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 2018  aprile 05 Giovedì calendario

La rovesciata di Ronaldo è nella storia. «Grazie ai tifosi bianconeri, sono commosso»

Il gesto è già un simbolo. Pelé lo celebra, Ibra lo provoca: «Provaci da 40 metri...»

Il mondo rovesciato di Cristiano Ronaldo è anche, anzi soprattutto, nel «grazie» detto in italiano in coda a una notte che non dimenticherà, che non dimenticheremo: «Sì, è vero, è stato uno dei miei gol più belli, ma la cosa che mi ha commosso è l’applauso dei tifosi della Juventus: quello è stato pazzesco, incredibile, grazie, grazie a tutti». E mentre lo diceva, al sito dell’Uefa, un’ora dopo il gol dei gol che per chissà quanto il pianeta intero continuerà a visualizzare su Youtube, aveva un sorriso imbarazzato come non l’avevamo visto mai. Riguardatelo: niente spacconate, solo un bambino felice che festeggia un gol che è di tutti, perché tutti l’abbiamo sognato, un gol così. La bellezza ci rende migliori, ci toglie la maschera, ci porta più in là, più su, più in alto, anche sopra quota 2,37, l’altezza in metri della sua ascensione al cielo.
Frasi a effetto («marziano»), titoli («da che pianeta vieni?» di As forse il migliore), progetti (la Panini gli dedicherà un omaggio celebrativo, ma senza togliere l’ormai iconico Parola dalle bustine delle figurine), paragoni reali (Leonidas e Sanchez) e immaginari (Holly di Holly e Benji): c’è stato ovviamente di tutto, dopo il gesto dei gesti. Subito dopo la partita il suo allenatore Zinedine Zidane ci ha scherzato sopra: «Bello eh, però il mio a Glasgow era più difficile». Che poi, diciamolo, forse non è nemmeno un’osservazione tanto assurda: il gesto estetico è un conto, il contenuto tecnico un altro, e forse quella palla colpita al volo da Zizou nella finale del 2002 col Bayer Leverkusen era ancora più complicata. Assurda invece sarebbe stata l’uscita di Zlatan Ibrahimovic, «bel gol ma dovrebbe provarlo da 40 metri», se non fosse che scherzava. L’altra sera, dopo avergli stretto la mano, Buffon aveva detto che Cristiano Ronaldo vale Maradona, Messi e Pelé» e infatti ieri Pelé ha detto la sua, con un tweet autoriferito: «Chissà da chi ha imparato...». Con tutto il rispetto per O Rey, forse solo da se stesso: in queste ore circola un video nel quale si vede che quella rovesciata, identica, CR7 l’aveva provata il giorno prima in allenamento. 
Quando Jorge Valdano dice che adora Cristiano «perché senza essere genio nato è in grado di guardare Messi negli occhi» intende esattamente questo, la capacità di correggersi, migliorarsi, evolversi. Fino ad arrivare là dove si trova il paradiso dei calciatori, dove «le gambe lanciano il pallone all’indietro nel repentino andirivieni delle lame di una forbice», come scrisse Eduardo Galeano nel suo Splendori e miserie del gioco del calcio, cercando di spiegare dove nasce quella nostra magnetica attrazione verso la chilena o la chilaca. I nomi originari di un gesto che però in realtà non è nato né il Cile né in Perù né in nessun altro posto che non sia la testa e il cuore di chiunque è stato bambino con un pallone.