Il Sole 24 Ore, 5 aprile 2018
Tra oro e argento si accentua il divario Pesano anche i dazi
I timori di guerra commerciale stanno contribuendo ad ampliare il divario tra i prezzi dell’oro e dell’argento, una tendenza che in passato ha fatto spesso da preludio a un rallentamento dell’economia. Da inizio anno il metallo giallo è salito di circa il 3% mentre il “cugino” ha registrato una flessione del 3,5%. Il rapporto tra oro e argento (gold/silver ratio) è balzato sopra quota 80, ai massimi degli ultimi due anni e con un valore del 27% superiore alla media degli ultimi 10 anni.
Nelle ultime settimane a mantenere lo spread elevato sono state anche le tensioni provocate dai dazi Usa e dalle possibili ritorsioni, come quelle annunciate ieri dalla Cina. L’argento è infatti destinato per il 55%ad impieghi industriali (elettronica, fotovoltaico, biomedicale, eccetera), quindi la domanda è quindi influenzata dal ciclo economico, mentre l’oro viene concepito maggiormente come bene rifugio. Un aumento del prezzo relativo del metallo giallo, sopra quota 80, era avvenuto a inizio del 2016 quando c’erano forti timori di una battuta d’arresto dell’economia cinese e ancora a ritroso nel 2008, nel pieno della crisi finanziaria internazionale. Bisogna anche aggiungere che da tempo questo rapporto è in crescendo, ma raramente si era spinto ai picchi attuali. Secondo gli analisti, il mantenimento di un differenziale di prezzo così elevato potrebbe essere il termometro di un rallentamento dell’economia a livello internazionale.
Sui prezzi dell’argento pesa anche la crescita degli stock. L’ampia offerta sta zavorrando il mercato. Le giacenze accumulate presso i magazzini approvati dal Cme sono salite del 16% a 251 milioni di once tra agosto e lo scorso febbraio. Di riflesso gli hedge fund e gli investitori più speculativi fino a poche settimane fa hanno aumentato le posizioni nette ribassiste come non si vedeva da oltre 10 anni. Anche gli Etf ne hanno sofferto con un deflusso di 350 milioni di dollari a febbraio, il dato più alto dallo scorso settembre.
Dal punto di vista dei fondamentali uno scarso sostegno è arrivato dalla contrazione della produzione: secondo il Silver Institute, l’output è diminuto dell’1% nel 2016 e del 2% nel 2017. Lo stesso istituto prevede per quest’anno un andamento volatile dei prezzi, anche se dal lato della domanda lo sviluppo delle auto elettriche potrebbe offrire un sostegno sul versante industriale.
A sfavore dell’argento pesa il fatto che il mercato è molto più sottile rispetto a quello dell’oro, una circostanza che lo espone ad oscillazioni di prezzo più violente, con un indice di volatilità sicuramente più elevato e quindi meno prevedibile. In un contesto come quello attuale, notano alcuni analisti, i grandi investitori preferiscono posizionarsi sull’oro, un mercato meno erratico. Le tensioni internazionali e la spirale di una guerra commerciale hanno reso più interessante il metallo giallo come bene rifugio e le quotazioni delle ultime settimane hanno riportato i prezzi sopra 1.350 dollari l’oncia mentre l’argento resta sotto pressione intorno a 16,5 per cento.
I fondi raccolti dagli Etf legati all’oro ammontano a 100 miliardi contro gli 11 miliardi dell’argento: questo fotogra bene il rapporto di forza tra i due metalli. Secondo alcuni analisti il divario di prezzo ha raggiunto livelli interessanti ed è ipotizzabile che il prezzo dell’argento si stabilizzi alla luce anche degli ultimi sviluppi grafici. Molto dipenderà dall’andamento del dollaro, visto che i metalli sono correlati inversamente alla divisa americana, e soprattutto dalla politica monetaria dalle Fed.