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 2018  aprile 05 Giovedì calendario

Come calciare da un armadio, il gol disumano di Ronaldo

Se vostro figlio lancia un peluche sopra l’armadio, ma poi in camera da letto entra un tizio che lo tira giù con un calcio saltando in rovesciata a due metri e 38 centimetri, quel tizio è Cristiano Ronaldo. Se siete davanti al portone di casa e ne osservate l’architrave, quella col fregio barocco più o meno all’altezza del primo piano, e un tizio arriva di corsa, salta e va a toccare con la punta del piede il suddetto fregio, quel tizio è Cristiano Ronaldo.
Se state viaggiando in autostrada rispettando il limite di 130 km/h e se un pallone vi sorpassa appena, diciamo a 132 km/h, quel pallone l’ha calciato Cristiano Ronaldo (per la cronaca accadde nel 2014 contro il Betis Siviglia).
Ma soprattutto: se amate il calcio con devota memoria e vi chiedete chi mai sia questa creatura mitologica, un essere mai visto prima, una sorta di unicorno o basilisco che contiene e custodisce in sé la classe purissima di un 10 e la debordante potenza di un 9 insieme al formidabile dribbling di un 7 e alla muscolarità acrobatica di un 11, e all’occorrenza al dinamismo corale di un 8 e all’elevazione di un 1 (sì, costui avrebbe anche l’esplosività del portiere che balza da fermo), la risposta non potrà che essere una soltanto: avete di fronte Cristiano Ronaldo, beati voi.
Ormai eternizzato da quel disegno nell’aria, il gesto che nei secoli andrà a definirlo, il portoghese esce dalla cornice dove l’avevamo collocato, quell’immagine fatta di smorfie e mossette, sguardi e gambe divaricate e scivolate in ginocchio sull’erba, per accomodarsi nelle stanze del genio, da puro fenomeno che era. Già carico di assurdi, inimmaginabili primati (649 gol di cui 119 in Champions e 10 consecutivi) e già capace di segnare più reti delle partite giocate, Cristiano Ronaldo non aveva bisogno della rovesciata alla Juve per essere più Ronaldo di così, ma impadronendosi in quel modo del cielo si è seduto sullo stesso divano dove già stavano Pelé, Cruyff, Maradona e Messi, e Di Stefano per chi l’ha visto. Adesso la sua grandezza è compiuta, più rotonda, con un vantaggio rispetto ai fantasisti puri e agli attaccanti classici: lui è molti di loro messi insieme, come forse nessuno di loro era mai stato prima.
La rovesciata, gemella siamese della sforbiciata, è una citazione classica: chi la compie la declama. Ma chi la interpreta, come Ronaldo, all’interno di un repertorio che non l’aveva mai mostrata (il portoghese è il calciatore che dal 2009 ha segnato più volte di testa al mondo, ma mai in rovesciata prima dell’altro ieri) si spinge oltre. Finalmente possiamo spostare il dibattito oltre l’antipatia e il glamour, facendo scendere il portoghese dalle pagine pubblicitarie che ancora ieri proponevano su internet le mutande della sua linea di moda a 19 euro e 90 anzichè 39.90, cancellando per un attimo dalla nostra mente l’addome a tartaruga unto come un pollo prima della grigliata e la posa alla Beckham un poco disteso come la Maya desnuda con tanto di rigonfiamento pelvico sotto il boxer psichedelico (va molto il mimetico, parrebbe), per tenerci solo il Cristiano Ronaldo distillato in purezza, quello che in campo fa cose mai viste e neppure pensate e dunque non immaginabili: come dimostrano le espressioni di compagni, avversari, allenatori e spettatori l’altra sera, attoniti perché alle prese con una visione che non ritenevano possibile. Questo fa il grande artista: dice o scrive o compone o dipinge cose che nessuno aveva mai detto, in un modo che nessuno aveva mai saputo dire.