La Stampa, 27 settembre 2017
Liberate il soldato Han. Il bomber e una vita a regime
Liberate il soldato Han, il calciatore nord coreano del Perugia (Han Kwang Song) che ha dato forfait alla Domenica Sportiva, dopo (non solo) una telefonata da Pyongyang. Con chi abbia parlato Han non è dato sapere, anche se è intrigante pensare a un gioco di oscuri funzionari di regime e di minacce.
A Perugia, qui ai bordi del campo dove anche ieri si è allenato mattina e pomeriggio con la squadra, ti spiegano che non serviva una telefonata di Kim Jong Un per fargli capire che in questo momento anche una battuta non capita o una risposta data in un italiano approssimativo potevano fare la differenza per lui tra un futuro radioso e uno pericoloso. Quindi meglio rimanere in camera dell’albergo a Milano e sopportare le critiche degli inoffensivi giornalisti italiani che affrontare quelle dei ben più offensivi osservatori di casa sua. Anche perché il Caro Leader è molto attento oltre che alle bombe anche ai bomber di casa e non c’è notizia che gli sfugga. Così adesso qui, in terra umbra, tutti si stringono al ragazzino prodigio (classe 1998) difendendolo. Cinque gol in cinque partite daranno pure qualche privilegio. Come quello di far dimenticare che a «scoprirlo» è stato il senatore Antonio Razzi che dopo la tripletta del ragazzino coreano nella prima giornata di campionato di serie B ha mandato un messaggio di congratulazioni al suo «amico» Kim Jong-Un. A dire il vero il cacciatore di talenti che in quel viaggio in Corea staccò il biglietto aereo per l’Italia a Han e altri promettenti minorenni è stato Alessandro Dominici presidente della Ism Academy, una sorta di college in cui giovanissimi calciatori di tutto il mondo studiano, si allenano e vengono osservati. «L’ho conosciuto nel 2014 quando feci parte della delegazione italiana che visitò la Corea e riuscii a portarlo a Perugia con un accordo con la Federazione del calcio nord coreano. Poi è andato al Cagliari e adesso è tornato. Quello che è successo alla Domenica Sportiva? Sono state raccontate delle favole, la verità l’ha detta il presidente Santopadre. Il fatto è che Han è timido e non parla bene l’italiano. Non c’è stato nessun diktat».
E se chiedi ai tifosi del Grifo la risposta è la stessa. Mauro Trampolini presidente del centro coordinamento dei Perugia clubs assicura che «si sta un po’ fantasticando». «Mi sembra improbabile che ci sia stato uno stop dall’alto del potere nord coreano. Han capisce tutto ma non si esprime bene e non ha voluto rischiare brutte figure».
Ma il fatto che sia arrivato fino a Milano per poi dire «no grazie» alla Domenica sportiva rimane un comportamento bizzarro. Sarebbe stato più facile rendersi conto prima di partire da Perugia che i suoi studi di italiano non avevano dato i frutti sperati. E alla fine tra folle di persone che liquidano l’incidente con un «no comment» trovi un amico di Han che dà un’altra versione: «Qualcuno l’ha fatto ragionare sul fatto che in questo momento rischiava di fare un gran casino. E lui ha preferito evitare visto che deve partire tra pochi giorni per la Corea». Dalla telefonata-diktat alla telefonata-consiglio, il passo può essere breve se chi chiama ha un certo peso. A contribuire al silenzio pare esserci stata anche una chiacchierata con il suo compagno di squadra e di casa a Perugia, zona Madonna Alta, due passi dallo stadio, Choe Song Hyok, anche lui made in Pyongyang. Difficile incontrare in città Han che preferisce rimanere a casa a giocare alla playstation. Per lui grandi ordinazioni a domicilio di patti cinesi o giapponesi. Quando ha voglia di pasta va al ristorante Grifugio, buen retiro gastronomico di tutta la squadra. Sabato Han sarà in campo per la partita di campionato con il Brescia, dopo di che partenza per la Corea per il raduno della nazionale in vista della partita di qualificazione alla Coppa d’Asia contro il Libano.