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 2018  aprile 14 Sabato calendario

E il padre Monaldo era franchista antelitteram

Dalla quarta di copertina: «Oscurato dalla fama del figlio Giacomo, il conte Monaldo Leopardi (1776-1847) fu un colto aristocratico che merita di essere ricordato al pari del suo erede». 

Stiamo infatti parlando dei conti Leopardi di Recanati, e il figlio che “oscura” il padre è l’autore degli Idilli e delle Operette morali, vale a dire l’eccellenza della letteratura (e della filosofia) italiana, di fronte alla quale ben pochi reggono il confronto. Ma, fatta la giusta tara all’elogio di copertina, bisogna dire che Autobiografia e dialoghetti di Leopardi padre (Oaks editore, pagg. 263), è una lettura gustosa proprio a prescindere da ogni riferimento all’autore de L’Infinito
Nella prefazione Alessandro Zaccuri scrive, dando per scontata una evidente diversità di valori: «Monaldo non è più nostro contemporaneo, a differenza di Giacomo, contemporaneo di ogni futuro. Proprio per questo possiamo avvicinarci a lui, al padre, con meno imbarazzo e rinnovata curiosità». Il conte di Recanati, senz’altro austero ma non arcigno o addirittura ottuso, come a certa critica piace ricordarlo in aperta contrapposizione con il figlio, ci appare come un aristocratico convinto oppositore dei mutamenti che dall’avvento del bonapartismo si stavano diffondendo in Italia e in tutt’Europa. Convinto assertore della necessaria identità fra trono e altare, fu fautore di quell’ideale teocratico che anche gli illuministi più moderati vedevano come fumo negli occhi. Insomma un reazionario che riconosceva nel vento di Francia una spinta al cambiamento che presto avrebbe portato allo sfacelo morale e politico. Da nobile funzionario dello Stato Pontificio, fu scrupoloso curatore in quei territori marchigiani che erano dati al suo casato da amministrare. Attento alle doglianze dei non abbienti, severo nel tarpare le ali a quanti (per lo più borghesi scalpitanti) desideravano scrollarsi di dosso l’autorità del papa, sapeva fare a pezzi le ragioni del liberalismo. 
Volendolo giudicare con le categorie del XX secolo, si potrebbe dire di lui come di un simpatizzante del franchismo spagnolo, più che del fascismo italiano: puro spirito di conservazione.