Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2018
Il tesoro della Bundesbank. Le riserve auree della Buba incarnano la potenza (e la psiche) tedesca
Una montagna alta 270mila lingotti, equivalente a 3.373,6 tonnellate, pari a un valore che orbita attorno ai 117 miliardi di euro. Sono queste le dimensioni e i valori delle riserve auree della Bundesbank, dati a fine 2017, le più grandi al mondo dopo quelle degli Stati Uniti (che superano le 8mila tonnellate) e superiori a quelle della Banca d’Italia di quasi mille tonnellate. Lingotti che sono passati di mano in mano, e hanno fatto il giro del mondo prima di approdare alla Banca centrale tedesca e fermarsi lì. Il lingotto custodito nei caveau della Bundesbank più datato di tutti, segnato da difetti di fusione e stoccaggio, risale al 1917 ed è stato prodotto dalle raffinerie Rothschild & Son Ltd: inciso dal tempo e da numerose cifre, alcune barrate e una sola cancellata, conserva la storia dei suoi proprietari. Nessun lingotto posseduto dalla Buba è marchiato con la svastica, in Germania è fuorilegge.
Custodite per il 50,6% nei forzieri della sede centrale della Buba a Francoforte e per il resto presso la Federal Reserve (36,6%) e la Bank of England (12,8%), queste invidiabili riserve auree sono state accumulate dalla Germania nell’arco di soli 23 anni: partite da zero tonnellate del 1950 via via sono arrivate alle grandezze odierne fino al 1973, e lì sono rimaste stabili – per peso, ma non per valore – da allora fino ai nostri giorni. Anche la Banca d’Italia ha accumulato le sue riserve auree dalle 20 tonnellate del 1950 alle oltre 2.450 tonnellate di oggi: entrambi i Paesi hanno aderito all’Unione europea dei pagamenti del 1950 e agli accordi di Bretton Woods che finirono il 15 agosto 1971, a Camp David, quando Richard Nixon sospese la convertibilità del dollaro in oro.
La restituzione delle razzie
La Bundesbank, fondata il primo agosto 1957, ha da poco festeggiato i suoi 60 anni di attività: ci tiene a rilevare che le riserve auree della Germania e dell’Italia hanno seguito uno stesso percorso. Ma la Bundesbank ci tiene anche a ricordare di aver iniziato la scalata delle 3.373 tonnellate da zero nel 1950 perché l’oro che i nazisti rubarono alle banche centrali, compresa la Banca d’Italia, è stato restituito e perché tutte le riserve auree trovate dagli alleati in Germania sono state sequestrate e tolte ai tedeschi.
Alla domanda se la Reichsbank, la Banca centrale tedesca fino alla Seconda guerra mondiale, avesse uno stock di riserve auree proprie fino a prima della guerra e dell’ascesa di Hitler, la Bundesbank risponde di non saperlo: «Abbiamo avviato di recente un’indagine storica per fare luce su come avvenne la transizione dalla Reichsbank alla Bundesbank: questa ricerca, condotta da due storici indipendenti, durerà fino al 2022 e uno dei suoi obiettivi sarà proprio quello di chiarire cosa accadde all’oro della Reichsbank», spiega il membro del board della Bundesbank Carl-Ludwig Thiele.
Il fatto che l’oro della Buba sia cresciuto fino a superare quello della Banca d’Italia sarebbe dovuto a due fattori, secondo la ricostruzione data dalla Banca centrale di Francoforte: da un lato la riserve auree sono state alimentate dall’entità dei surplus delle partite correnti della Bundesbank negli anni ’50 generati dal “miracolo economico” tedesco, e dall’altro lato la banca centrale acquisì oro vendendo il marco quando era troppo forte, per svalutarlo. I destini delle riserve auree di Italia e Germania si sono incrociati nel 1974, con l’oro di Bankitalia dato «in pegno» alla Buba per un prestito che solo la Banca centrale tedesca ci diede. Un episodio al cui riguardo Thiele dice al Sole 24 Ore con un grande sorriso: «Noi eravamo amici dell’Italia allora e lo siamo ancora oggi».
Di questo tesoro della Bundesbank fino a poco tempo fa se ne sapeva ben poco. È stato Carl-Ludwig Thiele, responsabile per i sistemi di pagamento, a volere la massima trasparenza e ad alzare il velo su questa montagna d’oro che appartiene ai cittadini tedeschi. «È una decisione che ho preso quando mi sono reso conto che sulle nostre riserve non era stato rivelato molto in passato, e quel poco che era stato detto non bastava a saziare la curiosità dei cittadini tedeschi. E alla Bundesbank ho scoperto che tanti la pensavano come me, e abbiamo deciso insieme una serie di iniziative per fare trasparenza», ha spiegato Thiele al Sole 24 Ore nel giorno di inaugurazione della Mostra “Oro, il Tesoro nella Bundesbank” aperta fino a settembre nel Museo della Moneta della Banca centrale tedesca.
Le riserve auree sono di gran lunga l’argomento che riguarda la Bundesbank che più attira l’attenzione dei cittadini tedeschi, ammette Thiele. Lo scoppio della crisi dell’euro e la catena di salvataggi bancari hanno talmente angosciato il popolo tedesco che le domande rivolte alla Bundesbank sull’oro sono aumentate fortemente. Le prime informazioni pubbliche sulle riserve sono state avviate nel 2012 e già nel 2013 l’elenco dei lingotti è stato pubblicato su internet. Nel 2015 la Bundesbank ha prodotto un documentario sulle riserve e nei giorni scorsi, oltre alla Mostra, ha pubblicato un libro: il tomo di oltre 150 pagine di formato extra-large si articola lungo un’attenta ricostruzione storica, ma contiene anche una serie di fotografie mozzafiato dei lingotti, scattate proprio con l’intento – tra l’altro riuscitissimo – di far sì che «il lettore abbia la sensazione di averlo nelle sue mani, quel lingotto». È questo il messaggio di fondo: questo oro è vostro, sembra voler dire la Buba ai tedeschi, noi ne siamo solo il miglior guardiano. Anche se poi la banca si affretta a ricordare di far parte dell’Eurosistema, tanto che una quota delle riserve auree è della Bce.
Alla ricerca di certezze
Circondata da un alto muro di finti mattoni d’oro, la mostra espone in una bacheca anti-proiettile otto lingotti del valore di 450mila euro l’uno, un tesoretto da circa 3,5 milioni di euro. Altri 130mila lingotti circa sono custoditi nei caveau della Bundesbank, pari a 1.710 tonnellate. Ma non è da molto che si trovano tutti a Francoforte. La grande operazione dove la Bundesbank non è disposta a fare trasparenza più di tanto è quella delle modalità del rimpatrio delle riserve auree avvenuto tra il 2013 e il 2017: con tre anni di anticipo, essendone stata inizialmente annunciata la fine nel 2020. Forse proprio in risposta alla ricerca di certezze, di sicurezze, di un simbolo che ricostituisse la fiducia e un senso di protezione nei cittadini dopo la crisi dell’euro, la Bundesbank ha rimpatriato le riserve che fino a quel momento erano detenute all’estero tra la Fed, e la Banca centrale francese. In un quinquennio, dalla Federal Reserve sono state rimpatriate 300 tonnellate e dalla Banque de France 374 tonnellate, per un totale di 674 tonnellate. Il trasporto sarebbe stato effettuato utilizzando dei gabbiotti blindati contenenti 50 lingotti l’uno. La Bundesbank conferma di aver fuso 55 tonnellate delle riserve auree riprese dalla Federal Reserve, per controllare la qualità dei lingotti, senza naturalmente trovare nulla da ridire. Per il deposito delle rimanenti 1.236 tonnellate di oro della Germania, la Federal Reserve non si fa pagare alcun costo di parcheggio. Altre 432 tonnellate sono rimaste presso la Bank of England. Perché New York e Londra? Sono le due piazze finanziarie con le Borse per la contrattazione dei metalli preziosi e dove l’oro può essere venduto con facilità. Nel libro dedicato alle riserve auree, l’idea che questi lingotti siano conservati in luoghi strategicamente predisposti per una vendita improvvisa, magari per abbattere il debito pubblico tedesco, è solo accennata ma senza prendersi sul serio. Una mission impossible si precisa subito, perché la Germania è membro dell’euro e la Bundesbank è dentro l’Eurosistema.
.@isa_bufacchi