) perché il risparmio energetico è alla base di tutto. Non solo: è dalla prossima stagione, con una nuova generazione di auto caratterizzate da batterie da 54 kW (oggi sono da 28), che sarà possibile completare una gara senza cambiare veicolo. Oggi al pit stop, infatti, il pilota scende dalla macchina e risale su una monoposto fresca di carica. Le belve silenziose in arrivo nel 2019 saranno più potenti, non avranno più l’ala posteriore e ricorderanno la Batmobile di Batman. Però già le sorelline di oggi non sono da meno quanto a forme «cattive» e a prestazioni: schizzano da 0 a 100 orari in 2’’9. L’avreste mai detto?