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 2018  aprile 14 Sabato calendario

Doppio ricorso sulla revoca dei consiglieri. Appello d’urgenza al Tribunale di Milano da Tim e Vivendi affinchè cancelli dall’assemblea del 24 il voto chiesto da Elliott per il rimpasto parziale del cda

Poche righe da Tim per comunicare che il ricorso contro l’integrazione all’ordine del giorno, disposta dai sindaci per riammettere le richieste di Elliott (revoca e nomina di sei amministratori), è stata depositata ieri al Tribunale di Milano. Anche Vivendi – assistita da Giuseppe Scassellati di Cleary Gottolieb e Filippo Modulo di Chiomenti – ha fatto ricorso, senza fornire dettagli, ma la falsariga dell’iniziativa è analoga. Telecom, nel suo comunicato, precisa che il ricorso è stato effettuato «in esecuzione della decisione del consiglio di amministrazione del 9 aprile» e che la società ha chiesto «l’adozione di provvedimenti di urgenza entro la data dell’assemblea convocata per il giorno 24 aprile».
I legali probabilmente hanno modulato la richiesta in modo da non vincolarsi al responso sull’urgenza, lasciando aperta la porta per continuare la causa in via ordinaria. Se il giudice non ritenesse di ammettere l’urgenza, o se respingesse il ricorso, resterebbero validi i due punti già in testa all’ordine del giorno su revoca e nomina dei sei amministratori. Vivendi, come azionista – interessato a tutelare il suo investimenti da quasi 4 miliardi – sicuramente impugnerebbe la delibera. Nel frattempo però i nuovi equilibri in consiglio potrebbero spingere a revocare l’assemblea già convocata per il 4 maggio per il rinnovo anticipato del cda con il meccanismo del voto di lista. Salvo che, per qualsiasi motivo, non si decida invece che il board, anche rimpastato, decade comunque il 4 maggio. Se invece il ricorso fosse accolto, la sfida tra Elliott e Vivendi sarebbe rinviata al 4 maggio: in questo caso ci sarebbero solo due liste di maggioranza a contendersi i due terzi del consiglio. Chi perdesse dei due avrebbe comunque assicurati cinque posti nel board.
Tecnicamente, i legali di Telecom – Andrea Zoppini e Francesco Gatti dello studio Gatti-Pavesi-Bianchi – hanno chiesto di sospendere la delibera dei sindaci e in subordine di rimuovere i due punti contestati già all’ordine del giorno del 24 aprile. Ricorso avviato dalla società a scopo cautelativo, ma anche dai singoli consiglieri dei quali è stata chiesta la revoca. Anche nel caso in cui non fosse riconosciuta l’urgenza, l’atto di citazione contro la delibera del collegio sindacale andrebbe avanti comunque in via ordinaria. Chiaro però che cambiando il consiglio, Tim potrebbe ritirare la causa. Diversa la posizione di Vivendi che resterebbe comunque a difendere le sue ragioni.
Detto in termini non scientifici, in sostanza i legali di Telecom sostengono l’illegittimità della delibera del collegio sindacale che si è sostituito al consiglio, il quale consiglio – è la tesi – non è rimasto inerte (cosa che ammetterebbe l’intervento in supplenza dei sindaci) bensì ha valutato di chiamare l’assemblea a fronte delle dimissioni della maggioranza dei suoi componenti. E, ancora, che la revoca parziale chiesta da Elliott è una “forzatura” che altera la regola della formazione del cda con il meccanismo del voto di lista che consente di rappresentare nel board maggioranza e minoranza uscite dal voto assembleare. Quanto al fatto che si ripropongano per il rinnovo del consiglio gli stessi amministratori (o quasi tutti) che si saranno dimessi pochi giorni prima, la motivazione che viene data è che i candidati ritengono di aver agito nell’interesse della società. Non la pensano così i consiglieri di Assogestioni, nè Elliott che sposa le tesi della minoranza del board e rimanda alla comunicazione di qualche giorno fa: «Solo un altro cinico tentativo di Vivendi di non rendere conto e ritardare il voto degli azionisti».
Comunque c’è un illustre precedente “francese” nelle dimissioni della maggioranza del cda. Nella Parmalat sotto l’egida della famiglia Besnier era successo nel 2014, secondo quanto denunciato dal fondo Amber, per prevenire la richiesta di revoca da parte del Tribunale e nel 2016 per poter cambiare lo statuto prima di rinnovare il consiglio con un solo posto riservato alle minoranze.