Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mattarella comincia le consultazioni. Di Maio propone un patto alle tedesca
Le consultazioni del Quirinale, cominciate ieri mattina, non hanno prodotto nulla di significativo, pure non c’è dubbio che costituiscano il “Fatto del Giorno”.
• Perché?
Fuori, nella Loggia d’Onore, mentre Mattarella riceveva i suoi ospiti nel solito Studio alla Vetrata, c’erano 400 giornalisti accreditati. e una folla di cameramen e colleghi delle tv di tutto il Pianeta. Anche se dal primo giorno di consultazioni non è venuta nessuna indicazione su come sarà risolta la crisi, sarà bene rendersi conto che il mondo ci guarda, perché l’Italia - col suo debito, con i suoi conti balordi, con i suoi riti politici tribali e soprattutto con la vittoria elettorale assegnata alle due forze cosiddette «populiste» e «antisistema» - è percepita come un pericolo dalla comunità finanziaria mondiale. Vendere titoli italiani e aspettare che la rovina prossima venura renda quanto mai conveniente ricomprare, ecco il pensiero dominante sui mercati, anche se ancora senza conseguenze pratiche (c’è il problema del quanto e del quando). C’è ancora un sacco di roba buona da prendersi, qui in Italia, possibilmente al prezzo più basso possibile. E Salvini vuole sfondare il 3%. Ma se siamo impegnati a stare sotto allo 0,9% quest’anno, e l’anno prossimo sotto allo 0,2%! Anche se ieri non è successo niente, e non poteva succedere niente, è comunque cominciato un percorso che ci porterà da qualche parte.
• Chi è salito al Quirinale ieri?
Per prassi si comincia dal presidente del cenato - Elisabetta Alberti Casellati, ed è la prima volta che le consultazioni cominciano da una donna - cui segue il presidente della camera, gli ex presidenti della Repubblica (è vivo solo Napolitano) e poi i rappresentanti dei gruppi parlamentari, andando dai più piccoli ai più grandi. Ieri si sono visti perciò la Meloni, Pietro Grasso e la Bonino, Grasso ha detto che il Leu è pronto ad appoggiare un governo 5 stelle che faccia le cose che vogliono loro, la Bonino ha ricordato che chi ha vinto le elezioni deve governare e chi le ha perse deve andare all’opposizione, che è la linea di Renzi. La Casellati è rimasta con Mattarella 40 minuti e non ha rilasciato dichiarazioni. Fico, presidente della camera, è arrivato di corsa, seguito dalla segretaria generale di Montecitorio Lucia Pagano col fiatone. Venti minuti di colloquio per lui, mezz’ora per Napolitano. Tutti zitti all’uscita. Le delegazioni sono state accolte da uno squillo di tromba e dal saluto di ventuno granatieri disposti in cortile su tre file con la divisa verde e il berretto.
• Il bello dovrebbe venire oggi.
Non succederà niente neanche oggi, giornata dedicata ai big. Vedremo salire lo scalone, nell’ordine, i democratici (alle 10: delegazione composta dai due capigruppo Delrio e Marcucci e dal reggente Martina), Berlusconi con la Bernini e la Gelmini alle 11, a mezzogiorno la Lega (Giorgetti e Centinaio, con Salvini), nel pomeriggio alle 16.30 i cinquestelle, cioè Giulia Grillo, Toninelli e Luigi Di Maio. Di Maio, proprio ieri, ha ribadito la sua posizione.
• Che cosa ha detto?
Ha scritto su Facebook: «Spero di incontrare presto i leader del Pd e della Lega. Quello che offriamo non è un inciucio ma un contratto alla tedesca. La Lega è la forza politica che ha preso più voti all’interno di una coalizione di centrodestra che di fatto non esiste, e che alle elezioni si è presentata con tre programmi e tre candidati premier differenti. Deve decidere da che parte stare: se contribuire al cambiamento o se invece rimanere ancorata al passato e a Silvio Berlusconi, un uomo che ha già avuto la possibilità di cambiare l’Italia e non lo ha fatto». Quanto al Pd, «anche il Pd è chiamato a scegliere. Scegliere se seguire la linea di Renzi, che per fare un dispetto al Movimento 5 Stelle vuole lavarsene le mani dei problemi del Paese, o la linea di chi invece vuole contribuire a lavorare per i cittadini. Il Pd ha l’opportunità di non ignorare il messaggio arrivato dagli elettori, che hanno chiaramente bocciato le loro politiche e la legge elettorale che porta la loro firma»
• Risposta della Lega e del Pd?
Hanno detto tutti e due che questa offerta è di fatto irricevibile. Salvini, almeno in questo momento, non ha nessuna convenienza a separarsi da Forza Italia, atto che lo ridurrebbe al 17% preso alle elezioni e lo metterebbe alla mercé di Di Maio. Martina rilascia dichiarazioni che fanno intravedere uno spiraglio, specie se ci fosse un appello di Mattarella, ma di fatto, in questo momento, la linea di Renzi che vuole stare all’opposizione di chiunque sia chiamato a governare è ancora prevalente. Di Maio ha una sola, debole chance: né Berlusconi né il Pd vogliono le elezioni anticipate, sbocco che, se si sta a quello che s’è visto finora, sembrerebbe inevitabile. Un nuovo voto infatti rischierebbe sul serio di far sparire dalla scena politica tutt’e due.
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