Corriere della Sera, 27 settembre 2017
Tra Berlino e Parigi: «Budget unico per grandi progetti. Non cediamo agli euroscettici»
PARIGI «Il discorso di Emmanuel Macron mi è sembrato forte e ambizioso. Sono in disaccordo con lui su molti altri aspetti, ma quanto alla visione europea credo che abbia imboccato la strada giusta. Ha capito che deve mobilitare le opinioni pubbliche, fondare una nuova società civile europea, e può farlo solo con proposte concrete capaci di interessare i cittadini e non solo le élite. Ora bisognerà vedere qual è la risposta dei tedeschi e degli altri popoli europei». Saggista e opinionista 37enne, autore del fortunato libro La nostra Francia contro il ripiegamento nazionalista, Raphaël Glucksmann apprezza la voglia di Macron di scuotere lo status quo.
L’iniziativa francese punta anche sulla nascita del cittadino europeo, con il riconoscimento dei diplomi, i soggiorni dei giovani negli altri Paesi e il multilinguismo.
«Mi sembra una buona idea, non si può fare l’Europa se non la si conosce, non possiamo sentirci europei se non ci conosciamo a vicenda. Nel Settecento il dibattito intellettuale era più europeo di oggi, eppure non esistevano le compagnie low cost e Internet. Non ci può essere una posizione comune se non esiste un sentimento di appartenenza alla società europea».
Per questo Macron insiste tanto sulle «convenzioni democratiche»?
«Ha ragione, o si coinvolgono i cittadini o questo tentativo non funzionerà. Se il processo di costruzione europea riguarda di nuovo solo gli uffici di Bruxelles, i sovranisti potranno ripetere che la democrazia è tradita. Macron fa appello a una nascente opinione pubblica europea, consapevole che non possiamo lasciare agli euroscettici il monopolio della critica all’Europa. Proprio noi, gli europeisti, dobbiamo avere il coraggio di criticare la situazione attuale per migliorarla».
Qual è il peso delle elezioni tedesche?
«Nel suo discorso Macron ha mandato molti messaggi: ai liberali tedeschi che non vogliono un budget comune della zona euro, assicurando che non serve a ripianare le nostre spese ma a finanziare grandi progetti europei. E anche ai verdi, gli altri protagonisti della problematica coalizione a tre con Merkel. Viviamo un rovesciamento di prospettiva abbastanza spettacolare: in sei mesi siamo passati da una Merkel sovrana e una Francia promessa al lepenismo, a una situazione in cui Macron prende l’iniziativa e la Germania sembra bloccata e minacciata dai populisti. Macron ha lanciato un altro messaggio alla Germania per esempio quando ha rivendicato di avere fatto la riforma del lavoro per sistemare le cose innanzitutto in casa propria. Una riforma condotta in modo volutamente rapido, senza preoccuparsi delle manifestazioni, rivolgendo lo sguardo a Berlino. Adesso, cominciati i compiti a casa, la Francia si sente legittimata a fare proposte».
Cambieranno gli equilibri? Macron starà più attento agli altri partner europei?
«Mi sembra che, come Sarkozy, Macron abbia l’istinto di fare di testa sua, a costo di deludere – in poche settimane, con le vicende della Libia e di Fincantieri – un Paese come l’Italia dove era molto popolare. Non vorrà ripetere l’errore e rinchiudersi in un rapporto esclusivo con la Germania, il Paese che più beneficia dello status quo che va rotto».