
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Perché la ‘ndrangheta continua a comandare persino in Lombardia?

Al Nord c’è la ‘ndrangheta e la retata di ieri ce lo conferma.
• Passiamo da una retata all’altra. Prima i professori universitari, poi... chi hanno arrestato?
Il nome più sorprendente è quello di Edoardo Mazza, sindaco di Forza Italia a Seregno, in Brianza, Lombardia. I giornali lo avevano già notato per il fatto che ogni giovedì posta su Facebook un video di dieci minuti in cui esalta la legalità e la correttezza. Dopo lo stupro di Rimini si mostrò con un paio di forbici in mano dicendo: «Molti in questo momento vorrebbero usare questo strumento per punire gli animali che hanno compiuto questo efferato delitto. Queste forbici non rappresentano il mio stato d’animo, ma se fossi il padre di quella ragazza, altro che forbici...». In base a queste parole, saremmo indotti a pensare che il sindaco Mazza è un tipo duro e invece i magistrati milanesi che lo hanno ristretto ai domiciliari sostengono che il boss Antonio Lugarà, che secondo l’accusa l’aveva fatto eleggere portandogli un sacco di voti di amici e di amici degli amici, e che Mazza adesso a parer loro favoriva, lo trattava invece come uno zerbino, divertendosi a umiliarlo.
• Naturalmente il sindaco è innocente fino all’ultimo grado di giudizio. Di che cosa lo accusano?
Seregno e il suo sindaco al servizio del boss della criminalità calabrese sono soltanto uno degli elementi di una trama piuttosto complessa. Ventisette arresti, di cui ventuno in carcere, più tre misure interdittive (significa che a tre professionisti viene impedito per il momento di esercitare la professione) eseguiti a Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria. Accuse di molti tipi: associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale. Le indagini sono un filone della grande inchiesta del magistrato Ilda Boccassini cominciata nell’anno 2010, quella del grande allarme lanciato dalla stessa Boccassini sulla presenza delle mafie meridionali al Nord. La Boccassini ha illustrato quest’ultima inchiesta anche ieri, dicendo: «Dopo sette anni di indagini sulla ’ndrangheta in Lombardia posso dire che c’è un sistema fatto di omertà e di convenienza da parte di quelli che si rivolgono all’anti Stato per avere benefici. È facile per le cosche infiltrarsi nel tessuto istituzionale». Boccassini ha aggiunto che gli inquirenti hanno scoperto anche una quantità di casi di violenza gratuita. Vale a dire: botte, sopraffazioni.
• E la gente subisce? E non denuncia?
Mi viene in mente il film L’oro di Napoli in cui un guappo del rione Sanità spadroneggia in casa di un povero cristo (Totò) con moglie e tre figli. La pm Alessandra Dolci ha detto che nel centro di Cantù, cioè nel cuore della ricca provincia lombarda, andavano in scena pestaggi, violenze e prepotenze di ogni tipo. «La mafia non è silente».
• Vedo che tra le imputazioni c’è il traffico di droga.
Specialmente a Como dove, a quanto pare, si smistavano quantità impressionanti di cocaina e si condiva il tutto con le estorsioni. A Limbiate (Monza), dicono gli inquirenti, operava una sezione locale della ‘ndrangheta, composta da tizi provenienti dalla celebre San Luca in provincia di Reggio Calabria, il paese famoso per una faida che dura da decenni. In un’intercettazione si sente uno degli arrestati dire: «Vogliono mettere in piedi San Luca... San Luca a Milano... al Nord». Un altro nome importante dell’inchiesta è quello di Mario Mantovani, pezzo grosso di Forza Italia, già vicepresidente e assessore alla Salute della Regione Lombardia, uscito indenne, dopo un arresto, da un’inchiesta di due anni fa sulla corruzione nella sanità, e adesso, secondo i magistrati, «politico di riferimento di Lugarà» e indagato per corruzione. La (Mariastella) Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, non si pronuncia sul sindaco di Seregno, ma difende a spada tratta Mantovani.
• Che diciamo della frase della Boccassini, secondo cui «è facile per la mafia infiltrarsi nelle istituzioni»?
Ieri la Boccassini ha detto che «ormai la corruzione è sistema». Sono concetti espressi anche da Raffaele Cantone, l’uomo che guida la nostra Autorità anticorruzione. «Oggi emerge una totale subalternità di pezzi della politica ai comitati d’affari, la politica è usata come un autobus, che viene preso da qualcuno per fare affari, con interessi che con la politica non hanno nulla a che fare». Il procuratore Pignatone e il giudice Paolo Ielo, che lavorano a Roma, l’anno scorso avevano espresso gli stessi concetti, e cioè che la corruzione è ormai sistemica. Ielo aveva addirittura aggiunto che il sistema seleziona ormai i funzionari non sulla base delle loro capacità ma sulla loro propensione a intascare mazzette e farsi corrompere. Niente di nuovo, purtroppo.
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