la Repubblica, 5 aprile 2018
Allarme a Hollywood, il box office parla cinese
La quantità di esplosioni e sangue versato non ha nulla da invidiare a Rambo.
Solo che la missione suicida per salvare un diplomatico rapito dai terroristi non è americana, bensì di un commando scelto cinese. È il mondo alla rovescia di Operation Red Sea che in questi primi mesi dell’anno ha attirato mezza Cina al cinema.
Contribuendo a rovesciare un altro mondo, quello del grande schermo e dei suoi affari: tra gennaio e marzo gli incassi del botteghino cinese sono cresciuti del 39%, superando per la prima volta in un trimestre quelli americani, in lieve flessione: 3,17 miliardi di dollari contro 2,89 miliardi.
In realtà le stime di Variety sono un po’ bugiarde. I primi tre mesi dell’anno in Cina sono quelli festivi, i più ricchi, andrebbero quindi confrontati con la stagione natalizia occidentale.
Il saldo definitivo del 2018 vedrà comunque i biglietti staccati in Nord America (Canada compreso) avanti.
Ma è solo un rinvio del sorpasso inesorabile, visto che la Cina oggi vanta 55mila schermi, già più degli Usa, e che con una classe media lanciata verso il benessere le presenze nelle sale crescono in media del 20% ogni anno. Un mercato destinato al primato e che Hollywood non vuole lasciarsi scappare.
Scorrendo la classifica delle pellicole culto di questi mesi, dopo Operazione Mar Rosso e
Detective Chinatown 2, arrivano diversi titoli a stelle e strisce, come i supereroi in nero di Black Panther, i robottoni di Pacific Rim 2 e la realtà virtuale di Ready Player One. Anche loro però con moltissima Cina nel Dna. Se Pacific Rim si è meritato un seguito è grazie al successo internazionale, in America non aveva sfondato. Così questa volta i produttori di Legendary Entertainment, di proprietà dal colosso cinese Wanda, hanno anche inserito nel cast un attore locale, Jing Tian.
Risultato: gli spettatori paganti in Cina hanno superato nella settimana di debutto quelli americani. Una rarità per i film di Hollywood. Ma a cui l’industria dovrà abituarsi: negli ultimi giorni è successo anche all’altro blockbuster Tomb Rider, con il suo bel volto cinese nel cast. Si tratta solo di capire quanto gli Studios americani riusciranno a sguazzare in questo mondo alla rovescia.
Oggi la torta cinese lievita così veloce che ci sono fette per tutti, stranieri compresi.
Ma i produttori locali, grazie a budget stratosferici e qualità a livelli “occidentali”, sembrano destinati a riservarsi la fetta più grande. Aiutati anche dal regime, che punta forte sul cinema per ribaltare la percezione che il mondo ha della Cina, dentro e fuori dai suoi confini. Di fronte ai dazi di Trump, Pechino potrebbe anche limitare l’importazione di pellicole straniere.