Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 14 Sabato calendario

Putin risponde alle sanzioni. E ci fa male

Visto che i governanti d’Oltralpe e oltremanica non hanno evidentemente ancora capito che nello scontro tra Usa e Russia ad andarci di mezzo siamo noi europei, ci ha pensato Mosca a inviare un paio di pro memoria a stretto giro posta. Il primo riguarda di fatto l’attesa risposta russa alle nuove sanzioni decise da Washington per il caso Skripal, una lista di prodotti per i quali vietarne l’importazione da Stati Uniti e loro alleati, quindi anche noi, su cui la Duma sta lavorando e che comprende in particolare materie prime e agricole, ma anche alcol e tabacco. Il ddl allo studio, presentato alla stampa dal presidente stesso del Parlamento, Vyacheslav Volodin, prevede inoltre la sospensione, o perfino la cessazione, della preziosa cooperazione con Usa e alleati nel campo dell’energia nucleare e aerospaziale, compreso quella sui motori per i razzi. 
Nessun dubbio sulla futura approvazione, visto che Putin detiene una fresca e incrollabile maggioranza e che oltretutto il disegno di legge è stato elaborato d’intesa con i leader dei quattro principali partiti. Il problema più importante però per noi è che ancora una volta le sanzioni andranno a colpire il settore alimentare e quindi anche le nostre esportazioni già decimate dai provvedimenti e dai contro-provvedimenti presi negli anni scorsi dopo le note vicende della guerra in Ucraina e più volte rinnovati. Secondo la Coldiretti dal 2013 a oggi l’Italia avrebbe perso qualcosa come 3 miliardi all’anno in esportazioni. 
Gli ultimi dati disponibili ci dicono di esportazioni di Made in Italy verso la Russia attorno agli 8 miliardi nel 2017 contro gli undici miliardi tondi di cinque anni fa. In un comunicato diffuso ieri la Coldiretti ha aggiunto che il blocco già in atto, e con maggior ragione quello che seguirà, è particolarmente dannoso per l’Italia «anche perché al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni anche per i prodotti non colpiti direttamente, dalla moda alle automobili fino all’arredamento». 
DANNO D’IMMAGINE 
Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia «si sommano poi quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy». «Ora la nuova guerra fredda», ha aggiunto la Coldiretti, «rischia di fermare l’inversione di tendenza negli scambi commerciali che ha portato nel primo bimestre del 2018 ad un aumento del 6,6% delle esportazioni italiane nel Paese di Putin». 
Ma i danni all’Europa e all’Italia non arriverebbero solo dalle sanzioni sul punto di essere varate dal governo russo, ma anche dai raid o più in generale dall’intervento militare in Siria annunciato da Trump ma di cui Macron e la May si sono fatti successivamente paladini e sostenitori, ancor più dello stesso presidente Usa. Ce lo ha ricordato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che in una conferenza stampa a Mosca ha sostenuto senza tanti giri di parole che anche piccole azioni «porterebbero a nuove ondate di migranti verso l’Europa e a molti altri sviluppi che non sono per nulla necessari, né per noi né per i vicini europei, e potrebbero solo compiacere coloro che sono protetti da un oceano». 
Certo non ci voleva Lavrov per arrivarci, ma sembra che in particolare Macron e la May stiano prendendo la cosa alla leggera e si siano dimenticati che è anche grazie a scriteriati interventi armati della Nato che da noi sono improvvisamente arrivati milioni di rifugiati e qualche migliaio di terroristi. 
IL RICATTO 
Né considerano evidentemente che la Russia, grazie all’amicizia con Erdogan, detiene le chiavi dei flussi migratori dalla Siria verso l’Europa attraverso la Turchia. L’accordo in atto con Ankara per il controllo delle coste è già estremamente fragile e per il tiranno turco sarebbe uno scherzo da ragazzi trovare una scusa qualsiasi per farlo saltare.