Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 05 Giovedì calendario

Francesco Nicodemo: «Mi hai offeso, non ti parlo». il Pd sembra all’asilo nido

Francesco Nicodemo oggi è l’editor della Fondazione “Ottimisti e Razionali” di Claudio Velardi, che ha una mission ambiziosa: lavorare sull’opinione pubblica per superare le distorsioni comunicative sui temi della modernità. Insieme a Filippo Sensi, ex portavoce di Matteo Renzi, Nicodemo è stato tra gli strateghi della cosiddetta “narrazione” dell’era del rottamatore a Palazzo Chigi, nonché responsabile Comunicazione del Pd: nel 2014, per dire, è stato l’inventore della web community, che accompagnò i democratici al successo delle Europee (quelle del famoso 41 per cento).
Nicodemo, è ancora iscritto al Pd?
Non volevo fare la tessera del Pd a Napoli visto lo stato del partito napoletano. L’ho rinnovata lì solo perché uno dei miei migliori amici, Tommaso Ederoclite, era candidato al congresso.
Il giorno dopo le elezioni lei ha twittato: “Premesso che dopo una sconfitta così è il popolo italiano che ha messo il Pd all’opposizione, mi spiegate perché si poteva fare un governo con Forza Italia e i responsabili della Lega e non coi 5 Stelle e LeU?”. La questione ora è di stretta attualità: il Pd deve sostenere un governo o no?
Il Pd può considerare l’ipotesi di partecipare a un governo se ci fosse la necessità di un esecutivo di responsabilità nazionale. Amministrano comuni e regioni, non possono dire che non gliene frega niente del destino del Paese. La guardo in maniera neutra, per fare un governo ci sono due strade: o decidi di fare una coalizione o decidi di fare una coalizione (sorride, ndr). Ma usare l’argomento da asilo nido del “ci hanno insultato, ci hanno offeso” per chiudere sul nascere un eventuale dialogo col M5S – ma solo su un governo di responsabilità – non vuol dire niente, non ha senso.
Potrebbe chiederlo il capo dello Stato.
Potrebbe. Come potrebbe formarsi un governo M5S- Lega. Non lo sappiamo, è presto.
Qualcuno dirà che lei scende dal carro di Renzi dopo la sconfitta.
Non sono mai sceso, perché non sono mai salito su un carro. Semmai l’ho spinto. Ho solo condiviso un progetto riformista che Renzi in quel periodo ha rappresentato.
Come valuta il comportamento di Renzi oggi?
Si è dimesso. Non è mai scontato.
Però non sembra aver mollato la presa.
Mica può essere solo il senatore di Scandicci! Graziano Delrio ha ragione quando dice che Renzi è un pezzo fondamentale del partito.
Come le sembra il partito in questo momento?
Chiuso in un angolo. Il Pd vuole rimanere ai margini o provare a capire le ragioni della sconfitta? Non mi pare stiano seguendo la seconda strada.
Come si esce dall’angolo?
Non bisogna stare dentro a questo nuovo bipolarismo Lega-M5S, ovvero la destra e il nuovo centro politico. Ma oltre e fuori. Per ricostruire un’area di progresso che nel paese esiste: diritti, lavoro, giustizia sociale.
Cosa ha sbagliato il Pd in campagna elettorale?
Ha raccontato per la maggior parte del tempo che il M5S non era in grado di governare e che la Lega era una minaccia di deriva autoritaria. Quando imposti la campagna tutta “contro” ti metti in una posizione residuale. Gli elettori non votano contro. Votano per un progetto. Molti si sono chiesti “cosa vuole fare il Pd per il Paese?”. E senza risposte hanno votato altro. Eppure secondo me il Pd aveva governato bene.
Qual è l’errore da non commettere adesso?
Continuare a stare tutto il tempo a commentare quel che stanno facendo il M5S e la Lega. Faccio un esempio, Roberto Fico. Viene eletto presidente della Camera e va in bus a Montecitorio e a piedi al Quirinale. Non bisogna perdere tempo a commentare questa invenzione comunicativa, chi se ne frega? Bisogna provare a rimettere in piedi le ragioni per cui il Pd può ancora essere utile a questo Paese.
C’è qualcuno nel Pd che secondo lei si sta muovendo nella direzione corretta?
La lettera di Martina a Repubblica è molto condivisibile. Vista la batosta, il tema non deve essere un congresso per la sostituzione di una leadership, ma la ricostruzione di un rapporto con la comunità democratica. Mi pare che stia provando a tenere la barra dritta.