Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2018
Giallo sulla morte di Haftar il generale libico anti-Isis
A fianco dei francesi aveva combattuto nell’87 contro il Ciad ed è in un ospedale francese che, secondo un tweet del “Lybia Observer” avrebbe trovato ieri la morte il generale Kalifa Haftar, capo dell’esercito nazionale libico e leader politico di quella Cirenaica che si contrappone al governo di Tripoli guidato da Fajez al Serraj.
Personaggio controverso sospettato di essere troppo vicino alla Cia (nel suo soggiorno in America aveva abitato nei pressi di Langley) sicuramente molto vicino all’Egitto di Al Sisi e alla Turchia, così come alla Russia di Putin come testimoniano le foto di una sua recente visita a bordo di una nave militare russa. Voleva bombardare la Marina italiana quando l’anno scorso il governo Gentiloni aveva deciso di inviare una nave officina per riparare le vedette della Guardia Costiera a Tripoli. In ossequio al principio che occorre dialogare con tutti i soggetti della politica libica, nel settembre 2017 Haftar era stato però ricevuto con tutti gli onori dai ministri della Difesa, Roberta Pinotti, e dell’Interno, Marco Minniti, per siglare un patto contro l’immigrazione clandestina completando così quel tassello mancante nella strategia italiana volta a mettere sotto controllo le partenze dalle coste libiche di migranti provenienti dall’Africa subsahariana.
Ora mancherà dunque una guida sicura per quell’operazione “Karama” (dignità) che nelle intenzioni di Haftar prevedeva azioni mirate contro l’Isis e contro tutte le formazioni jihadiste in qualche modo vicine al leader di Tripoli Serraj. L’Est della Libia in assenza di un erede politico e militare di Haftar rischia un vuoto di potere potenzialmente pericoloso per gli equilibri interni e per le ripercussioni internazionali e il riacutizzarsi della crisi migratoria. È molto probabile che questo vuoto verrà colmato in qualche modo dall’Egitto di Al Sisi, che giocherà un ruolo di primo piano nei rapporti tra Tripoli e Bengasi.
Del resto Haftar non aveva mai fatto mistero di voler conquistare Tripoli e contrapporsi al governo riconosciuto internazionalmente guidato da Fajez Serraj e imporsi come signore della Libia. Occorrerà ora capire se e come il processo negoziale tra Tripoli e Bengasi, condotto dall’inviato dell’Onu Ghassam Salamè, possa riprendere e su quali basi.
La biografia di Haftar è condita di colpi di scena e tradimenti. Nel conflitto tra Ciad e Libia nell’87 fu uno dei comandanti dell’esercito di Gheddafi. Fu preso prigioniero nel corso della battaglia di Ouadi-Doum. In prigionia formò un contingente di circa 2000 prigionieri libici, la “Forza Haftar”, equipaggiata dagli Stati Uniti, per rovesciare il regime libico. Fu rilasciato nel 1990 e trascorse quasi 20 anni negli Stati Uniti, ottenendo anche la cittadinanza americana mentre era stato condannato in patria, in contumacia, alla pena capitale per “crimini contro la Jamahiriyya libica”. Nel 2011 è tornato in Libia per sostenere l’insurrezione contro il regime di Gheddafi.