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 2018  aprile 14 Sabato calendario

Macedonia occasione per le imprese. Intervista a Carlo Romeo Ambasciatore d’Italia a Skopje (Macedonia)

Vicino all’Italia e nel cuore dei Balcani dove c’è un mercato fatto di 20 milioni di abitanti sparsi in sei Paesi in continua crescita e pieno di opportunità. In questa area la Macedonia può essere una «ideale porta di ingresso» per le nostre imprese: «È un piccolo Paese di 2 milioni d abitanti che confina con altri cinque e dopo un periodo di turbolenze politiche dall’anno scorso ha ritrovato la stabilità, che è fondamentale», spiega il nostro ambasciatore a Skopje Carlo Romeo. Che mette in cima ai punti più attrattivi dell’ex repubblica jugoslava «i forti incentivi per gli investimenti», a partire dalle 6 zone franche con tasse ridotte quasi a zero, e le opportunità per ampliare ancora di più il nostro export (oggi a circa 400 milioni: +’8,5% nel 2017) con settori come quello agroalimentare e dei macchinari, degli investimenti nelle infrastrutture e nell’energia che possono crescere ancora.
Ci sono dunque condizioni favorevoli ora?
Sì. Da circa un anno è stata ritrovata la stabilità politica con un Governo che sta continuando il suo avvicinamento alla Ue e alla Nato. Cosa che ovviamente ha un effetto positivo sull’economia che già oggi secondo la Banca mondiale, nel suo annuale Doing Business, vanta l’11° posto al mondo per l’ecosistema favorevole alle imprese.
Quali sono i vantaggi per chi vuole investire in Macedonia?
Oltre a un costo del lavoro basso, con la cautela però che spesso non è sempre facile reperire la manodopera qualificata, sono state attivate in passato sei zone franche, di cui 2 vicino a Skopje, e altre cinque sono in via di costituzione anche nel resto del Paese, con una flat tax del 10% sui profitti e l’esenzione dall’Irpef per 10 anni oltre a zero oneri doganali e di Iva su apparecchiature e materie prime e sulle costruzioni.
C’è il rischio di scontrarsi con la burocrazia?
Il problema in effetti esiste. C’è il rischio che le autorizzazioni necessarie alle imprese siano lente e complicate con una burocrazia divisa tra il livello statale e quello delle municipalità. L’attuale Governo sta lavorando però ad un piano per la crescita che prevede anche interventi di sburocratizzazione per le imprese e criteri per l’attrazione degli investimenti esteri (con incentivi) più omogenei e trasparenti.
Le nostre Pmi che guardano all’estero si muovono spesso insieme, magari attraverso reti di impresa. È un ostacolo?
Assolutamente no, tutto il contrario direi. Tra l’altro il modello italiano delle Pmi è analogo a quello macedone. E le nostre imprese sono anche le più brave a chiudere joint venture con quelle locali. In più c’è la novità positiva che da novembre 2017 è attiva Confindustria Macedonia. In questo modo con la presenza anche dell’ufficio Ice, il sistema Italia è ben presente per aiutare i nostri imprenditori.
Gli appalti sono accessibili?
Le imprese possono partecipare direttamente e in questo periodo ci sono grandi opportunità sul fronte delle infrastrutture autostradali, come i due corridoi «10» (da Nord a Sud) e «8» (Est -Ovest), e quelle ferroviarie. Grandi investimenti ci sono previsti anche sul fronte dell’energia per gassificare il Paese.
Quali sono i settori in cui il nostro export può crescere?
Penso a tutta la meccanica strumentale, dai macchinari per la componentistica fino a quelli agricoli. C’è poi grande domanda anche nel settore energetico e in quello dell’alta tecnologia, dell’elettronica e della farmaceutica.