Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 14 Sabato calendario

Sohaib dalle risate alle lacrime. «Non dormo più, sono stato io»

Torino Mentre in piazza San Carlo la gente fuggiva, cadeva, si feriva, veniva calpestata e travolta fino a morire, loro ridevano, si filmavano e prendevano in giro la folla nel panico. «Sciade, sciade, sciade» (che in arabo significa: “Acchiappa, acchiappa, acchiappa”), diceva Sohaib Bouimadaghen, detto “Budino” ma anche “il cieco” per i suoi grandi occhiali da vista, all’amico Aymene Es Sabihi, riferendosi alle tre collane d’oro che avevano appena arraffato dopo aver spruzzato lo spray al peperoncino. Anche questo video, che li ritraeva sorridenti – perché, per l’accusa, «sapevano che erano stati loro a scatenare il panico e non c’era altro motivo per spaventarsi» – era stato pubblicato su Instagram in una storia, sotto il profilo “Moneyplugingold” in cui Budino si vantava delle sue imprese.
«Prendi ciò che vuoi e tieni ciò che hai», o «la gang non si infama» e «mille modi per spenderli», le frasi che postava sul social. Il suo bottino di piazza San Carlo era stato immortalato anche il giorno dopo la tragica notte. La foto che ritraeva le collane su un bilancino veniva mandata all’amico e compagno di altri colpi Ilyass El Kharmoudi, che gli chiedeva: «Bastardo, te li sei fatti, eh?», e Budino: «Ahahah, mica cerco negli zaini. Però boh, ieri si faceva a meraviglia per quel che è successo». «Che casino». «Esattamente, ahahaha». Sconsolato Ilyass replicava: «Io ho preso solo una felpa della Juve». Questa conversazione su Whatsapp era avvenuta il 4 giugno, proprio il giorno dopo il caos, ma la polizia l’avrebbe scoperta solo mesi dopo, con una perquisizione dopo una rapina fatta dalla banda a Mediaworld. Gli investigatori erano riusciti a fotografare la chat per un soffio mentre Budino cancellava le immagini “da remoto”, terrorizzato di essere scoperto.
A inchiodare i quattro sono le intercettazioni, ma già dai profili social emergono messaggi inquietanti. Come quello di Sohaib Bouimadaghen, che su Facebook scriveva: «Una ringhiera vi ha messo in ginocchio, avete calpestato bambini e donne per un petardo, ve ne accorgete solo quando vi tocca la pelle, c’è chi si alza senza la propria famiglia sotto le macerie di una casa distrutta, senza acqua né cibo, contro le più grandi forze mondiali».
Non sembrano esserci rimorsi perché i colpi della banda, da Torino a Milano, Parigi, Verona e Rotterdam, si susseguono veloci. Ma Budino con il tempo vacilla, e dopo essersi vantato tanto si mostra sempre più fragile. Vuole «togliersi i peccati». E negli ultimi giorni arriva a un passo dalla confessione. Lo spiega bene, il 5 aprile, all’amico Naim Aboubakr che gli dice: «Weh... fra... tutto a posto?». Sohaib scoppia a piangere. «...Poi basta, minchia, ero davanti alla polizia e stavo per entrare da loro... sai frate’... un peso troppo grosso, della Juve... te lo giuro non riesco a dormire». «Perché?», chiede Naim, e lui: «Minchia volevo dire loro che io avevo spruzzato.. e le cosette..». Naim: «non ti capisco». Budino è sempre più esplicito: «sai il casino che era successo l’estate scorsa? quando c’era la Juve». «Cosa?». «Minchia, volevo andare da loro a dire che sono stato io». «Ma perché?», chiede il complice preoccupato, e lo tranquillizza: «Non sollevare casini che se no ti pentirai dopo». Ma lui: «Sto impazzendo nella mia testa... Sto malissimo, mi sto sentendo una m... a. Io non ho più voglia di fare queste cose». «Frate’ allontanati dal peccato», replica Naim. E Budino si sfoga: «Te lo giuro, mi sta tornando tutto, dal primo giorno che ho cominciato a riflettere, cosa abbiamo fatto: su uno abbiamo spruzzato... sull’altro... l’abbiamo menato, e l’altro gli abbiamo fatto così e cosà. E sono rimasto a casa due giorni senza uscire». Un pentimento, il suo, che inizia a farsi sentire anche perché «in un anno sono venuti a casa mia quattro volte – dice riferendosi alla polizia – ogni volta mi svegliano alle sette del mattino... e se esco mi fermano, ho paura per strada». «Prega» gli dice l’amico, «quando sei in crisi così, prega».
A Budino è bastato poco per crollare l’altra notte, quando è stato fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale, lesioni e rapina: «Sì, sono stato io a spruzzare lo spray in piazza – ha detto ai pm Paolo Scafi e Roberto Sparagna – si è formato un cerchio, Poi la gente ha cominciato a correre».