La Stampa, 5 aprile 2018
Intervista a Boninsegna: Servono coraggio e follia, ma non bastano
Il culto sopravvive al tempo che passa. Intere generazioni di calciofili italiani cresciute credendo nelle rovesciate di Boninsegna, nuove leve senza frontiere che da martedì notte celebrano la prodezza di Cristiano Ronaldo. C’è un profeta per ogni epoca: nella seconda metà degli Anni Sessanta e nel decennio dei Settanta, con Cagliari, Inter, Juventus e Verona, si chiamava Roberto Boninsegna.
«Bonimba», ha visto la rovesciata di Cristiano Ronaldo?
«Certo che l’ho vista. Un gesto tecnico eccezionale. La rovesciata è il colpo più complicato per un calciatore. Ci vuole coraggio ma anche un po’ di follia, perché il rischio di fare una brutta figura o mandare il pallone in tribuna è sempre dietro l’angolo. Ronaldo ha rischiato e si è meritato gli applausi del pubblico».
Più bella la prodezza di Ronaldo o la sua contro il Foggia che il 2 maggio 1971 regalò lo scudetto all’Inter?
«Forse questa, ma anche la mia fu spettacolare. Inizialmente andai per colpire di testa, ma cambiai idea all’ultimo. Cristiano, invece, ha deciso di provare la rovesciata da quando ha visto partire il cross».
In alcuni video dell’allenamento della vigilia si vede Ronaldo provare delle rovesciate: si può preparare un colpo del genere?
«Non credo che ci possa essere un allenamento specifico. Io, al massimo, mi esercitavo nel colpire il pallone al volo».
Gli ingredienti per sfornare una grande rovesciata?
«Consapevolezza dei propri mezzi e coincidenza di tanti fattori: il cross perfetto, la posizione ideale e la giusta coordinazione in una frazione di secondo».
La classifica di Boninsegna delle migliori rovesciate di sempre...
«La più bella la fece Djorkaeff in un Inter-Roma. Quella di Ronaldo la posiziono seconda. Nel mio podio c’è spazio per una di Rummenigge in un Inter-Rangers, ingiustamente annullata dall’arbitro per gioco pericoloso. La mia contro il Foggia la metto al quarto posto, ma per ora è la più importante».